Le notizie di stampa che circolano a proposito dei Fratelli Musulmani sono seguite con grande attenzione negli Stati Uniti e in Israele. Dovrebbe avvenire lo stesso anche in Italia, dove l'organizzazione dei Fratelli Musulmani esercita un'influenza decisiva sull'UCOII, la più grande delle associazioni musulmane del nostro paese. I Fratelli Musulmani sono la casa madre del fondamentalismo. Fondati nel 1928 in Egitto da Hassan al-Banna (di cui è nipote il controverso ma influente intellettuale musulmano svizzero Tariq Ramadan), non hanno mai voluto fornire statistiche precise sui loro membri, che probabilmente superano i dieci milioni nel mondo. Le idee dei Fratelli hanno influenzato tutte le organizzazioni del fondamentalismo mondiale: Hamas si auto-definisce la sezione palestinese della loro associazione, e la stessa Al Qaida (con cui pure i Fratelli sono assai polemici) può essere considerata da un certo punto di vista un loro scisma.
Il numero di Newsweek in edicola annuncia addirittura, sia pure con un punto interrogativo, la fine dei Fratelli Musulmani. In un conclave segreto i dirigenti dell'organizzazione fondamentalista avrebbero deciso di scioglierla. In realtà le cose non stanno proprio così. I Fratelli sono nati originariamente come un'associazione egiziana con filiali all'estero; queste sono progressivamente diventate autonome. Nel 1982 per assicurare un certo carattere unitario all'organizzazione è stato fondato il Consiglio Internazionale dei Fratelli Musulmani. È questo organismo che nel novembre 2004 - presente e consenziente il leader più autorevole dei Fratelli, l'egiziano Muhammad Mahdi Akef (autorizzato per l'occasione dal regime di Mubarak, che pure lo ha privato del passaporto, a recarsi all'estero) - è stato formalmente sciolto in una riunione tenuta nel Qatar.
Fra le ragioni dello scioglimento c'è l'opportunità di far sparire la cassa, in gran parte in mano alla banca internazionale Al-Taqwa e in procinto di essere confiscata dagli americani perché sospettata di alimentare il terrorismo. Tuttavia la fine del Consiglio Internazionale - di cui i Fratelli hanno del resto fatto a meno fra il 1928 e il 1982 - non significa la fine dell'organizzazione. Nessuno pensa di scioglierne le branche nazionali, da Hamas alla potente casa madre egiziana, fino ai gruppi meno estremisti presenti in Giordania e in Irak (dove i Fratelli, perseguitati duramente da Saddam, ne hanno accolto con gioia la caduta). Quanto al coordinamento mondiale, lo scioglimento del Consiglio Internazionale segue la fondazione di un Consiglio Mondiale degli Ulema Musulmani, molti dei quali membri dei Fratelli Musulmani o a loro vicini, presieduto dal noto predicatore Yusuf al-Qaradawi e la cui sede è stata fissata nella tranquilla Dublino. Qualcuno pensa che si tratti di una vittoria della corrente meno estrema, cosiddetta neo-fondamentalista, legata a Qaradawi e allo stesso Tariq Ramadan. Tuttavia il Consiglio Mondiale degli Ulema condanna sì Al Qaida (i Fratelli lo hanno sempre fatto) e l'uccisione di ostaggi civili in Irak, ma appoggia comunque sia la resistenza irakena sia il terrorismo di Hamas. Finché non si libereranno da queste ambiguità, nonostante le amicizie nel governo francese e nella sinistra europea, i dirigenti neo-fondamentalisti che sembrano avere in mano l'organizzazione dei Fratelli Musulmani non potranno essere considerati dei moderati.
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