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L'ambiguo islam "moderato"

di Massimo Introvigne (il Giornale, 13 agosto 2005)

Qualche volta un romanzo fa capire che cosa pensano un autore, e un intero ambiente culturale, più di cento saggi. È il caso de Il Puzzle del Derviscio (Centro Studi Europeo Ibn Sina, Torino 2005), il romanzo presentato in questi giorni un po’ in tutta Italia da esponenti musulmani e da anti-imperialisti di tutti i colori – a Torino è sceso in campo anche Gianni Vattimo – di cui è autore Hamza Roberto Piccardo. Segretario nazionale dell’Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia (Ucoii), Piccardo ha il pregio di rappresentare – mentre abbondano sedicenti “portavoce dei musulmani italiani” le cui sigle non hanno più di qualche decina di membri – un’associazione che riunisce la parte più consistente del mondo musulmano organizzato in Italia, anche se la maggioranza degli islamici italiani non aderisce ad alcuna organizzazione. Piccardo – negli ultimi giorni – ha assunto due iniziative per dare corpo e peso politico all’Ucoii: ha indetto, per la fine di settembre, una manifestazione dei musulmani contro il terrorismo, ed ha annunciato il proprio appoggio a Romano Prodi.

Piccardo fa parte di quel “Network Musulmano Europeo” che è presieduto dal controverso predicatore svizzero Tariq Ramadan. Nipote di Hasan al-Banna, il fondatore dei Fratelli Musulmani, la maggiore organizzazione storica del fondamentalismo, Ramadan è spesso definito “neo-fondamentalista”. L’etichetta non piace né a lui né a Piccardo, ma conta la sostanza. I “neo-fondamentalisti” condannano Al Qaida, ma non Hamas né la cosiddetta “resistenza” irachena: propongono un accostamento neo-tradizionalista all’islam che vuole islamizzare progressivamente e “dal basso” la società civile. La cerchia intorno a Ramadan resta implacabilmente anti-americana e anti-israeliana, e coltiva il sogno inquietante di un’alleanza con la sinistra movimentista e no global. Di questo sogno è testimonianza il romanzo postmoderno (composto da 333 SMS) Il Puzzle del Derviscio, che ha il vantaggio di essere più chiaro di tanti proclami. Alcuni personaggi sono di fantasia; altri sono reali, dal telepredicatore di al-Jazira Qaradawi al presidente dell’Ucoii Dachan e al sufi italiano Gabriele Mandel, il quale in una lettera che conclude il volume esprime il suo consenso a Piccardo. Tutti costoro – aiutati o almeno approvati da molti altri, compresi non musulmani come il Papa, il presidente socialista del Venezuela Chavez e Fidel Castro – mettono in atto un complotto “frazionista” inteso a distruggere con manovre finanziarie la potenza economica degli Stati Uniti, sostituendo ovunque il primato dell’euro a quello del dollaro. Le conseguenze sono devastanti: Sharon è arrestato, l’America è in ginocchio ed elegge un nuovo presidente che “insieme a Fidel inaugura un museo della memoria in quello che era stato il lager di Guantanamo”. Chavez, Fidel… ma anche un premier italiano (Prodi?) che si scioglie dall’“abbraccio mortale” con gli Stati Uniti, e una Russia che favorisce i frazionisti.

Un grande affresco buonista, dove è d’obbligo arruolare anche il Papa e il Dalai Lama per lasciare tra i “lupi” cattivi solo Bush e Sharon. Ma anche il manifesto di un islam manovriero che presentandosi come “moderato” divide l’Europa dagli Stati Uniti e da Israele che, lasciati soli, crollano lasciando il mondo in balia di terzomondisti e movimentisti. Se questo è l’“islam moderato” italiano, la nostra politica – certo, senza demonizzarlo né confonderlo con il terrorismo, che è altra cosa – ha davvero buone ragioni per diffidare.