CESNUR - center for studies on new religions

Rivincita delle religioni. Dio è tornato
Nostra intervista al prof. Massimo Introvigne, direttore del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni) circa il suo ultimo volume scritto con il sociologo americano Rodney Stark

di Agostino Clerici (Il Settimanale della Diocesi di Como, anno 26, n. 37, 4 ottobre 2003)

Prof. Introvigne, ci dica innanzitutto chi è Rodney Stark, coautore del volume insieme a lei?

Rodney Stark è appena stato eletto presidente della Società per lo Studio Scientifico della Religione, la più antica e autorevole associazione professionale degli specialisti di scienze religiose. È considerato uno dei più importanti sociologi delle religioni viventi, dopo trent’anni di carriera in diverse università americane e la pubblicazione di volumi che sono considerati pietre miliari in questa disciplina, nonché del manuale di sociologia – chiamato semplicemente Sociology e arrivato all’ottava edizione – più usato nelle università di lingua inglese. Stark è anche il padre della teoria dell’“economia religiosa”, che io ho a mia volta applicato a diversi nuovi movimenti religiosi.

Il libro in un certo senso falsifica il “paradigma” della secolarizzazione – tanto in voga sino a qualche anno fa e ancora sulla bocca di tanti cattolici – e già nel titolo s’annuncia come un’“indagine sulla rivincita delle religioni in Occidente”. Ma qual è, allora, il nuovo “paradigma” per leggere la situazione religiosa attuale?

La teoria dell’economia religiosa postula che la domanda religione rimanga abbastanza costante nella storia. È l’offerta che varia, e le variazioni dell’offerta influenzano la domanda. Un’offerta ricca e differenziata fa sì che un maggior numero di persone partecipino alle attività della religione organizzata. Secondo i teorici della secolarizzazione il pluralismo religioso e la concorrenza fra le religioni fanno venire meno la credibilità della religione in genere, e il numero delle persone sia che si dichiarano religiose sia che frequentano le chiese scende. Questi teorici si sono trovati di fronte fin dall’inizio alla pietra d’inciampo costituita dal fatto che negli Stati Uniti il numero di praticanti religiosi è (ed è sempre stato) da doppio a triplo rispetto all’Europa, eppure gli Stati Uniti sono la terra del massimo pluralismo religioso. Pertanto i teorici della secolarizzazione hanno cominciato a parlare di “eccezione americana”. Quando sociologi africani, asiatici e latino-americani hanno obiettato che i loro paesi assomigliano di più agli Stati Uniti che all’Europa, i teorici della secolarizzazione si sono rifugiati nell’idea della “eccezione europea”, secondo cui la secolarizzazione è un fenomeno tipicamente ed unicamente europeo. Noi sosteniamo ora che non c’è neppure una “eccezione europea” e la teoria della secolarizzazione è semplicemente sbagliata. Le credenze religiose sono ormai in Europa così alte come negli Stati Uniti; la pratica è certamente più bassa ma questo si spiega con la distorsione del mercato religioso indotta dagli interventi degli Stati.

La “teoria dell’economia religiosa” studia il funzionamento del “mercato religioso”. Così si legge nel volume. Qualche lettore, aduso alle battaglie contro il consumismo e abituato a tenere la religione fuori dall’agone commerciale, potrebbe storcere il naso e accusarla di banalizzare la religione. Come risponde a questa ipotetica accusa?

Va anzitutto precisato che la nostra teoria si occupa solo degli aspetti quantitativi della religione (quanti dicono di credere, quanti vanno a Messa) e non degli aspetti qualitativi (quanto la fede influenza la vita morale e sociale). Non abbiamo nessun dubbio sull’esistenza di una fortissima secolarizzazione qualitativa in Italia (la “scristianizzazione” di cui parla mons. Maggiolini). Ma le due cose non vanno insieme: l’Italia oggi è insieme il paese dell’Europa Occidentale dopo l’Irlanda dove più persone dicono di credere in Dio e frequentano le chiese, e il paese del mondo con la più bassa natalità e il più alto consumo di pornografia. In questo senso la fede si è “banalizzata” nel senso che non influenza più in modo decisivo le scelte morali, sociali e politiche. I sociologi non possono risolvere questi problemi, ma possono offrire dati su cui chi si occupa di pastorale può riflettere. Considerare il campo religioso come un mercato, le cui leggi non sono diverse rispetto al mercato delle automobili o dei bulloni, può sembrare provocatorio ma aiuta a raccogliere e spiegare i dati meglio di altre metodologie. Naturalmente la teoria dell’economia religiosa non si disinteressa affatto delle dottrine (anche se non si interessa alla loro verità teologica: ma questa è una caratteristica della sociologia in genere); studiare il mercato religioso senza considerare le dottrine sarebbe come studiare il mercato delle automobili senza considerare le automobili.

“Anche i sociologi della religione normalmente hanno delle opinioni personali sulla religione, e un buon numero di loro ha anche una fede religiosa”. Così scrive nell’introduzione. Mettendosi per un momento il “cappello” della sua fede cattolica, prof. Introvigne, quale pensa possa essere il ruolo del cattolicesimo come “offerta” alla “domanda” religiosa di questo inizio di millennio?

A mio avviso la teoria dell’economia religiosa conferma una verità di natura filosofica prima che teologica su cui il cristianesimo ha a lungo insistito, e cioè che la persona umana è naturalmente aperta alla religione. Questa apertura è costitutiva della persona e non dipende da periodi di crisi o da altri accidenti della storia. In fondo si dice questo quando si dice che la domanda religiosa è costante. È una prospettiva che può anche essere consolante: non viviamo in “mala tempora” dove non c’è più una domanda di cristianesimo. Si tratta però di rendere attraente l’offerta e di fare sì che incontri una domanda che è forse diversa da come alcuni se l’erano rapresentata. Questo portare l’offerta al livello della domanda altro non è che la nuova evangelizzazione.

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Rodney Stark - Massimo Introvigne
Dio è tornato

Piemme, Casale Monferrato (AL) 2003

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