Che cosa vuole Al Qaida? I suoi tre obiettivi sono chiaramente enunciati negli scritti di Osama Bin Laden e del numero due (forse oggi numero uno) del movimento, il medico egiziano Ayman a-Zawahiri. Primo scopo: rovesciare i governi apostati e corrotti dei Paesi arabi, sciocchi imitatori delle leggi e dei costumi occidentali, per sostituirli con altri che applichino integralmente la sharia, la legge islamica. Secondo: una volta instaurati governi autenticamente islamici in un certo numero di Paesi, unificarli in una federazione nuovamente guidata da ununica autorità insieme spirituale e politica che porti il titolo di califfo. Terzo: dotare il nuovo califfato di armi di distruzione di massa («ottenerle afferma Bin Laden è un dovere morale per i musulmani») e riprendere il progetto di conquista islamica del mondo interrotto sotto le mura di Vienna nel 1683.
Il secondo e il terzo obiettivo restaurazione del califfato e conquista del mondo sono di tipo utopico, e Al Qaida li propone per un futuro caratterizzato dallirruzione millenarista di elementi divini e miracolosi nella storia umana. Ma il primo obiettivo rovesciare i governi arabi «apostati» e sostituirli con governi fondamentalisti amici è considerato a portata di mano attraverso luso mirato del terrorismo. Il libro del 2001 di al-Zawahiri Cavalieri sotto la bandiera del profeta essenziale per capire che cosa sta succedendo insiste sulla polemica con quei movimenti fondamentalisti che considerano lattentato al presidente egiziano Sadat, assassinato nel 1981, la prova che il terrorismo non serve. Certo, Sadat è morto ma in Egitto non sono andati al potere i fondamentalisti; anzi, lassassinio del presidente li ha resi più impopolari e perseguitati.
Zawahiri risponde che questi problemi attengono a una prima fase della campagna terroristica, in cui il fondamentalismo colpisce allinterno dei Paesi arabi guidati da governi «apostati»: Paesi non democratici, dove la stampa non è libera e non si tengono elezioni genuine. Lintuizione di Al Qaida è passare a una seconda fase: portare lattacco fuori dei Paesi arabi, direttamente in Occidente, dove nulla ferma giornalisti e telecamere e la paura può diventare fattore politico. Con l11 settembre, Al Qaida dimostra ai suoi critici quale impatto si può avere colpendo direttamente negli Stati Uniti.
Con l11 marzo, si passa alla terza fase, chiaramente articolata nel libro Il jihad in Iraq, ritrovato in Iraq nel 2003 e attribuibile allo shaykh saudita Yousef al-Ayiri o alla sua cerchia. Il libro cui si accompagnano documenti che mostrano la grande attenzione di Al Qaida per i movimenti pacifisti europei invita a colpire nellimminenza delle elezioni (richiamando esplicitamente quelle spagnole del 14 marzo) per influenzarne lesito e rovesciare governi considerati ostili. Si tratta di un enorme salto di qualità: Al Qaida non si limita a turbare leconomia, ma distorce direttamente i processi elettorali. Nel testo Il jihad in Iraq gli elettorati della Spagna e dellItalia sono identificati come gli anelli deboli della catena occidentale, ma si mira anche alla Gran Bretagna. Dopo l11 marzo una nuova Al Qaida entra direttamente nelle campagne elettorali. Con risultati, come la Spagna dimostra, devastanti.
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