Non sappiamo quanti dei firmatari dellappello del 13 dicembre parteciperanno alla riunione di Firenze. Già in occasione della marcia romana avevamo notato la strana compagnia costituita da anarchici, ultra-comunisti, no global di tutti i colori, preti antiglobalisti come padre Jean Benjamin e don Andrea Gallo, ma anche fascisti, ultra-fascisti e nazi-maoisti, per tacere (come preferirei fare, trattandosi di un amico di vecchia data) di intellettuali in preda a ormai incontrollabili furori anti-americani come Franco Cardini. A tutti costoro non poteva andar peggio. Nelle stesse ore in cui marciavano allegramente su Roma, i soldati americani e curdi si apprestavano a catturare Saddam. Destino cinico e baro? I piccoli Saddam di casa nostra non ci vogliono credere, e assicurano sul loro sito Internet che Saddam era già stato catturato due settimane prima, ma la notizia è stata data solo il 14 dicembre, forse per fare passare in secondo piano la gloriosa giornata di Roma. Lo afferma Jabbar al Kubaysi, il principale punto di riferimento iracheno (beninteso, in esilio da anni) dei manifestanti, il quale annuncia la costituzione di un fronte unito della Resistenza. Leggendo con attenzione, si scopre che questo fronte non rappresenta grosso modo nessuno: solo gruppuscoli semi-sconosciuti fra cui quello presieduto dallingeniere (sic: lanti-imperialismo non si preoccupa certo di sciocchezze come lortografia) Khaled al Maini. Niente sciiti di nessun tipo, niente Fratelli Musulmani, niente comunisti (anche se, ci assicura al Kubaysi, ci sono negoziati con un gruppo di fuoriusciti dal Partito Comunista), e niente bathisti. Certo, dellassenza di questi ultimi al Kubaysi fornisce una spiegazione più che soddisfacente: Non cè una rappresentanza ufficiale del partito siccome sono tutti occupati a nascondersi. Quanto agli sciiti, cioè la maggioranza degli iracheni, nella Resistenza secondo al Kubaysi il loro posto è vacante e noi continuiamo nei nostri sforzi senza aspettarli.
Alcuni marciatori del 13 dicembre hanno affermato, nei loro discorsi romani di non stare, né con Saddam né con gli americani, né con i terroristi né con la crociata contro il terrorismo. A parte il tono vagamente cerchiobottista che ricorda il famigerato né con lo Stato né con le Brigate Rosse la domanda politica da porre al Comitato che nasce a Firenze è con chi mai pensa di stare in Iraq. Se si sottraggono alla Resistenza parola grossa per unaccolta di assassini che uccidono senza misericordia e senza vergogna donne e bambini iracheni e musulmani, funzionari dellONU e persone venute in Iraq a portare un aiuto medico e umanitario i bathisti e i terroristi ultra-fondamentalisti, non rimane un ipotetico resto costituito da bombaroli dal volto umano. Più semplicemente, non rimane nessuno. Del resto, il rifiuto delletichetta di saddamiti sembra, più che altro, un sotterfugio. Nel comunicato ufficiale che ha fatto seguito, il 15 dicembre, alla manifestazione di Roma il Comitato ci assicura che Saddam resta, a tutti gli effetti, il Presidente della Repubblica dell'Iraq mentre Bush, se e' democratico per i suoi perversi elettori, e' un capo bandito per la grande maggioranza degli uomini di questo pianeta. Certo, nessuno è perfetto e anche Saddam ha i suoi peccatucci, ma sulla strada da Roma a Firenze è pronta lassoluzione: forse la fierezza con cui ha accettato di diventare un ribelle antimperialista lo riscatterà dai suoi peccati passati. Tutto è ormai chiaro. A Firenze non va in scena la ricerca di improbabili terze posizioni, ma loggettiva apologia e fiancheggiamento di uno dei peggiori criminali del XX secolo.
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