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Il nuovo islam ha vinto un set

di Massimo Introvigne (L'Indipendente, 29 settembre 2005)

I molti italiani che hanno seguito la settimana scorsa i campionati europei femminili di pallavolo si saranno concentrati sulla medaglia d’argento delle nostre azzurre. C’è un altro punto importante: senza velo e con le gambe affusolate bene in mostra sono arrivate alla semifinale, dove hanno perso proprio con l’Italia, le rappresentanti di una delle roccheforti storiche dell’islam sciita, l’Azerbaijan. Alcune erano russe non musulmane, naturalizzate per i bisogni della patria sportiva: ma non tutte, e comunque bandiera, colori e tifosi erano azeri, anzi l’intero Paese si è fermato per loro.

Dietro le esibizioni delle ragazze dell’Azerbaijan nella pallavolo c’è un duro scontro sul ruolo della donna nel mondo sciita. A differenza dell’islam sunnita, quello sciita – dominante in Azerbaijan – ha un “clero” e gerarchie precise. Le maggiori autorità dell’islam azero hanno dato il loro placet all’entusiasmo nazionale per le pallavoliste, mentre le voci dissidenti sono state messe a tacere come “wahhabite” – non un complimento in un Paese sciita, dal momento che i wahhabiti sauditi considerano gli sciiti eretici non musulmani. Il potente vicino iraniano ha condannato la depravazione morale di ragazze sciite che mostrano gambe e capelli al mondo intero, e ha subito offerto un contro-esempio. La nazionale di calcio femminile iraniana – tra l’altro, piuttosto forte – è scesa in campo in Giordania, per le eliminatorie mondiali: ma tutte le giocatrici portavano velo e pantaloni lunghi. Per questa volta, i sorrisi ironici di avversarie e spettatori sono stati spenti dallo squillante cinque a zero rifilato dalle iraniane, velate o no, alle malcapitate avversarie.

Quello che succede nello sport sciita è a suo modo una conseguenza – piaccia o no – della restaurazione della democrazia in Iraq. I luoghi sacri dell’islam sciita sono in Iraq e la massima autorità della shi’a irachena – ai nostri giorni il Grande Ayatollah Sistani – è stato considerato per secoli il primus inter pares del clero sciita mondiale. Imbavagliati gli ayatollah di Najaf da Saddam Hussein, questo ruolo era stato usurpato dall’Iran. Ma dal 2003 le cose sono cambiate. Le gerarchie sciite irachene possono esprimersi liberamente, e Sistani si è ripreso il suo primato, nonostante i mugugni iraniani. È con la benedizione di Sistani che una gerarchia non fondamentalista ha preso saldamente il controllo dell’islam sciita dell’Azerbaijan, un Paese leader del Caucaso a causa della sua forte economia fondata sul petrolio e dove l’islam è tradizionalmente moderato. Gli iraniani hanno cercato di creare un’opposizione estremista, che ha provocato disordini nella città settentrionale di Nardaran, e sembra in contatto anche con la pericolosa criminalità organizzata locale. Ma per ora si tratta di fuocherelli. La nascita di un’internazionale dell’islam sciita moderato passa anche per lo sport. Per ora, gli ayatollah iraniani hanno perso almeno un set.