Quando ci troviamo di fronte a omicidi compiuti da giovani delinquenti che si dichiarano satanisti e inneggiano al Diavolo, come è capitato stavolta nel Varesotto, ci sono due rischi che dobbiamo cercare di evitare. Il primo è di amplificare il già ampio allarme sociale, riciclando vecchie statistiche fasulle su centinaia di migliaia di satanisti che sarebbero attivi in Italia e minaccerebbero la nostra incolumità. Molte di queste statistiche sono diffuse dai satanisti stessi, che hanno tutto linteresse a esagerare la loro importanza. Una delle più ripetute che parla di quarantamila satanisti nella sola città di Torino deriva da un vecchio scherzo giocato a un quotidiano dalla goliardia torinese, da anni ben noto e oggetto persino di tesi di laurea.
Quando si parla di satanisti, si deve distinguere fra i gruppi organizzati con sedi, pubblicazioni e giornali, composti da adulti in genere benestanti, dediti a rituali ripugnanti ma che in genere non violano le leggi vigenti, e larea disorganizzata e spontanea dove operano invece gruppi di giovani che hanno scoperto il satanismo tramite la musica, i fumetti o Internet: unarea meno conosciuta, dunque più pericolosa. Nella prima area, quella del satanismo organizzato, si muovono in Italia meno di duecento persone. La seconda quella del satanismo selvaggio comprende qualche migliaio di giovani.
Naturalmente, le statistiche non consolano le vittime e le loro famiglie, e non tolgono lorrore. Aiutano tuttavia a calibrare la risposta. Se si crede che i satanisti criminali siano decine di migliaia, si pensa a massicci interventi e a leggi speciali, che spesso finiscono lesperienza di altri paesi lo dimostra per colpire soprattutto gruppi che coltivano interessi un po strani sul versante della magia e dellesoterismo, ma che con il satanismo vero e proprio hanno ben poco a che fare. Se invece si sa che il satanismo criminale nasce da specifiche e ridotte aree di devianza giovanile, gli interventi possono essere mirati e colpire quegli strumenti certe discoteche, siti Internet, rivistine dove si fa lapologia del crimine e nei cui confronti la tolleranza è fuori luogo. Senza dimenticare che Internet, in particolare, è difficile da controllare, che la prevenzione è difficile, e che il satanismo dei giovani è solo un aspetto di una crisi educativa e culturale cui non si può immaginare di rispondere solo con le operazioni di polizia.
Il secondo rischio che chi discute di questi fenomeni sui giornali o alla televisione corre è quello di contribuire involontariamente a conferire al satanismo un certo fascino perverso. Chi scrive è autore di diverse indagini sul satanismo, e ha intervistato numerosi satanisti. Troppo spesso il loro primo contatto con il satanismo è avvenuto dopo un articolo di giornale o una trasmissione televisiva dove certo si parlava male dei satanisti: ma si dava loro troppo spazio, e li si presentava come almeno interessanti. È sufficiente che una minima percentuale di lettori o di ascoltatori trovi i satanisti non ripugnanti ma seducenti perché il teatrino mediatico e televisivo, senza volerlo, promuova i cialtroni o peggio i criminali. Chi conosce davvero i satanisti sa che si tratta in genere di balordi, musicisti falliti, perdenti nella scuola e nella vita. Ne conosce linfinito squallore, che non ha nulla di affascinante. Sa e ha il dovere di dire che non sono potenti principi delle tenebre, ma poveri diavoli che la marginalità può trasformare in criminali.
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