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Ecco perché Al Qaida odia Berlusconi

di Massimo Introvigne (il Giornale, 10 agosto 2004) 

Un esame attento dei siti collegati ad Al Qaida e dei comunicati pubblicati nell'ultima settimana obbliga a una conclusione. Tra le tre B - Bush, Berlusconi e Blair - è Silvio Berlusconi a essere ormai in testa alla speciale classifica dell'odio. Gli attacchi personali al nostro presidente del consiglio e le minacce all'Italia superano ormai perfino le tirate contro Bush. Perché? Una teoria che è stata da tempo proposta da Magdi Allam è che dietro i comunicati dei terroristi arabi ci sia la manina, o la manona, di suggeritori italiani. Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, e la frequentazione - o qualche cosa di più - di ambienti anti-imperialisti e insurrezionalisti italiani avrebbe attaccato ai terroristi islamici quell'odio patologico per Berlusconi che è da tempo la malattia cronica dell'estremismo di sinistra italiano. L'ipotesi è seria, e viene giustamente approfondita dai nostri servizi. Ma c'è anche dell'altro.
Berlusconi, anche nella famosa e controversa battuta sulla superiorità della civiltà occidentale rispetto a quella islamica, ripete spesso una profonda verità e quello che molti pensano senza avere il coraggio di dirlo: i terroristi ci odiano perché odiano l'Occidente giudeo-cristiano e i suoi valori. Altri governi presentano la loro politica estera nei termini politicamente corretti della tutela dell'ordine e della stabilità internazionali. Berlusconi - dai vertici con Putin ai discorsi in Parlamento - parla apertamente di difesa dell'Occidente. È entrato in sintonia con un'ampia maggioranza silenziosa dell'opinione pubblica ripetendo una verità semplice. I terroristi non ci odiano solo perché siamo ricchi, capitalisti, e democratici. Ci odiano perché siamo occidentali. Certo, gli storici hanno ragione quando dicono che l'Occidente è un concetto difficile da definire. Eppure quando Berlusconi (come fa talora anche Bush) dice "Occidente" tutti capiamo immediatamente di che cosa parla.
Il nostro presidente non pensa che una civiltà o un modello di relazioni fra società, libertà e diritti umani valga l'altro. È convinto che il modello di rispetto delle minoranze, della libertà religiosa, delle donne che chiamiamo "occidentale" sia eticamente superiore a quanto ha prodotto finora il mondo islamico, così come era ed è superiore al modello dell'altro Oriente, quello comunista. Berlusconi pensa e dice che il modello civile dell'Occidente è migliore di altri modelli. Chirac e Schroeder non lo pensano, Blair probabilmente lo pensa ma non lo dice. Tutto questo, naturalmente, non esclude il cordiale sostegno a quanti all'interno del mondo musulmano si sforzano di fare emergere un islam conservatore, moderato, aperto ai diritti umani: non a caso il primo ministro turco Erdogan considera Berlusconi il suo migliore amico in Europa. Ma presuppone una chiara consapevolezza del fatto che la guerra contro il terrorismo è anche battaglia ideologica e guerra di valori.
Per Berlusconi questa consapevolezza viene, va detto, da lontano. Personalmente mi impressionò molto - anni prima che Berlusconi scendesse in campo in politica - una sua battuta del 1989 alla vigilia di una finale di Coppa dei Campioni fra il Milan e la Steaua Bucarest, dopo che il dittatore romeno Ceausescu aveva presentato l'accesso di una "sua" squadra alla finale come un successo del suo regime. "Vinceremo - disse Berlusconi - perché noi rappresentiamo l'Occidente cristiano, e loro il comunismo". Per la cronaca vinse il Milan: quattro a zero.

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