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Ma in un opuscolo c’è chi glorifica l’attacco alla City

di Massimo Introvigne (il Giornale, 21 luglio 2005)

Mentre la stampa internazionale dà rilievo alle molte fatwa di esponenti musulmani che condannano la strage di Londra, un'occhiata ai siti Internet ultra-fondamentalisti mostra la popolarità di un libretto pubblicato il 12 luglio scorso e che già circola in diverse lingue. L'opuscolo si intitola «Il fondamento della legittimità delle bombe di Londra. Risposta alle vergognose dichiarazioni di Abu Basir al-Tartusi». Il titolo fa riferimento a due fatwa del 9 e dell'11 luglio di Abu Basir al-Tartusi, un rispettato fondamentalista siriano che vive a Londra e che si è pronunciato contro le stragi di civili. Ironicamente, l'autore de «Il fondamento della legittimità» si firma a sua volta «Al-Tartusi», ma un'analisi dello stile e del contenuto mette in evidenza che fa parte di quella cerchia di religiosi sauditi che già hanno giustificato gli attentati di New York e Madrid, alcuni dei quali vivono in esilio (e liberi) a Londra.

Il testo parte dalla dottrina - subito riconoscibile come autorevole per un saudita allevato nell'interpretazione rigorista dell'Islam detta wahabita - della al-Wala' wal-Bara («lealtà verso i credenti e avversione verso gli infedeli»), per dedurne che esprimere gioia per ogni tragedia che colpisce gli infedeli è «parte integrante della Sunna». Non è sufficiente non condannare le azioni terroristiche contro civili infedeli: è necessario «rallegrarsi e festeggiare». Dopo essersi ricollegato a un famoso testo dell'ultra-fondamentalista egiziano Abd al-Qader bin Abd al-Aziz, he indossava con orgoglio l'etichetta di terrorista e concludeva che «il terrorismo fa parte dell'Islam e chi lo nega è egli stesso un infedele», l'opuscolo - con il gusto delle liste tipico delle fatwa - enumera sette ragioni che permettono di considerare i cittadini della Gran Bretagna come «infedeli», contro i quali è permesso il terrorismo e la cui morte violenta è obbligatorio festeggiare.

La prima ragione - e a rigore non ne servirebbero altre - è che la Gran Bretagna si dichiara ufficialmente cristiana, ed è quindi (secondo l'Islam rigorista e puritano dell'autore) «politeista», «idolatra» e «nemica dei credenti». In secondo luogo, la Gran Bretagna è impegnata in un attacco globale contro l'Islam ed è alleata con «i due peggiori idoli demoniaci del nostro tempo: gli Stati Uniti e gli Ebrei». Terzo: il governo inglese in genere, e Tony Blair personalmente, è parte di un complotto segreto per distruggere il potere politico dell'Islam. Di particolare interesse il quarto punto: mentre le fatwa che condannano l'attentato deplorano l'uccisione di civili, «in realtà la distinzione fra civili e militari è moderna e occidentale e non ha base nel diritto islamico, dove eccetto i disabili ogni maschio che abbia compiuto i quindici anni è un soldato. Dal momento che in Gran Bretagna ci sono donne soldato, anche le donne inglesi non sono civili». Inoltre nei Paesi democratici chiunque voti - anche contro il governo - è complice dello Stato, e dunque non è tecnicamente un civile. Gli altri tre argomenti fanno riferimento a precedenti storici in cui i musulmani hanno ucciso civili per perseguire scopi militari o per vendetta contro l'uccisione di civili islamici.

Certamente l'opuscolo non cancella le numerose condanne di esponenti islamici che hanno stigmatizzato la strage di Londra. La sua popolarità su Internet e altrove mostra tuttavia che il dibattito non è chiuso, e che i predicatori di morte trovano molti disposti ad ascoltarli.