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L’intreccio mondiale del terrore

di Massimo Introvigne (il Giornale, 12 marzo 2004)

imgIn principio fu Carlos. Il più famoso e sanguinario terrorista degli anni ‘70 – lui e dalla sua organizzazione hanno sulla coscienza almeno 1.500 morti – dall’originario marxismo si converte all’islam. Nel 2003 dal carcere di Chateauroux in cui sconta l’ergastolo (e da cui l’avvocato che è anche sua moglie vorrebbe ora tirarlo fuori, trovando sull’onda del caso Battisti incredibili appoggi tra certi intellettuali francesi) pubblica un libro delirante intitolato L’islam rivoluzionario. Carlos inneggia a Bin Laden e propone l’alleanza operativa fra i terroristi di tutto il mondo, di ogni genere e colore, purché siano nemici del «Grande Satana» americano e dei suoi alleati.
C’è almeno un ambiente in cui il libro di Carlos è stato preso sul serio e letto con attenzione, ed è quello dell’intelligence internazionale. Qui l’ipotesi di contatti operativi fra l’Eta spagnola, gli Hezbollah sciiti del Libano, Al Qaida e forse altri gruppi, tra cui gli eredi delle Brigate Rosse in Italia, è stata tra l’altro approfondita in un seminario tenuto a Herzliya, in Israele, nello scorso settembre 2003 sotto gli auspici dell’Istituto internazionale di anti-terrorismo (di cui è nota la vicinanza agli ambienti di intelligence israeliani). Certamente bisogna distinguere con rigore e prudenza fra i proclami di Carlos – o dei nostri brigatisti – dove si rivendica volentieri la contiguità con chi ha fatto il botto più grosso di tutti, cioè con Bin Laden, e la realtà di contatti spesso rimasti a livello di mero progetto ideologico. Tuttavia, c’è anche dell’altro.
Le due cellule principali di Al Qaida in Europa scoperte dopo l’11 settembre 2001 sono quella di Amburgo (da cui è partito Mohammed Atta, il capo del commando che ha distrutto le Twin Towers) e di Madrid, strettamente collegate tra loro. A Madrid è stato arrestato Mohammed Zouaydi, un personaggio-chiave della rete internazionale di Al Qaida, secondo gli Stati Uniti il «ministro delle finanze» di Bin Laden. Commercialista saudita che prima di entrare in clandestinità aveva fra i suoi clienti diversi membri della casa reale del suo paese, Zouaydi aveva distribuito somme ingenti – in parte provenienti appunto da ricchi sauditi – a importanti terroristi di Al Qaida, Mohammed Atta compreso. Sono state trovate prove anche di collegamenti finanziari fra Zouaydi, gli Hezbollah (sciiti, ma notoriamente in rapporto con il sunnita Bin Laden) e Hamas (sunnita, ma ufficialmente ostile a Al Qaida). Scavando più a fondo, sono emersi anche contatti fra Zouaydi ed esponenti dell’ETA per una collaborazione che fonti statunitensi definiscono «logistica», e bene avviata in quanto tale, ancorché non ancora passata alla fase «operativa» in senso stretto.
Rapporti dunque da non sopravvalutare. Ma nemmeno da sottovalutare. Dopo quella messa insieme da Carlos negli anni 1970, dalla Colombia alla Palestina, parte dai rapporti «logistici» la strada verso una nuova internazionale del terrore, questa volta egemonizzata dagli ultra-fondamentalisti islamici (e dai petrodollari manovrati da personaggi alla Zouaydi). Alla luce delle bombe in Spagna, la vigilanza non può che essere altissima, mentre si spera che gli appelli di intellettuali francesi perché anche Carlos raggiunga a piede libero il «collega» Battisti cedano il passo a un esame di coscienza sul terrorismo davvero necessario anche in Francia.

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