L’incontro di Papa Papa Benedetto XVI a Colonia sabato scorso con i rappresentanti del mondo islamico tedesco ha avuto anche lo scopo di preparare il prossimo viaggio apostolico del Papa, che dovrebbe portarlo a novembre in Turchia. A Colonia, il Papa sapeva bene di trovarsi di fronte a qualche fondamentalista arabo. Tuttavia, la maggioranza assoluta dei tre milioni di musulmani presenti in Germania non è composta da arabi, ma da turchi, ed è dunque alla comunità islamica di lingua e di cultura turca che anzitutto si è rivolto il Papa. Qualcuno ha citato la presenza fra i delegati turchi di persone vicine all’organizzazione politica fondamentalista Milli Görus, che fa capo all’ex primo ministro Erbakan.
Tuttavia l’islam della diaspora turca in Germania riflette quello presente in Turchia. Qui il partito di Erbakan nel 2001 si è spezzato in due a causa della “svolta di Fiuggi” promossa dall’allora sindaco di Istanbul, Erdogan, che ha esplicitamente rinunciato al fondamentalismo in favore di quella che definisce un’ideologia di “democrazia islamica conservatrice”, una sorta di versione musulmana delle vecchie Democrazie Cristiane europee. Erdogan ha vinto le elezioni del 2002, ed è oggi primo ministro, mentre Erbakan si è fermato sotto il tre per cento. Tra i turchi che vivono in Germania Erbakan conserva un nucleo duro di seguaci ma anche qui, oltre ai sostenitori di Erdogan, sono sempre più forti i rappresentanti di correnti sufi, come la Naqshbandiyya, tradizionaliste come i Suleymanci, e centriste, come le varie branche del movimento Nur, che propongono un islam certamente definito moderato. Dopo Colonia, dunque, Benedetto XVI guarda a Istanbul, dove a sua volta le parole rivolte ai musulmani in Germania sono studiate con grande interesse. Papa Ratzinger ha scelto la Turchia come meta del suo prossimo viaggio anzitutto per ragioni intra-cristiane: Istanbul per gli ortodossi è Costantinopoli, la culla del cristianesimo ortodosso e la sede del Patriarcato detto “Ecumenico”, e Benedetto XVI ha dichiarato fin dai primi giorni del pontificato di considerare il dialogo con le Chiese ortodosse una sua priorità.
Si sa anche che il governo e la stampa turca fanno ancora fatica a digerire un’intervista del 2004, in cui l’allora cardinale Ratzinger si dichiarava contrario all’ingresso della Turchia in un’Unione Europea che auspicava riconoscesse in esplicito le sue radici cristiane.
Per Benedetto XVI l’incontro di Colonia è stato dunque un invito a superare, in nome di una comune critica del relativismo e del laicismo, le diffidenze che nei suoi confronti nutre l’islam turco, le cui prime reazioni sembrano del tutto positive. D’altro canto il Papa ha anche ribadito con forza la condanna del “fanatismo crudele” e del terrorismo come scelta sempre “perversa”.
Su questo punto, è precisamente nell’islam della Turchia che il Papa può trovare interlocutori e alleati. Infatti, è nell’ambito dei movimenti moderati turchi che la riflessione teologica più recente ha cercato di smontare il principale argomento utilizzato dai fondamentalisti per giustificare almeno alcune forme di terrorismo il ricorso al detto del Profeta secondo cui “l’intenzione è la giustificazione dell’azione” sostenendo che vi sono azioni così radicalmente illecite, come l’uccisione di civili innocenti, che nessuna eventuale buona intenzione può renderle legittime. Qui l’islam turco incontra le parole di Ratzinger secondo cui la vita di ogni essere umano innocente “è sacra sia per i cristiani sia per i musulmani”. L’appuntamento, per un dialogo che continua, è a Istanbul.