René Guénon, chiave di volta
Lesoterismo nella propria declinazione tradizionalista - o meglio, del tradizionalismo guénoniano - è loggetto specifico di Against the Modern World di Sedgwick, unaccurata opera di taglio storico in cui lautore intende tracciare un profilo biografico-intellettuale di Guénon e della progenie che a lui si è ispirata (non esente da interpreti che hanno avanzato criteri per unortodossia guénoniana), letta nel suo insieme come una corrente, al pari di Guénon, essenzialmente anti-moderna, e che, nellottica di Sedgwick, emerge quale conseguenza del clima tardo-ottocentesco del milieu occultista francese. Allepoca, infatti, la progressiva perdita della fede nella capacità del cristianesimo di veicolare le verità religiose e spirituali da parte delle élite intellettuali progressiste condusse lOccidente a scoprire i testi religiosi non occidentali e in genere le spiritualità orientali.
Nel delineare la storia del «movimento tradizionalista guénoniano», Sedgwick la segmenta suddividendo in tre fasi la vita di Guénon, in tre momenti la storia del tradizionalismo e ancora in tre princìpi-cardine gli elementi centrali della filosofia tradizionalista.
Quanto alla vita di René Guénon, essa è considerata in un primo momento occultista: è questa la fase nel corso della quale lesoterista di Blois entra in rapporto con molte di quelle realtà tipiche dellambiente esoterico-occultista francese a cavallo dei secoli XIX e XX, e che - secondo Sedgwick - costituiranno una fonte privilegiata nella successiva elaborazione del pensiero tradizionalista. Segue poi un secondo momento di vicinanza al mondo cattolico dellepoca, esemplificato dai rapporti inizialmente saldi con il filosofo Jacques Maritain (1882-1973) e con liconografo Louis Charbonneau-Lassay (1871-1946), e in generale dalla collaborazione alla rivista Regnabit, fra il 1925 e il 1927. Infine il terzo momento, segnato dalla partenza di Guénon per Il Cairo, nel 1930, da dove non rientrerà mai più in Francia.
Riguardo agli elementi centrali della filosofia tradizionalista, essi sono la credenza nellesistenza di una filosofia perenne, ovvero lidea - già elaborata in epoca rinascimentale, e riemersa nellOttocento - che tutte le religioni condividano unorigine comune in una rivelazione primordiale; linversione, ovvero unomnipervadente caratteristica della Modernità, che nellottica tradizionalista induce a ritenere che il mondo moderno vada interpretato nellottica del declino anziché del progresso; e liniziazione - finalizzata alla realizzazione spirituale o metafisica -, che già secondo Marcel Clavelle (1905-1988), intimo collaboratore di Guénon, più noto con lo pseudonimo, fra gli altri, di Jean Reyor rappresenta lidea centrale dellopera di Guénon.
A questo proposito, in A la suite de René Guénon... sur la route des Maîtres Maçons (Editions Traditionnelles, Parigi 1989) Reyor scrive: «Lessere che attualmente è un uomo può, in certe condizioni, raggiungere fin da questa vita lo stato spirituale che diverse tradizioni designano come lo stato primordiale o lo stato edenico (piccoli misteri), poi elevarsi agli stati superiori dellessere e infine ottenere ciò che si può chiamare indifferentemente la Liberazione o lo stato di Identità Suprema (grandi misteri). La prima delle condizioni necessarie perché ciò avvenga - ammesso che luomo abbia in lui stesso le qualificazioni richieste - è liniziazione, cioè la trasmissione, per mezzo di riti appropriati, di uninfluenza spirituale».
L«unità delle religioni»
Infine, circa la tripartizione della storia del tradizionalismo, Sedgwick la suddivide in una prima fase conclusa dallanno 1930 - appunto la data di partenza di Guénon per Il Cairo -, durante la quale Guénon sviluppa una filosofia tradizionalista redigendo vari articoli e libri, oltre che saldando i rapporti con una cerchia ristretta di lettori; un secondo periodo, caratterizzato dai tentativi da parte di alcuni ferventi ammiratori di Guénon di dare uno sbocco pratico alle istanze della filosofia tradizionalista, particolarmente in due contesti assai diversi fra loro quali sono lambito delle confraternite islamiche e le forme di rivolta costituite dal sorgere dei fascismi europei; e infine un terzo e ultimo momento, quello successivo agli anni Sessanta del 1900 durante il quale si assiste alla fusione parziale fra le diverse idee tradizionaliste nel contesto della cultura occidentale generale, nonché allinflusso del tradizionalismo su settori cospicui del mondo islamico, della Russia e di alcuni Paesi dellEuropa dellEst.
Va peraltro notato che, nel descrivere la seconda fase della storia del tradizionalismo, là dove tratta del tentativo dinnestare praticamente il guénonismo sulle confraternite islamiche, Sedgwick intrattiene felicemente il lettore con alcuni dei capitoli più informati di tutto questo suo libro, dedicando molte pagine alle controverse vicissitudini di Frithjof Schuon (1907-1998), shaykh della confraternita sufi Mariamîyya, il più importante diffusore del perennialismo nel mondo anglo-americano e accademico contemporaneo (sua è del resto la definizione, divenuta celebre, dell«unità trascendente delle religioni»).
Limportante studio di Sedwick (non esente da errori di ricostruzione e di prospettiva, utilmente del resto corretti in unapposita sezione del suo sito Internet, www.traditionalists.org, che costituisce pure una sorta di appendice online al libro, oltre che essere una miniera di preziose informazioni sul tradizionalismo) pone di fronte a quello che altro non è se non uno straordinario fenomeno carsico. Un fiume seminascosto che ha attraversato e che attraversa la storia del pensiero occidentale in epoca contemporanea, e che non riguarda solamente le scelte intellettuali di cerchie ristrette dindividualità isolate, ma che ha saputo dare vita alla socializzazione di una cultura basata su premesse anti-moderne, alimentando - forse suo malgrado - un movimento nellaccezione sociologica del termine, costituito da una complessa teoria di gruppi spesso discreti e nondimeno assai influenti nel panorama religioso e spirituale occidentale contemporaneo. Movimento, questo, che ha influenzato in maniera ben più cospicua di quanto a prima vista appaia gli studi religiosi dellambiente accademico (una specie di vendetta a posteriori, se si considera che, nel 1921, lindologo Sylvain Lévi [1863-1935] rifiutò la tesi di dottorato di Guénon) e che ultimamente è entrato nel dibattito interno al mondo islamico (per esempio in Iran e in Turchia) circa il rapporto possibile fra Modernità e islam.
Conclusivamente, il «carisma del libro» insito nellopera di Guénon, di cui il volume di Mark Sedgwick insegue con un qualche successo la posterità (un risultato che da solo giustifica questa fatica editoriale), si pone nel filone della dialettica complessa fra Modernità e anti-Modernità.
Così facendo, esso sembra capace di convincere molte intelligenze alla ricerca di verità e soprannaturale e che, grazie a Guénon, hanno limpressione di ritrovarsi in modo più sicuro nella complessità di correnti e dottrine, tanto più che egli è il primo a trattare veramente dell«unità trascendente delle religioni» in maniera circostanziata, sistematica e argomentata.
Lesoterismo allo specchio
René Guénon, peraltro, ha svolto questa sua funzione centrando le proprie concettualizzazioni sullassunto dellinversione quale caratteristica peculiare della Modernità occidentale, in quanto tale percepita nel suo insieme (la cultura, la civilizzazione, la scienza moderna) come essenzialmente incompatibile con la Tradizione. Ciò che induce tuttavia a riflettere - senza la pretesa di avanzare una verità ultima su un fenomeno a proposito del quale ulteriori studi sono indispensabili - è il fatto che i modelli interpretativi - la teologia della storia, insomma - adottati da Guénon e dalla sua posterità, i quali si centrano ultimamente sullidea dellesistenza di una Tradizione primordiale rispetto alla quale la Modernità rappresenta una polarità inversa, risultano un portato della concezione di «philosophia perennis» (formula coniata nel 1540 dallerudito vescovo, nonché bibliotecario della Vaticana, Agostino Steuco [1496-1549], appunto nellopera De perenni philosophia, peraltro priva di tendenze eclettiche) che, in quanto tale, è essenzialmente marcata dallo spirito umanistico del Rinascimento.
Curioso, non vi è che dire, che un pensiero adottato da molte intelligenze quale macchina da guerra contro la Modernità, tragga in ultima analisi unimportante cifra della propria griglia interpretativa del reale dallo spirito umanistico rinascimentale. Nellottica tradizionalista, infatti (e, per molti altri versi, del tutto giustamente), questo spirito - riaffiorato in ambito esoterico sul finire del secolo XIX con idee affini elaborate dalla nascente Società Teosofica, contro la quale pure il tradizionalismo guénoniano ha da sempre ingaggiato una polemica senza quartiere - rappresenta linizio della fine della civiltà tradizionale dOccidente. Forse, allora, il tradizionalismo è un tipo di anti-Modernità del tutto moderna.
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