La persuasione islamista in Occidente, fra psicologia e sindrome di Stoccolma
La sfida del terrorismo è ormai divenuta globale: a questa convinzione maturata dopo l’attacco alle Twin Towers dell’11 settembre 2001, si debbono aggiungere le considerazioni derivanti dalla strage di Madrid dell’11 marzo 2004, laddove è emersa una realtà ancora più pericolosa: a tale rete fanno oramai capo anche gruppi estremistici uniti da una comune ideologia antiamericana e antiebraica.
Così, il terrorismo è penetrato nella fortezza occidentale, dagli Stati Uniti all’Europa, come un cavallo di Troia, e, come non manca di sottolineare un recente volume di Stefano Dambruoso e Guido Olimpio ne sfrutta la «tutela giuridica», ovvero un certo «formalismo» della legge italiana: non si può infatti evitare di chiedersi se una legge che consente l’arresto solo a reato compiuto, o almeno quando è evidente che sarà commesso, sia adeguata per debellare il terrorismo ultra-fondamentalista islamico in Italia e - più in generale - in Occidente.
Un grido d’allarme sui pericoli incombenti (e stranamente sottovalutati) si trova in un volume di Magdi Allam, il quale sul tema ha già al suo attivo varie pubblicazioni, fra cui Bin Laden in Italia (2002) e Saddam (2003), editi da Mondadori.
Il libro non risparmia stoccate allo stesso Occidente, il quale secondo l’autore non è una semplice vittima dell’integralismo e del terrorismo islamico, ma uno «sponsor» di rilievo dello stesso a causa di un cocktail esplosivo «di ingenuità, ignoranza, dubbi, paure, cedimenti, errori e nefandezze». Il cosiddetto «popolo delle moschee» stanziato in Occidente, infatti, persegue il modello dello stato teocratico che si annida in seno allo stato di diritto adottando - a seconda dell’opportunità e dei rapporti di forza - i criteri di flessibilità, confronto e adoperando gli strumenti della dissimulazione, del dialogo o della persuasione e della cieca sottomissione, del ricatto, delle intimidazioni, delle minacce, dell’anatema e della violenza.
L’analisi di Allam prosegue citando fra questi strumenti (per la verità, senza oltre specificare) anche il «plagio». è qui che purtroppo il suo volume rischia di cadere di tono; occorre infatti rimarcare che l’idea di plagio e gli assimilabili concetti di lavaggio del cervello e manipolazione mentale attribuibili a gruppi religiosi non costituiscono categorie accettate o accettabili dalla comunità scientifica, come fra l’altro ben mostra, con particolare riferimento al terrorismo di matrice islamica ultra-fondamentalista, il recente volume di Laurence R. Iannaccone e Massimo Introvigne, Il Mercato dei Martiri. L’industria del terrorismo suicida (Lindau, Torino 2004).
Tragicamente, l’identikit del «terrorista modello» corrisponde, per riprendere le parole di un leader della rete terroristica, frutto di un’intercettazione telefonica riportata da Dambruoso, ad un personaggio di alto livello culturale e - ancora - colto, preparato, convinto.
Magdi Allam, Kamikaze made in Europe. Riuscirà l’Occidente a sconfiggere i terroristi islamici?, Mondadori, Milano 2004, pp. 96, € 10,00.
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