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I legami di Saddam con Al Qaida ora sono provati

di Massimo Introvigne (il Giornale, 3 marzo 2005)

Le telefonate intercettate tra Bin Laden e Zarqawi mostrano due terroristi che vanno d’amore e d’accordo. Non sono necessariamente in contraddizione con quanto emerge dall’istruttoria milanese a carico delle cellule italiane di Al Qaida, secondo cui nel 2003 c’è stato un momento di contrasto fra i due super-terroristi.

Tuttavia a partire dai primi mesi del 2004 il coordinamento fra Ansar al Islam, la formazione di Zarqawi, e Al Qaida appare di nuovo saldo. Forse preoccupato dal fatto che quella che era inizialmente disinformazione destinata a confondere i servizi occidentali fosse presa sul serio da una parte dell’opinione araba, nell’ottobre 2004 lo stesso Zarqawi ha rinnovato un formale atto di sottomissione a Bin Laden, e nel dicembre 2004 Bin Laden ha pubblicamente dichiarato che Zarqawi è il capo di Al Qaida in Irak. Le telefonate dell’ultima settimana confermano che non si tratta solo dell’Irak e che ad Ansar al Islam Bin Laden ha affidato il compito di organizzare attentati particolarmente impegnativi in Occidente, Stati Uniti compresi.

Del resto, più avanza l’inchiesta sull’attentato dell’11 marzo 2004 a Madrid, più emerge netto e preciso il coinvolgimento di Zarqawi, il che significa anche delle cellule italiane che a Zarqawi erano legate a filo triplo.

Zarqawi ha bisogno di Osama Bin Laden per dare alle sue operazioni – che utilizzano una manovalanza in gran parte impresentabile, composta da tagliagole e criminali comuni irakeni – una dimensione internazionale, e circondarle di quell’aura quasi mistica che circonda l’inafferrabile sceicco del terrore.

Ma anche Bin Laden ha bisogno di Zarqawi, che si è dimostrato indispensabile per tessere le fila delle alleanze con forze che non appartengono al fondamentalismo islamico, dal regime di Saddam Hussein in Irak fino agli attuali nostalgici di quello stesso regime, al terrorismo separatista dell’ETA in Spagna e a quello ultra-comunista in Italia. I seguaci storici di Bin Laden sono troppo dogmatici e cristallizzati in un’interpretazione rigida del Corano per essere buoni negoziatori quando si tratta di stipulare alleanze, spericolate ma decisive, con miscredenti il cui appoggio è fondamentale in scenari come quelli irakeno ed europeo. Tutto questo è ormai dimostrato da un complesso di prove così massiccio e articolato – documenti, intercettazioni telefoniche, comunicati – che solo qualche giudice italiano, obnubilato da un anti-americanismo patologico, ha potuto negare che Ansar al Islam sia oggi la parte più importante del network di Al Qaida. C’è però una ragione politica che spiega perché molti, soprattutto in Italia, preferiscano negare l’ovvio e si rifiutino di guardare in faccia la nuova realtà del terrorismo.

In effetti, un altro rapporto provato da pile di documenti è quello fra il regime di Saddam e Zarqawi. Il super-terrorista giordano è stato armato e finanziato da Saddam per assistere il dittatore nelle sue operazioni di genocidio e pulizia etnica contro i curdi nazionalisti e filo-americani.

Senza Saddam, che fece tra l’altro curare il terrorista ferito nel migliore dei suoi ospedali, l’organizzazione di Zarqawi – Ansar al Islam – non sarebbe mai neppure esistita. Se dunque Zarqawi e Ansar sono parte integrante di Al Qaida, siamo di fronte alla prova provata, alla “pistola fumante” che collega Saddam al terrorismo. Alla prova che i tre B – Bush, Blair e Berlusconi – avevano perfettamente ragione quando insistevano che per fermare i terroristi bisognava andare a prenderli in Irak.

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