Per la crisi del Darfour, la maggiore catastrofe umanitaria del secolo secondo Emma Bonino, ora si muove lItalia, con una mozione approvata in Parlamento che chiede allEuropa e allONU di non tacere e con una missione del sottosegretario Boniver in Sudan. LItalia, che conta in Sudan il maggiore contingente straniero di missionari e volontari, era già stata determinante un mese fa per la storica firma del trattato di pace fra il governo islamo-nazionalista sudanese del generale Bashir e i ribelli in maggioranza cristiani del Sudan meridionale, che poneva fine a un conflitto che dura dal 1955 e ha causato due milioni e mezzo di morti. Appena il tempo di celebrare la fine delle ostilità al Sud che ci si deve preoccupare per il Darfour, la regione occidentale del paese dove vivono cinque dei trentotto milioni di sudanesi.
Il problema del Darfour e quello del Sud sono sia distinti, sia collegati. Il Sudan è percorso da cinque secoli da una tensione fra le popolazioni di etnia araba e quelle di etnia africana. Le prime considerano le seconde razzialmente inferiori, e le hanno utilizzate fino a tempi recentissimi ma secondo molti ancora oggi come terreno di caccia per reclutare schiavi, destinati un tempo alle Americhe e oggi a diversi paesi arabi e allo stesso Sudan del Nord. DallOttocento, alla tensione fra arabi e africani se nè aggiunta una seconda fra musulmani e convertiti al cristianesimo. Dal momento che questi ultimi sono quasi tutti africani, le due tensioni si sono sommate in una miscela esplosiva. Ne sono nati cinquantanni di guerra fra Nord e Sud, esacerbati dallavanzata in Sudan del fondamentalismo islamico. Solo dopo l11 settembre 2001 il pragmatico Bashir, timoroso che una reazione americana gli facesse fare la fine dei talebani afghani, ha preso le distanze dal fondamentalismo, il cui capo carismatico Hassan al-Turabi, che a suo tempo aveva ospitato in Sudan Osama bin Laden ed era sembrato il vero padrone del paese, è ora in prigione.
Raggiunta una faticosa pace fra musulmani arabi e africani cristiani, sono riesplose le tensioni fra musulmani arabi e musulmani africani. Incoraggiati dallautonomia concessa agli africani cristiani del Sud, gli africani musulmani di etnia four del Darfour, da sempre maltrattati dal potere arabo, dal febbraio 2003 hanno cominciato a manifestare e a chiedere anche loro autonomia e federalismo. Daltra parte le terribili milizie semi-autonome arabe degli Jenjawid, licenziate dal governo dopo avere terrorizzato il Sud, hanno trovato nuovo lavoro allOvest dove hanno ricominciato a fare quello che fanno meglio: uccidere uomini e stuprare donne africane, e rapire neri per il mercato clandestino della schiavitù. Il risultato nel 2004 è di centomila morti, e centoventimila rifugiati nel vicino Ciad: ma le cifre sono destinate a crescere.
Dal punto di vista della politica internazionale il problema è che Al Qaida da sempre presente in Sudan ora può giocare su due tavoli. Ha amici nelle milizie degli Jenjawid e tiene contatti anche con i ribelli africani four, cui al-Turabi promette appoggio dal carcere. Il rischio per lEuropa, oltre a quello di un nuovo dramma umanitario con milioni di morti, è la costituzione di una terra di nessuno ai confini fra Sudan, Ciad e Libia dove per qualunque esercito sarà difficile penetrare, e che potrebbe diventare luogo di addestramento e di rifugio di terroristi pronti a colpire nei nostri Paesi.
[Home Page] [Cos'è il CESNUR] [Biblioteca del CESNUR] [Testi e documenti] [Libri] [Convegni]
[Home Page] [About CESNUR] [CESNUR Library] [Texts & Documents] [Book Reviews] [Conferences]