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La «rivincita» religiosa dell’Occidente

di Luca Doninelli (il Giornale, 28 gennaio 2004)

Di grande interesse è il breve ma densissimo saggio Dio è tornato (Piemme, pagg. 160, euro 9,90) a firma di Rodney Stark e Massimo Introvigne. Si tratta di un testo di sociologia religiosa – ma leggibilissimo da chiunque – dedicato alla rinascita, o meglio alla “rivincita” religiosa nell’Occidente.
A sedere sul banco degli imputati è il concetto di secolarizzazione. La grande ipotesi sul rapporto tra religione e società moderna, che per decenni ha trovato quasi unanime consenso, era che, col modernizzarsi della società, la religione avrebbe perso via via importanza fino a scomparire o comunque a ridursi entro piccole riserve indiane. Tale interpretazione ha permeato la storiografia, che a lungo ha cercato di mostrare il cammino della civiltà come la progressiva uscita dal tunnel religioso – ad esempio del Medioevo. Così non è, dicono gli autori. I dati storici, sia quelli riferibili al tempo passato, sia quelli relativi all’oggi, indicano una via diversa.
Perché, ad esempio, l’America ha sempre mantenuto un livello di affiliazione e pratica religiosa? La tesi secondo cui gli americani sono un popolo ricco ma rozzo o infantile, grazie a Dio oggi non la sostiene più nessuno. Gli autori del libro propongono un’ipotesi di lavoro diversa: quella non già della secolarizzazione, bensì di una progressiva “desacralizzazione” della vita, dovuta in gran parte al fatto che in Occidente le religioni dominanti si sono poste – dove più, dove meno – come le uniche possibili, affidandosi spesso – specie nell’Europa settentrionale – alla tutela dello Stato. In altre parole: la “domanda” religiosa nell’uomo è (probabilmente) sempre la stessa. È la qualità dell’“offerta” che cambia. Dove esiste un vero pluralismo, con gruppi religiosi fortemente motivati nell’offerta, troveremo anche una crescita nella pratica religiosa.
La differenza fondamentale tra le due ipotesi è che questa seconda non svolge alcuna tesi filosofica riguardo alla religione (la religione come oppio dei popoli, o come rimasuglio di epoche più primitive), ma si limita a constatare che le analisi basate sul quel pregiudizio sono errate. Ad esse non sostituisce altre tesi, ma cerca solo i termini adeguati per dar ragione dei dati acquisiti. La Chiesa stessa, in tempi passati, ha accettato l’ipotesi “modernità=secolarizzazione”, combattendo perciò la modernità in quanto intrinsecamente avversa alla fede.
Il libro di Stark-Introvigne si conclude sulla vera anomalia mondiale: quella dell’Europa Occidentale, che patisce un progressivo sgretolamento della fede a differenza del resto del mondo. Rimangono alcuni interrogativi. Perché, ad esempio, i Paesi islamici (dove non è consentito nessun pluralismo religioso) sono quelli in cui l’incidenza religiosa è più forte? E, per quanto riguarda la scettica Europa Occidentale, è troppo semplicistico stabilire un rapporto tra illuminismo e perdita di interesse religioso? In altre parole: è azzardato dire che una società si desacralizza nella misura in cui gli intellettuali (siano essi filosofi, sociologi o anche teologi) prendono il posto dei preti?

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Rodney Stark - Massimo Introvigne
Dio è tornato

Piemme, Casale Monferrato (AL) 2003

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