CESNUR - center for studies on new religions

La logica economica del terrorismo
Intervista a Massimo Introvigne, presidente del Centro studi sulle nuove religioni e autore insieme a Lawrence Iannaccone del libro "Il mercato dei martiri"

di Leonardo Merlini (Virgilio News, 24 settembre 2004)

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Lei sostiene che i kamikaze sono persone normali. Questo rende il fenomeno, se possibile, ancora più inquietante.
Certo. Se il reclutamento dei terroristi avvenisse solo in fasce marginali la soluzione sarebbe più semplice. Ma il problema non si eliminerà solo risolvendo la drammatica questione delle condizioni dei campi profughi o delle sacche di povertà in alcuni Paesi a maggioranza islamica.

Qualcuno ha interesse a perpetuare la convinzione che la scelta di diventare martiri sia provocata dalla disperazione?
La risposta è complessa. Secondo l'ideologia "no global" il terrorismo è generato dalla miseria indotta dal colonialismo occidentale prima e della globalizzazione poi. Molteplici forze politiche, alcune in buona fede e altre meno, hanno interesse a perpetuare questa ideologia. I nostri studi dimostrano che le premesse empiriche su cui si basa sono false.

Quali le prime mosse per minare l'offerta delle aziende del terrore?
La prima mossa non può essere che militare e di polizia: ostacolare le capacità operative delle aziende del terrore, rendere più difficile che l'offerta incontri la domanda. Nel medio-lungo periodo invece la prospettiva è quella di favorire un'offerta di esperienza religiosa islamica forte, che abbia però preso le distanze dal terrorismo. Per questo sostengo che il terrorismo non si combatte favorendo regimi e movimenti laicisti e non religiosi - che non operano sullo stesso target e sulla stessa audience - bensì sostenendo discretamente un Islam conservatore, che può raggiungere e interessare lo stesso tipo di consumatore religioso oggi sedotto dalle sirene ultra-fondamentaliste.

Come possiamo fronteggiare la minaccia terrorista nella vita di tutti i giorni?
La guerra asimmetrica scatenata dalle aziende del terrore è difficile da vivere. Tuttavia bisogna farlo attrezzandosi anzitutto sul piano morale e civico, recuperando la consapevolezza che esistono valori per cui vale la pena di vivere e anche di morire - quello appunto che i terroristi considerano il loro punto di forza: essi pensano che l'Islam abbia questa consapevolezza e l'Occidente non più. Quindi, cercando di capire l'avversario che abbiamo di fronte, tenendosi lontano sia dagli isterismi islamofobi sia dai pacifismi buonisti.

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