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Riti satanici in Liguria?

di Andrea Menegotto (8 gennaio 2005)

Dopo gli episodi di cronaca giudiziaria legati alle vicende delle «Bestie di Satana» della scorsa estate, l’allarme sociale per il fenomeno del satanismo in Italia si è indubbiamente alzato.

Così, episodi su scala locale a lungo passati sotto la cortina del silenzio e dell’indifferenza generali oggi tendono invece a balzare improvvisamente all’onore delle cronache.

In questi giorni tocca alla splendida costa ligure: l’edizione di La Spezia del diffuso quotidiano locale Il Secolo XIX del 4 gennaio 2004 annuncia il ritrovamento a Pozzuolo, sulla collina di Lerici (La Spezia), in un locale sotterraneo all’interno dell’abbandonato Forte dei Pianelloni di alcune scritte, simboli e oggetti di sapore «satanico». Più precisamente: una croce nera rovesciata dipinta su una parete, sotto di essa si trovano cinque candele rosse allineate, mentre altri quattro ceri sono posati su un gradino assimilabile ad un piccolo altare, mentre sul pavimento vi sono tracce di cera bianca e viola. Prima di raggiungere la stanza del ritrovamento, una scritta sul muro del corridoio che ad essa conduce recita testualmente, in maniera che si potrebbe definire quasi goliardica: «Se prosegui --> avrai brutte sorprese». Il cronista riporta inoltre notizia del racconto della popolazione locale che riferisce di strani via vai e luci notturne nella zona.

L’edizione del giorno seguente riferisce di un’ispezione congiunta di Carabinieri e Digos a seguito delle fotografie e delle rivelazioni frutto dell’inchiesta dello stesso quotidiano, rivelando alcuni «precedenti» verificatisi nella zona di cui fino ad ora non era mai stata data notizia: dal ritrovamento di simili reperti qualche anno fa nello stesso Forte, alla scoperta risalente allo scorso novembre di simboli e scritte all’interno di una casa in costruzione nella zona dei colli, passando per il ritrovamento di analoga simbologia qualche mese fa sulle alture collinari che circondano La Spezia.

Sulla scia di queste notizie, don Renzo Cortese, parroco della Chiesa di San Francesco a Sarzana, durante l’omelia nel corso di una celebrazione eucaristica nella solennità dell’Epifania, rende noto ai fedeli un fatto raccapricciante verificatosi nel corso della messa delle ore 17.00 del 31 dicembre scorso, quando inseguita da una suora che con lo stesso parroco stava distribuendo ai fedeli l’Eucarestia, una ragazza apparentemente ventenne fugge dalla chiesa con un’ostia consacrata. La notizia viene puntualmente ripresa ancora da Il Secolo XIX del 7 gennaio 2004 e dà il via ad un’ulteriore indagine dei Carabinieri. Leggiamo sullo stesso quotidiano l’8 gennaio 2004: «[...] esisterebbe anche in Val di Magra un fiorente mercato delle ostie consacrate e vendute al mercato nero dei maghi o presunti tali, e di sette, per riti satanici. Le ostie sarebbero vendute a ben 50 euro l’una. Una pisside contiene circa 200 ostie, e quindi è facile calcolare il guadagno che si può ottenere dal furto nelle chiese» (p.  29 - edizione La Spezia). L’articolo prosegue richiamando ulteriori elementi (profanazioni di cimiteri, ritrovamenti macabri) che potrebbero far pensare ad una notevole attività di gruppi satanici o «esoterici» - per utilizzare la terminologia dell’articolista - nella zona della Val di Magra.

Tali episodi lasciano giustamente l’opinione pubblica sorpresa ed inquieta; mentre le indagini compiranno il loro corso al fine di verificare le responsabilità e la reale sussistenza e consistenza dei fatti (approfittiamo per augurare buon lavoro agli inquirenti), come non mancammo di notare già a proposito delle drammatiche vicende legate alle «Bestie di Satana», occorre guardarsi dalle facili - e senza dubbio non veritiere - generalizzazioni di coloro che altrove abbiamo definito «professionisti dell’anti-satanismo», che stanno emergendo anche in questo caso nei commenti che si affiancano alla cronaca.

1. Innanzitutto, il satanismo è spesso confuso con fenomeni diversi come la magia cerimoniale, la neo-stregoneria, il neo-paganesimo; è pertanto facile (ma errato) assimilare al satanismo rituali - pare diffusi in zona a causa della presenza degli antichi menhir  - che richiamano culti pagani ma non satanici.

2. Già nel caso delle «Bestie di Satana» le cronache giornalistiche hanno a lungo parlato di un «terzo livello», ovvero di un singolo personaggio o di un gruppo di insospettabili (o di una «setta guida» che controlla delle «sette» minori) che avrebbero rappresentato la mente dell’organizzazione, di cui i satanisti locali rappresenterebbero solamente il braccio operativo e una semplice parte di una vasta «rete», diffusa e organizzata. Da questo punto di vista, un grosso rischio è quello di condurre l’opinione pubblica verso - per usare le parole del sociologo e criminologo Philip Jenkins - il «panico morale». Il concetto di «panico morale» fu sviluppato negli anni 1970 per spiegare come alcuni problemi sociali, caratterizzati sia nella rappresentazione mediatica sia nelle istituzioni politiche da una reazione sproporzionata rispetto all’effettiva minaccia, siano ipercostruiti e generino timori esagerati. Spesso, i panici morali si fondano su statistiche folkloriche che, benché non confermate da studi scientifici o accademici, rimbalzano da un mezzo di comunicazione all’altro e possono ispirare misure politiche. Di fatto, il panico morale risulta essere una conseguenza di timori non ben definiti che trovano un centro drammatico e semplificato in un singolo incidente o stereotipo, che quindi funge da simbolo visibile per la discussione e il dibattito. A proposito di satanismo, il rischio è quello di amplificare il già ampio allarme sociale, riciclando statistiche tanto antiche quanto fasulle su centinaia di migliaia di satanisti che sarebbero attivi in Italia e minaccerebbero l’incolumità pressoché di tutti.

3. Le tragiche vicende legate alle «Bestie di Satana» di per sé, e al di là di qualunque congettura, trovano un’agevole chiave di lettura (peraltro confermata dalle indagini) in un modello che gli studiosi di fenomeni magici e del satanismo contemporaneo hanno sviluppato ormai da anni. Tale modello pare - al momento - la chiave interpretativa applicabile in maniera più oggettiva anche al caso in oggetto. Il clamore della cronaca - in questo e in altri casi - non dovrebbe perciò far perdere di vista alcuni importanti punti fermi per comprendere un fenomeno certamente preoccupante e drammatico, ma che richiede di essere inquadrato nella sua realtà vera e non presunta, poiché solamente comprendendo chi realmente sono i satanisti la società potrà sviluppare risposte e soluzioni adeguate. Un’osservazione e uno studio serio del satanismo porta innanzitutto a distinguere fra due ambiti:

 

a) Il satanismo organizzato

A dispetto delle cifre molto maggiori fornite spesso dai mass media, i gruppi di satanisti organizzati non radunano una percentuale significativa della popolazione italiana, anche se l’esperienza vissuta può naturalmente essere seria e grave per le persone coinvolte. Si tratta, dunque, di un fenomeno spesso sopravvalutato, che interessa in realtà solo qualche migliaio di persone nel mondo intero. Il satanismo organizzato si articola in gruppi che hanno una continuità dottrinale e rituale, capi identificabili, sedi, talora anche pubblicazioni. Il fatto che i capi siano adulti, o giovani adulti, non esclude che alle attività o ai riti possono partecipare anche giovani e giovanissimi. Le statistiche sul satanismo organizzato (o degli adulti) possono essere ricostruite in modo piuttosto preciso, poiché è praticamente impossibile che un gruppo organizzato sfugga completamente al rilevamento da parte degli specialisti o degli organi di polizia. Una stima degli aderenti ai gruppi organizzati di satanismo in Italia giunge a contare circa 240.

 

b) Il satanismo giovanile o «selvaggio»

Il satanismo giovanile o «selvaggio» (detto pure «satanismo acido», per la sua associazione pressoché onnipresente con la droga) è composto da gruppuscoli di minorenni, adolescenti e giovani - molto raramente con la presenza di qualche adulto -, privi di una continuità organizzativa e rituale e di contatti con i gruppi del satanismo «storico» e organizzato. 

I satanisti «selvaggi» mettono in scena rituali satanici caserecci ispirandosi a film, trasmissioni televisive, fumetti, frequentando particolari siti Internet, alcuni locali pubblici e una certa subcultura musicale. Proprio per le caratteristiche sociologiche dello stesso fenomeno, le statistiche sul satanismo giovanile sono ipotetiche e, in effetti, molti gruppi possono essere rilevati soltanto in occasione di un reato compiuto. Dai dati di polizia che riguardano diverse regioni si può ipotizzare che in Italia siano coinvolti circa un migliaio di giovani, mentre una cerchia più ampia (2.000-3.000 persone, secondo altre fonti 5.000) adotta stili della subcultura satanica (abbigliamento, simboli, gesti...) senza però partecipare alle vere e proprie attività dei gruppi del satanismo giovanile.

Se il satanismo organizzato svolge almeno il ruolo di «cattivo maestro» nei confronti dei giovani che - attraverso percorsi dai risvolti sociali problematici - approdano al «satanismo selvaggio», attratti spesso dalla tanto mitica quanto immaginaria figura del satanista inteso come un potente signore delle tenebre, è proprio il satanismo giovanile che si rivela spesso veramente pericoloso ed è in tale ambiente che sono maturati negli ultimi anni crimini di vario genere e gravità: vandalismo e profanazione di chiese e cimiteri, violenza carnale e omicidi, come quello di suor Maria Laura Mainetti (1939-2000) il 6 giugno del 2000 a Chiavenna e gli episodi legati alle «Bestie di Satana».

Le vite delle vittime e dei carnefici delle «Bestie di Satana», così come quelle delle giovanissime assassine di Chiavenna, in linea generale, parlano della frequentazione di ambienti border-line, di droga, teppismo, piccola criminalità, sessualità vissuta all’eccesso e in maniera ossessiva, «male di vivere», noia, adolescenze e gioventù inquiete, grande fascino per tematiche «estreme» quali la morte, il sesso, la disperazione, temi oggetto di interminabili corrispondenze e diari e sono unite da un’inquietante «colonna sonora» di genere hard, black o death rock e particolarmente dalle canzoni del controverso cantante rock statunitense Marilyn Manson

Alla luce di ciò, è senz’altro opportuno inquadrare il satanismo giovanile in maniera peculiare - e come realmente è - fondamentalmente come un fenomeno di disagio e di devianza; anche se spiegazioni di questo genere paiono ridurre il fenomeno alla banalità, i summenzionati e gravi crimini di cui si sono macchiati indelebilmente alcuni giovani dovrebbero fare riflettere sul caso che tale banalità rischia di trasformarsi talora in dramma e tragedia. 

 

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In questo quadro, il satanismo «selvaggio» può di certo avere dato vita ad episodi di cronaca «minore» come i fatti verificatisi in Liguria; su questi episodi locali occorre comunque vigilare affinché rituali o fatti gravi ma isolati come il furto dell’ostia consacrata nella chiesa di Sarzana non diano vita ad ulteriori e tragiche degenerazioni.

Se il satanismo criminale nasce da specifiche e ridotte aree di devianza giovanile, gli interventi possono essere mirati e colpire gli ambiti (alcuni locali pubblici e discoteche, siti Internet, fanzine) dove l’apologia del crimine è all’ordine del giorno. Tuttavia, la soluzione da esigere non passa solo attraverso le azioni di polizia: essendo il satanismo giovanile la punta di un iceberg che indica l’esistenza di una forte crisi a livello culturale ed educativo, la risposta deve necessariamente essere pedagogica e di ampio respiro sociale.