Mentre la stampa internazionale dà rilievo alle molte fatwa di esponenti musulmani che condannano la strage di Londra, un'occhiata ai siti Internet ultra-fondamentalisti mostra la popolarità di un libretto pubblicato il 12 luglio scorso e che già circola in diverse lingue. L'opuscolo si intitola «Il fondamento della legittimità delle bombe di Londra. Risposta alle vergognose dichiarazioni di Abu Basir al-Tartusi». Il titolo fa riferimento a due fatwa del 9 e dell'11 luglio di Abu Basir al-Tartusi, un rispettato fondamentalista siriano che vive a Londra e che si è pronunciato contro le stragi di civili. Ironicamente, l'autore de «Il fondamento della legittimità» si firma a sua volta «Al-Tartusi», ma un'analisi dello stile e del contenuto mette in evidenza che fa parte di quella cerchia di religiosi sauditi che già hanno giustificato gli attentati di New York e Madrid, alcuni dei quali vivono in esilio (e liberi) a Londra.
Il testo parte dalla dottrina - subito riconoscibile come autorevole per un saudita allevato nell'interpretazione rigorista dell'Islam detta wahabita - della al-Wala' wal-Bara («lealtà verso i credenti e avversione verso gli infedeli»), per dedurne che esprimere gioia per ogni tragedia che colpisce gli infedeli è «parte integrante della Sunna». Non è sufficiente non condannare le azioni terroristiche contro civili infedeli: è necessario «rallegrarsi e festeggiare». Dopo essersi ricollegato a un famoso testo dell'ultra-fondamentalista egiziano Abd al-Qader bin Abd al-Aziz, he indossava con orgoglio l'etichetta di terrorista e concludeva che «il terrorismo fa parte dell'Islam e chi lo nega è egli stesso un infedele», l'opuscolo - con il gusto delle liste tipico delle fatwa - enumera sette ragioni che permettono di considerare i cittadini della Gran Bretagna come «infedeli», contro i quali è permesso il terrorismo e la cui morte violenta è obbligatorio festeggiare.
La prima ragione - e a rigore non ne servirebbero altre - è che la Gran Bretagna si dichiara ufficialmente cristiana, ed è quindi (secondo l'Islam rigorista e puritano dell'autore) «politeista», «idolatra» e «nemica dei credenti». In secondo luogo, la Gran Bretagna è impegnata in un attacco globale contro l'Islam ed è alleata con «i due peggiori idoli demoniaci del nostro tempo: gli Stati Uniti e gli Ebrei». Terzo: il governo inglese in genere, e Tony Blair personalmente, è parte di un complotto segreto per distruggere il potere politico dell'Islam. Di particolare interesse il quarto punto: mentre le fatwa che condannano l'attentato deplorano l'uccisione di civili, «in realtà la distinzione fra civili e militari è moderna e occidentale e non ha base nel diritto islamico, dove eccetto i disabili ogni maschio che abbia compiuto i quindici anni è un soldato. Dal momento che in Gran Bretagna ci sono donne soldato, anche le donne inglesi non sono civili». Inoltre nei Paesi democratici chiunque voti - anche contro il governo - è complice dello Stato, e dunque non è tecnicamente un civile. Gli altri tre argomenti fanno riferimento a precedenti storici in cui i musulmani hanno ucciso civili per perseguire scopi militari o per vendetta contro l'uccisione di civili islamici.
Certamente l'opuscolo non cancella le numerose condanne di esponenti islamici che hanno stigmatizzato la strage di Londra. La sua popolarità su Internet e altrove mostra tuttavia che il dibattito non è chiuso, e che i predicatori di morte trovano molti disposti ad ascoltarli.