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"Uniti solo dall'odio contro gli americani". Intervista a Massimo Introvigne di L. M.

(Secolo d’Italia, 20 marzo 2004)

img“Si dicono ‘gandhiani’ questi pacifisti. Ma forse non hanno studiato bene la storia. Anche Gandhi voleva un esercito, per difendersi dai nemici e mantenere la pace…”. Sembrerebbe una provocazione quella del professor Massimo Introvigne, studioso delle religioni, ma in realtà non lo è. “Riflettessero prima di ispirarsi a Gandhi, che predicava la non violenza contro i colonialisti britannici, ma per la sua India aveva capito, e lo diceva, che l’indipendenza e la pace si sarebbero potute difendere in futuro solo ricorrendo ai militari…”.
“Professor Introvigne, che c’entra Gandhi con il corteo pacifista di oggi?” C’entra, c’entra. Il concetto di pace ha molte sfumature, ma soprattutto sono diversissimi i modi di perseguirla. Chi dice no alla guerra e basta dimostra di vivere come certi monaci buddhisti, che scelgono una vita al di fuori della realtà, in un mondo ascetico dove la violenza e le sopraffazioni non si combattono, ma si esorcizzano.
“Vuole dire che i pacifisti di oggi sono dei poveri illusi?” No, ma non si rendono conto che molti di loro oggi scenderanno in piazza accanto a chi propugna la guerra, il terrorismo, le armi “per raggiungere la pace”. Mi riferisco ai sostenitori della resistenza irachena, che oggi saranno al corteo, ma anche a tutte quelle componenti islamiche che dicono no al terrorismo ma facendo delle eccezioni: i palestinesi, i ceceni, gli iracheni… Loro possono, gli altri no…
“Forse perché li si considera oppressi…” O li si considera in guerra, una guerra civile: ma allora perché sostenerli in un corteo per la pace? Oppure sono terroristi. Perché per me chi ammazza i civili è un terrorista, a prescindere dalla causa, giusta o sbagliata. Quindi chi sostiene quelle “lotte di liberazione” comunque avalla comportamenti terroristici. O si sostiene che bisogna porgere l’altra guancia sempre, come fanno certi pacifisti, o si comincia con le eccezioni, il che significa “commercializzare” la pace.
“Chi sostiene il ritiro delle truppe italiane dall’Iraq a suo avviso aiuta il terrorismo?” Più che altro ci si dovrebbe chiedere cosa accadrebbe dopo. Ormai è chiaro che in Iraq esistono cellule di Al Qaeda pronte ad entrare in azione. Secondo alcuni pacifisti alle truppe alleate dovrebbe subentrare l’ONU, il che significa comunque la presenza di truppe militari, i caschi blu, soldati di tutto il mondo che però si cambiano il cappello. E combattono contro gli stessi che oggi “fanno la resistenza”, che poi non si capisce bene chi siano. Insomma, anche tra i pacifisti le contraddizioni sono tantissime, basti pensare a tutti quelli che oggi sfileranno per chiedere il ritiro delle truppe ma che non condividono neppure le posizioni di Zapatero.
“Da dove nasce questa confusione?” Da un modello pacifista vecchio, che affonda le sue radici nella tradizione comunista. Il modello anti-americano, ancora oggi, fa da collante a posizioni molto differenti. Oggi come ieri, la sinistra pacifista attacca tutte le guerre targate America, dimenticando le altre. Come faceva negli anni Settanta la sinistra quando ignorava completamente tutti i crimini e le guerre firmate da regimi comunisti.
“Perché le associazioni cattoliche hanno accettato di sfilare accanto a organizzazioni che propugnano l’uso della violenza, come sono quelle che sostengono la resistenza irachena?” Forse non sanno di essere in cattiva compagnia. E poi sono animati da una sorta di romanticismo pacifista un po’ inconsapevole. Il magistero cattolico dice con chiarezza che il terrorismo non è mai giustificato. Ripeto, il terrorismo è qualsiasi atto compiuto da organizzazioni private ai danni della popolazione civile. E per spiegarmi faccio un esempio: i cattolici sarebbero stati d’accordo con chi, per protestare contro Hitler, avesse fatto saltare in aria decine di abitazioni di pacifiche famiglie tedesche?

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