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Al Qaeda e i deobandi

di Massimo Introvigne (L'Indipendente, 5 novembre 2005)

L’India afferma di avere le prove che i terroristi che hanno colpito sabato scorso a Delhi venivano dall’estero, e da tempo al Qaeda persegue in India tre obiettivi. Vuole avvelenare il clima tra indù e musulmani in India. Cerca di rendere più difficile una pace tra India e Pakistan a proposito del Kashmir. Infine, attaccare l’India significa anche cercare di destabilizzare il regime pakistano di Musharraf, che con l’India sta provando a normalizzare i rapporti. Ogni volta che la questione del Kashmir sembra vicina a una soluzione negoziata, o in India o in Pakistan al Qaeda fa esplodere le sue bombe.

Al Qaeda trova manovalanza in India inserendosi nei problemi interni del movimento tradizionalista dei cosiddetti “deobandi”, il cui nome deriva dalla citta di Deoband, non lontana da Delhi, sede dal 1867 di un importante centro di studi islamici. A bin Laden e ai suoi le questioni interne dei deobandi stanno a cuore, perché il movimento controlla una parte importante dei musulmani pakistani e indiani. Le scuole deobandi tra Pakistan e India sono poco meno di diecimila, e gli allievi diversi milioni. La corrente deobandi è la versione indopakistana del movimento detto wahhabita dell’Arabia Saudita: rigorista, puritana, attaccata anche ai minimi precetti della legge islamica, è stata a lungo piuttosto diffidente verso la politica. Il suo tradizionalismo non coincide perfettamente con il fondamentalismo. Mentre per i fondamentalisti il primo scopo è la presa del potere politico, gruppi tradizionalisti come i deobandi sono meno interessati alla politica e assai più alla promozione della morale individuale.

Oggi però i deobandi sono divisi, tra un’ala che vorrebbe mantenere il tradizionale distacco dalla politica e una pronta ad allearsi con i fondamentalisti e trattare anche con al Qaeda. Ci sono diversi movimenti terroristi di ispirazione deobandi che operano in Kashmir in funzione anti-indiana, tra cui Harkat-ul-Mujaheddin e Jaish-i-Muhammad. I talebani afgani e al Qaeda appoggiano Harkat, e sei membri del gruppo Jaish, accusati di violenze carnali nei villaggi occupati, sono stati impiccati proprio in Afghanistan in una zona controllata dai talebani.

Ma la situazione rimane molto confusa, e agli uomini di bin Laden interessa soprattutto mantenere alta la tensione, e far prevalere nel complesso ma importantissimo gioco interno alla corrente deobandi l’ala “politica” rispetto a quella puramente “religiosa”. E nel mondo deobandi i “politici” prevalgono sui loro avversari nei momenti di maggiore conflitto tra indù e musulmani, fra India e Pakistan, fra seguaci e avversari del separatismo in Kashmir. La strategia della tensione di al Qaeda mira a far vincere ai “politici” la partita per il controllo del movimento deobandi: una partita cruciale perché chi controlla i deobandi ha di fatto in mano la chiave per arrivare all’egemonia tra i musulmani dell’immenso subcontinente indiano.