Gentile signora Elisabetta Alberti Casellati, temo che il suo bel volto, il suo carisma di grande avvocato, la sua fama di signora tanto liberale, il suo impegno di militante di Forza Italia e la sua attività di sottosegretario al ministero della Salute, rimarranno associati per sempre a una delle iniziative più infelici di questo governo schizofrenico. Lo dico schizofrenico perché, mentre da un lato non cessa di dichiararsi espressione di una concezione liberale della società, dall’altro sempre più spesso si impegna in imprese manifestamente illiberali. E la più illiberale di tutte è il suo disegno di legge sulla cosiddetta manipolazione mentale. Disegno insieme superfluo e pernicioso. Superfluo, perché i crimini che intende colpire, ossia gli atti di violenza con cui si può costringere qualcuno a fare o a non fare qualcosa (minacce, percosse, sequestri e simili) sono già condannati dal codice penale. Pernicioso, perché col pretesto di perseguire le sette, offrirà a chiunque vorrà servirsene (querelanti interessati, cricche rivali, magistrati paranoici) un dispositivo giuridico incompatibile con la libertà religiosa, di pensiero e di associazione. Già l’espressione manipolazione mentale potrebbe servire a colpire qualsiasi pratica volta a persuadere, istruire e ammaestrare (comprese la catechesi e la liturgia delle chiese cristiane). Ma lo stesso intento emerge poi dall’intero tessuto verbale del suo disegno. In cui infatti spiccano locuzioni rivelatrici di gusti squisitamente inquisitoriali, tipo “condizionamento della personalità”, “stato di soggezione”, “dipendenza psicologica” e altri pseudo-concetti da legulei col pallino dello stato tutore e difensore dei suoi sudditi dalla loro supposta incapacità di intendere e di volere. La sua legge sembra insomma concepita al fine di ripristinare quel reato di plagio che una trentina circa di anni fa, dopo il deplorevole caso Braibanti, quando ci si avvide che con quell’attrezzo verbale qualsiasi mozzorecchi in toga poteva sbattere in galera chiunque pensasse e vivesse in modo un po’ difforme dai suoi gusti, fu giustamente depennato dal nostro codice penale. Essa anzi rivela propositi persino più ambiziosi dell’intento di ripristinare quel reato. Li rivela prevedendo speciali aggravanti nel caso che il supposto “lavaggio del cervello” venga effettuato da parte di sette o gruppi che lei rivelando un’ambizione di specie non solo giuridica ma anche teologica, senza mai precisare, tuttavia, in che cosa, a suo giudizio, le vere religioni differiscano da quelle false definisce “pseudoreligiosi”. O in quello in cui il crimine venga commesso in un gruppo che persegua i suoi fini sfruttando la supposta “dipendenza psichica” dei suoi affiliati. Siamo insomma nei paraggi di una visione del mondo che potrebbe assicurare il felice approdo della seconda Repubblica sulle rive di un simpatico regime psico-poliziesco. Comunque complimenti. Grazie a questa sua legge, che oggi la sinistra giustamente attacca, ma che un tempo le sarebbe molto piaciuta, visto che il suo profeta in faccende giudiziarie, l’onorevole Violante, una ventina circa di anni fa, ne progettò una abbastanza simile, il giustizialismo potrà diventare un vessillo della Casa delle Libertà. E i comunisti potranno vantarsi di essere più garantisti del Cavaliere e della sua banda.