Ho conosciuto Condoleeza Rice diversi anni fa, quando la politica non l'aveva ancora totalmente rubata all'università e parlava spesso a congressi internazionali affrontando anche gli argomenti che conosco meglio, quelli della libertà religiosa minacciata in numerosi Paesi del mondo e lenta ad affermarsi nelle nuove democrazie. Mi ha sempre colpito la preparazione enciclopedica di questa politologa, il cui campo di studi originario è l'Unione Sovietica, capace però di citare a memoria dati e storia di oscuri movimenti politici dei più remoti Paesi del mondo. Per dirla chiaramente, nessun uomo politico europeo ha la cultura geo-politica globale di questa donna afro-americana.
Ma la cultura non basta ancora a spiegare il personaggio Condi Rice. Come Francis Fukuyama o Samuel Huntington - colleghi altrettanto famosi che la stimano, ma con cui non si trova sempre d'accordo - la Rice è riuscita a sfuggire alla morte per specializzazione che caratterizza una parte della vita accademica americana. L'America è ricca di super-specialisti che sanno tutto, per esempio, della Finlandia ma non hanno informazioni approfondite sull'Italia o sull'India: né vogliono averle, ritenendo che uno specialista di cose finlandesi non debba né possa perdere tempo a occuparsi di cose estranee al suo campo.
Non così Condi Rice, che è tra i pochi studiosi a essere passata dalla specializzazione (sull'Urss) a una visione globale. Ancora come per Huntington e Fukuyama, la visione della Rice si riassume in un concetto semplice e preciso, attorno al quale ruota tutto il resto. Le guerre mondiali - la prima, la seconda, e la terza contro il comunismo - sono state sempre vinte dalle democrazie. Le paci successive alle guerre mondiali sono state vinte solo quando i vincitori hanno favorito la nascita della democrazia nei Paesi vinti, come è avvenuto in Italia, in Germania e in Giappone dopo la Seconda guerra mondiale. E le paci sono state perse quando tra i vinti non si è diffusa la democrazia, come dopo la Prima guerra mondiale, cui infatti ha fatto seguito la Seconda. Ascoltata da tutti i presidenti dalla fine degli anni 1980, la Rice si è personalmente occupata di cercare di vincere la pace successiva alla vittoriosa terza guerra mondiale contro il comunismo costruendo nazioni democratiche nell'Europa dell'Est ex-comunista: in molti casi con successo.
La Rice condivide l'idea che sia in corso una quarta guerra mondiale contro l'ultra-fondamentalismo islamico. Che vada vinta anzitutto sul piano militare, quindi attraverso la faticosa costruzione di democrazie nei Paesi islamici. Deride - non da oggi - chi ritiene che esistano Paesi e culture intrinsecamente refrattari alla democrazia, ricordando che molti suoi colleghi questo pensavano dell'America Latina e dell'Europa dell'Est, dove invece la democrazia si è diffusa quasi ovunque. Dunque, sostiene la Rice, la democrazia deve poter vincere anche nei Paesi a maggioranza islamica. L'America deve abbandonare la vecchia tentazione (cui rimane abbarbicata la Francia in Africa) di sostenere dittatori che promettono di mantenere l'ordine pubblico, e sperare nella nascita di classi dirigenti islamo-democratiche, favorendone l'affermazione a partire dai casi che già esistono in Paesi come Turchia, Malaysia, Indonesia. Su questa sfida la Rice e il Partito Repubblicano si giocano le elezioni del 2008 (dove Condi potrebbe essere candidata contro Hillary Clinton), ma il mondo si gioca la possibilità di vivere in pace.
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