Renaissance Man. Così, usando un'espressione anglosassone, si potrebbe definire Massimo Introvigne, vero "uomo del Rinascimento", dai molteplici interessi. Tra le sue tante attività, è direttore del CESNUR (Centro studi sulle Nuove Religioni), una rete di centri di ricerca internazionali dedicati allo studio delle nuove religioni, dell'esoterismo e dei miti contemporanei, , e presidente della sezione italiana della Transylvanian Society of Dracula
E' autore, coautore e curatore di oltre cinquanta saggi (persino un suo affezionato lettore, come chi scrive, fa fatica a seguire questa sterminata produzione), tra cui ricordiamo: I due principi di giustizia nella teoria di Rawls (Giuffrè, 1983), Il reverendo Moon e la Chiesa dell'Unificazione (Elledici, 1987), Le nuove religioni (SugarCo, 1989), Il cappello del mago. I nuovi movimenti magici, dallo spiritismo al satanismo (SugarCo, 1990), Il ritorno dello gnosticismo (SugarCo, 1993), Indagine sul satanismo. Satanisti e anti-satanisti dal Seicento ai nostri giorni (Mondadori, 1994), La stirpe di Dracula. Indagine sul vampirismo dall'antichità ai nostri giorni (Mondadori, 1997), Osama bin Laden. Apocalisse sull'Occidente (Elledici, 2001), un'interessante analisi del pensiero del tristemente celebre leader di al-Qa'ida.
Nel 2001 è inoltre uscita per i tipi della Elledici la fondamentale Enciclopedia delle religioni in Italia (che ha realizzato con PierLuigi Zoccatelli, Nelly Ippolito Macrina e Veronica Roldán), il primo studio completo dei vari gruppi religiosi presenti nel nostro Paese.
E' tra i curatori di una corposissima bibliografia sui vampiri a fumetti, che verrà pubblicata negli Stati Uniti.
Introvigne è molto più competente di Giles l'Osservatore, il mentore della celebre cacciatrice di vampiri Buffy, e ha gentilmente accettato di farci da guida nel complesso universo vampirico.
Stefano Priarone: Dottor Introvigne, lei è più noto come direttore del CESNUR che come presidente della sezione italiana di The Transylvanian Society of Dracula: tuttavia non penso che vi sia contraddizione fra questi interessi
Massimo Introvigne: Curiosamente, in molti paesi sono stati gli studiosi accademici di religioni minoritarie e di esoterismo a interessarsi per primi in modo sistematico di vampiri e a produrre una letteratura scientifica in materia. Penso ad Antoine Faivre (già direttore di dipartimento e ordinario di Storia delle correnti esoteriche alla Sorbona) in Francia e a J. Gordon Melton (direttore dell'Institute for the Study of American Religions a Santa Barbara, in California) negli Stati Uniti. Il primo libro di Faivre, pubblicato nel 1962, si chiamava Les vampires; nel 2001 è uscito un volumone in suo onore in cui diversi articoli ricordano questi suoi studi (il mio si chiama "Antoine Faivre, padre degli studi contemporanei sui vampiri"). Quanto a Melton, le sue due edizioni dell'enciclopedia dedicata ai vampiri, The Vampire Book, hanno venduto più di centomila copie, superando le sue pure ben note enciclopedie dedicate alle religioni. Tra l'altro, Faivre e Melton sono i responsabili delle branche rispettivamente francese e statunitense del CESNUR. Quest'ultimo ha esteso da anni i suoi interessi dalle religioni a quella che negli Stati Uniti si chiama "popular fiction" e alla cultura popolare considerata nei suoi rapporti con il sacro e il soprannaturale. Le collezioni sui vampiri sono parte integrante della biblioteca del CESNUR, e il sito Internet del CESNUR (www.cesnur.org), che ha oltre un milione di accessi all'anno, ha pagine molto visitate, oltre che sui vampiri, su Harry Potter, sul fenomeno Blair Witch e su Tolkien. Naturalmente, Tolkien e Blair Witch hanno generato importanti sviluppi sul piano del fumetto; per Harry Potter l'autrice non è per ora favorevole ma nel lungo periodo l'approdo ai fumetti è inevitabile.
Priarone: Domanda da far tremare i polsi: può darci una definizione di vampiro?
Introvigne: Il problema è molto importante quando si tratta, per esempio, di compilare bibliografie. Credo che la definizione debba essere triplice e fare riferimento: (a) a un non-morto che si alimenta principalmente o esclusivamente di sangue; (b) a un vivente che per qualche ragione, volontariamente o meno, assume almeno alcune fra le principali caratteristiche comunemente attribuite ai vampiri non-morti (per esempio, Man-Bat e Morbius, ma anche i protagonisti di qualche fumetto alternativo dedicato al mondo della cultura "gotica" che si vestono come vampiri e occasionalmente bevono sangue); e (c) al vampiro psichico che si alimenta dell'energia di altre creature viventi (se compilassi una bibliografia del fumetto italiano di vampiri, sarei tentato di inserire in questa categoria gli Evroniani di PK; colleghi stranieri inseriscono la saga fantasy - libri e fumetti - di Elric, perché la sua spada Stormbringer assorbe energia e si comporta come vampiro psichico). A margine, aggiungerei gli pseudo-vampiri, cioè i personaggi che fanno credere di essere vampiri o sono percepiti come vampiri ma non lo sono (come nella famosa Avventura del vampiro del Sussex di Sherlock Holmes), e i pipistrelli vampiri, cioè pipistrelli assetati di sangue che attaccano le altre creature viventi. Infine, la letteratura sul personaggio storico Vlad Dracula - grazie alla strettissima associazione creata da Bram Stoker con i vampiri, e per quanto gli storici della Romania quattrocentesca si indignino - va ormai inserita nelle bibliografie sui vampiri, fumetti che raccontano la vita di Vlad compresi.
Priarone: Tiziano Sclavi, il creatore di Dylan Dog, non ha mai amato i vampiri classici (i protagonisti della storia I vampiri - Dylan Dog n. 62 - hanno a mio avviso poco in comune con i non morti della tradizione letteraria), visto che preferisce i mostri brutti e sfortunati a quelli ricchi e affascinanti: però forse gli piacerebbe il vampiro folklorico
Introvigne: Bisognerebbe chiedere a lui, ma certamente il vampiro folklorico non ha molto in comune con il conte Dracula. Nei cicli balcanici più noti si tratta in genere di personaggi percepiti come marginali dai loro compaesani, che dopo la morte escono dalla tomba e li perseguitano con il loro alito fetido, vestiti stracciati e aspetto ripugnante e puzzolente fino a quando non li si elimina con il paletto o la decapitazione. Peraltro i vampiri brutti e sfortunati non mancano neppure nei fumetti. Un delizioso esempio è Draculass, la figlia di Dracula che ha avuto lunga fortuna sui fumetti per bambini inglesi della IPC/Fleetway (se non c'è un'apparizione precedente che ignoro, debutta su Monster Fun del 14 giugno 1975, data che ricordo facilmente perché è quella del mio ventesimo compleanno). Draculass è brutta, maltrattata, e non riesce quasi mai nel suo intento che è di mordere qualcuno. Anche pubblicazioni come Mad e Cracked ci hanno offerto un'ampia gamma di vampiri inetti e pasticcioni.
Priarone: Quali sono le differenze e le caratteristiche in comune fra il vampiro folklorico, il vampiro della fiction e il cosiddetto "vampiro"?
Introvigne: Se per "vampiro" tra virgolette intendiamo la persona umana contemporanea che si atteggia a vampiro, il suo punto di riferimento è ovviamente il vampiro della fiction classica da Lord Ruthven a Dracula e a Lestat. Naturalmente si tratta di un vampiro di imitazione: potrà anche bere sangue (in genere non dal collo, il che è difficile e scomodo, ma meno romanticamente praticando piccoli tagli su un dito o su un braccio di quello che chiama "donatore") ma difficilmente gli riuscirà di diventare immortale. Nonostante questo, la subcultura dei "vampiri" - che non va confusa con le poche frange che hanno commesso attività criminali - ha dimostrato almeno nel mondo di lingua inglese una sorprendente capacità di mantenersi negli anni e di crescere, e di recente è stata oggetto anche di alcuni pregevoli studi.
Priarone: Papa Benedetto XIV e François Marie Arouet: sono due personaggi ben diversi, ma almeno su una cosa erano d'accordo
Introvigne: Sì. il Papa e Voltaire erano d'accordo sul fatto che i vampiri non esistono. Bisogna dire che avevano però un'opinione diversa del benedettino dom Augustin Calmet (1672-1757), comunque uno dei grandi intellettuali della Chiesa del suo tempo. Voltaire, dopo essere stato ospitato da Calmet e avere profittato ampiamente dell'enorme biblioteca del monastero di Senones, di cui il benedettino era abate, ne fece oggetto dei suoi strali anticlericali al vetriolo presentandolo tra l'altro come un credulone disposto ad accreditare le più inverosimili storie di vampiri. Questo ritratto è rimasto nel tempo, ma le cose non stanno proprio così, come sapeva appunto quel corrispondente di Calmet che era il papa Benedetto XIV, il quale cercò senza successo per anni di fargli accettare una posizione come vescovo. La Dissertazione sulle apparizioni di Calmet, del 1746, è un'opera antologica in cui il benedettino riporta opinioni e testi di altri e solo occasionalmente dice la sua. E' facile quindi attribuirgli quelle che presenta come opinioni altrui che non condivide, soprattutto se non si ha la pazienza di leggere tutto il testo. In verità nel 1746 Calmet ha dei dubbi sull'esistenza dei vampiri. Nel 1751 - quando pubblica la terza edizione della sua opera, con il titolo Trattato sulle apparizioni - i dubbi sono risolti e Calmet conclude, testualmente, che occorre "negare assolutamente" l'esistenza dei vampiri. E' sulla scorta di Calmet - prima ancora che del vescovo di Trani e poi cardinale Giuseppe Davanzati (1665-1755), la cui Dissertazione sopra i Vampiri sarà pubblicata postuma solo nel 1774, benché fosse nota in manoscritto al papa - che la Chiesa (cioè Benedetto XIV) e lo Stato (nella persona di Maria Teresa d'Austria, altra corrispondente di Calmet) prendono misure repressive contro l'esumazione dei cadaveri dei presunti vampiri. Alla lunga, queste misure confinano il vampiro folklorico ai margini dell'Europa. Ed è con la marginalizzazione del vampiro folklorico che si apre la strada alla nascita del vampiro letterario.
Priarone: Il purgatorio e i vampiri: qual è il loro strano rapporto?
Introvigne: La tesi avanzata nel mio volume La stirpe di Dracula è che fra cattolicesimo e credenza nei vampiri ci sia una incompatibilità strutturale, e non solo perché (come ha ricordato Faivre) la questione dell'esistenza dei vampiri (che nel secolo XVIII è una grande questione universitaria) permette nel Settecento di continuare a veicolare idee magico-esoteriche proibite o screditate in altri contesti. Io penso che per la Chiesa cattolica il defunto "inquieto" ha il suo luogo proprio cui è (temporaneamente) destinato, che è il purgatorio, dunque non ha bisogno di errare sulla Terra come non-morto. Se prendiamo una cartina dell'Europa vediamo che le zone a maggioranza cattolica (per esempio l'Italia, la Francia, la Spagna e il Portogallo) quasi non conoscono il vampiro folklorico. In Polonia il ciclo del vampiro fa capolino (suscitando le ire di Benedetto XIV) in aree cattoliche, ma viene dalle aree protestanti e ortodosse. E nel mondo ortodosso i cicli folklorici del vampiro esplodono dopo che diversi concili negano l'esistenza del purgatorio. Beninteso, le anime del purgatorio possono ritornare come spettri: a questo il cattolicesimo non si oppone, e a Roma c'è perfino un museo (oggi visitabile con qualche difficoltà) delle tracce lasciate dalle anime del purgatorio che ritornano. Calmet e Benedetto XIV non credevano ai vampiri ma credevano fermamente agli spettri e alle apparizioni, in questo in effetti differenziandosi da Voltaire. Ma vampiri e spettri sono personaggi ben diversi.
Priarone: Polidori, Byron e Lord Ruthven: la genesi di The Vampyre
Introvigne: Io credo che il vampiro letterario nasca con Byron, sia per la poesia The Giaour, del 1813, sia per gli atteggiamenti da "vampiro psichico" del poeta inglese, satireggiati dalla sua amante abbandonata Lady Caroline Lamb nel suo romanzo Glenarvon, che esce nel maggio 1816, dove Byron è rappresentato nelle vesti del protagonista Lord Clarence Ruthven, conte di Glenarvon. Nel giugno 1816 Byron, il suo medico personale John William Polidori (1795-1821) e i loro amici, i coniugi Shelley, si trovano nella (tuttora esistente) Villa Diodati, sul Lago di Ginevra. Qui, stimolati dalla lettura di un libro di spettri, la Fantasmagoriana di Jean-Baptiste Eyriès (1767-1846), decidono di scrivere ognuno una storia dell'orrore. L'unico frutto importante di questo episodio è il Frankenstein di Mary Shelley: Percy Shelley non scrive nulla, Polidori il poco memorabile Ernestus Berthold e Byron il breve "Frammento di una storia". Qui Byron comincia a raccontare la storia di un non-morto che chiama Augustus Darvell, ma si interrompe dopo cinque pagine. La storia di Byron piace a Polidori, che la rielabora in un libro intero, The Vampyre. Polidori termina l'opera nel settembre del 1816, ma non intende pubblicarla. Lo convince l'editore Colburn, lo stesso che aveva pubblicato il Glenarvon di Lady Caroline Lamb, che lo pubblica sulla sua rivista New Monthly Magazine del 1° aprile 1819 e poi in volume. L'astuto e poco scrupoloso editore sceglie la data del 1° aprile per cautelarsi e potere sostenere in seguito che si trattava di uno scherzo. Infatti il testo - dove il vampiro si chiama
Lord Ruthven come il protagonista di Glenarvon - con grande sorpresa di Polidori appare indicando come autore non il medico, ma lo stesso Byron: il pubblico (non solo in Inghilterra), sempre avido di pettegolezzi, lo divora come risposta di Byron a Lady Lamb. L'ira di Byron - che, del tutto a torto, non crederà all'innocenza di Polidori - sarà così funesta che il medico di origine italiana entrerà in uno stato di depressione da cui uscirà, nel 1821, solo con il suicidio. Paradossalmente, Polidori si suicida quando in Germania e in Francia la sua opera comincia a essere celebrata come un ottimo romanzo, il cui ruolo nella genesi del vampiro letterario (e a fumetti) è ancora oggi riconosciuto. Lord Ruthven ha già molte caratteristiche di Dracula.
Priarone: Una curiosità: ci può raccontare la "versione vampirica" dei Promessi sposi, The Last Lords of Gardonal?
Introvigne: L'autore è William Gilbert (1804-1890), più noto come padre di William S. Gilbert (1836-1911), il Gilbert dell'indimenticabile coppia dell'operetta Gilbert & Sullivan. La storia esce a puntate sulla rivista Argosy dal luglio al settembre 1867. L'ispirazione dai Promessi Sposi è dichiarata, con personaggi come i bravi e anche un Innominato (che qui è però un astrologo); non è ambientata sul lago di Como ma pur sempre in Lombardia, a Bormio. Il barone Conrad (cioè don Rodrigo) si innamora della bella Teresa Biffi (Lucia) e la fa rapire dai bravi. Teresa tarda però ad arrivare, e l'Innominato fa sapere che si trova nel suo castello. Finalmente l'Innominato rimanda Teresa al barone, ma dopo le nozze questi scopre che Teresa (in realtà morta durante l'aggressione dei bravi) è diventata un vampiro. E la "neo nosferatu" lo vampirizza a morte.
Priarone: Il Vlad Dracula storico e il Dracula di Bram Stoker: ci sono somiglianze?
Introvigne: Il tema è estremamente controverso. Di recente Elizabeth Miller, la storica della letteratura canadese che tra l'altro presiede la Transylvanian Society of Dracula in Canada, ha pubblicato un ampio studio dove dirige i suoi strali contro chiunque scorga delle parentele fra Vlad e il Dracula di Bram Stoker. Come è noto, Stoker scopre il nome Dracula quando ha già finito il manoscritto, dove il vampiro si chiama semplicemente "Count Wampyr". Poco prima della pubblicazione (che è del 1897) Stoker trova nella biblioteca di Whitby (la cittadina sul mare dove va in vacanza e che ha un ruolo importante in Dracula) l'opera di William Wilkinson, ex console inglese a Bucarest, An Account of the Principalities of Wallachia and Moldavia, dove c'è un paragrafo su Vlad Dracula. Si innamora del nome e corre a cambiare il romanzo; non sappiamo però quanto sapesse del Vlad Dracula storico, a prescindere dai brevi riferimenti di Wilkinson e forse da qualche altro libro. La tesi resa popolare dai libri del defunto Raymond McNally e di Radu Florescu, e trasposta nel film di Coppola Dracula di Bram Stoker del 1992 secondo cui la vicenda storica di Vlad e quella del Dracula di Stoker sono strettamente collegate è tanto affascinante quanto sfornita di prove convincenti. Tuttavia Dracula non è un nome casuale, e Stoker lo sceglie con riferimento a un personaggio storico ben preciso, che è proprio quel Vlad Dracula nato nel 1431 e morto nel 1476 e non un altro.
Priarone: Come ha avuto l'idea di curare una monumentale opera sui vampiri a fumetti? Quali sono le caratteristiche di questo lavoro?
Introvigne: L'idea non è mia, ma di J. Gordon Melton e del suo collega canadese Robert Eighteen-Bisang. Io sono entrato nella squadra quando un primo abbozzo della monumentale bibliografia (oltre ottomila voci) era già pronto, ampliando soprattutto le parti sui fumetti pre-code e sull'Inghilterra (dove, così come in Australia, c'è ancora molto da lavorare e ce ne sarà anche dopo la pubblicazione della bibliografia). L'idea di base è che il vampiro sia il secondo principale protagonista dei fumetti (a grande distanza dal primo) dopo il supereroe. La bibliografia rubrica tutto quanto esiste (fumetti e fotoromanzi, questi ultimi ben pochi) in lingua inglese, non solo dove il vampiro è il protagonista ma anche dove è un semplice comprimario (per esempio le varie storie dove Batman, Superman, Capitan America, Zorro ma anche i Flintstone, Daffy Duck, Archie e perfino Goofy, cioè Pippo, incontrano dei vampiri). Abbiamo inserito sia i fumetti per bambini, sia quelli presentati come "per adulti", cioè a sfondo erotico.
Negli Stati Uniti la produzione, pure ampia, è meno ricca in questo settore particolare rispetto al'Italia, con Zora e le sue sorelle, che secondo me sono proprio la parte che, per la sua ampiezza e per la difficoltà di rintracciare oggi tutti gli albi al di là di quelli notissimi, renderebbe difficile una bibliografia completa per la lingua italiana, che va comunque tentata.
Priarone: Quali sono stati i primi vampiri a fumetti?
Introvigne: Per quanto riguarda la lingua inglese, il primo vampiro, "The Vampire Master", appare nella prima vignetta della storia Doctor Occult and the Ghost Detective, pubblicata su New Fun Comics (la prima pubblicazione DC) numero 6 dell'ottobre 1935. La storia - che continua poi in More Fun Comics - è molto ricercata dai collezionisti perché sotto gli pseudonimi di Leger e Reuths gli autori sono Siegel e Shuster, i creatori di Superman. Nel 1939 troviamo poi sui numeri 31 e 32 di Detective Comics la classica storia Batman contro il vampiro. Qui finiscono le apparizioni dei vampiri negli anni 1930. Negli anni 1940 ci sono una trentina di titoli, fra cui spiccano la propaganda di guerra che vede Capitan America combattere vampiri mandati negli Stati Uniti da scienziati pazzi giapponesi e gli incontri con i vampiri del Frankenstein umoristico creato nel 1945 da Dick Briefer, finché nel 1948 è lanciato Adventures into the Unknown!, il primo fumetto dell'orrore che annuncia l'esplosione di albi dedicati ai vampiri, ai serial killer e altri mostri nei primi anni 1950 (con titoli famosissimi come Tales from the Crypt, Haunt of Fear e tanti altri), esplosione che sarà fermata dal parallelo passaggio nel 1954 negli Stati Uniti del Comics Code e in Gran Bretagna della legge contro i fumetti "diseducativi" chiamata Children and Young Persons (Harmful Publications) Act.
Priarone: Lo ha menzionato: parliamo di un feroce ammazzavampiri, il Comics Code.
Introvigne: Nel 1959 Richard Condon (1915-1996) pubblica il suo romanzo Il candidato della Manciuria, il principale manifesto letterario delle teorie secondo cui il "lavaggio del cervello" è la tecnica normalmente usata per fare accettare alle persone idee assurde che altrimenti non avrebbero fedeli (nella propaganda della Guerra fredda si trattava del comunismo). Molti conoscono questo romanzo anche in Italia dal film del 1962 con Frank Sinatra. Ebbene nel romanzo lo scienziato cinese Yen Lo, si trova a dover convincere un gruppo di generali russi e cinesi che il lavaggio del cervello esiste, e non trova di meglio che citare il libro del 1954 Seduction of the Innocent dello psichiatra americano Fredric Wertham (1895-1981) per provare che in America a milioni di adolescenti viene lavato il cervello con i fumetti dell'orrore. Wertham sarà il grande protagonista della campagna che porterà al Comics Code, che tra l'altro vieterà la rappresentazione dei vampiri nei fumetti fino alla sua revisione nel 1971. Naturalmente nel periodo 1954-1971 i vampiri non scompaiono del tutto perché ci sono case editrici che non aderiscono al codice (che non è una legge, ma un regolamento di autodisciplina) come la Dell, si tollera la rappresentazione di vampiri umoristici (per esempio nelle avventure a fumetti di Jerry Lewis e Bob Hope pubblicate dalla DC) e soprattutto il codice riguarda gli albi a fumetti, non le riviste in bianco e nero almeno in teoria destinate agli adulti, il campo in cui l'editore Jim Warren rilancia in grande stile il vampiro negli anni 1960 dalle pagine di Creepy, Eerie, e Vampirella nonostante il codice.
Wertham è oggi sinonimo di oscurantismo e censura. In realtà egli si inserisce nella tradizione tipica della Guerra fredda che attribuisce al "lavaggio del cervello" tutti i comportamenti antisociali o semplicemente impopolari, una tradizione screditata dagli studi seri ma ancora viva quando si parla di "sette", tuttora accusate di praticare il "lavaggio del cervello". Posso fare riferimento al mio volume Il lavaggio del cervello: realtà o mito? (Elledici), dove ricostruisco la storia a suo modo affascinante di questo pittoresco concetto.
Priarone: Lei ha probabilmente la più grande collezione di fumetti sui vampiri al mondo: quali sono i suoi pezzi più pregiati?
Introvigne: Purtroppo i più pregiati - per ovvie ragioni di sicurezza - non sono nella biblioteca del CESNUR, aperta al pubblico, e nemmeno a casa mia; sono al sicuro. Ho i due Batman del 1939, il New Fun Comics con la prima storia di vampiri e la prosecuzione in More Fun Comics n. 7 e n. 8 (ma non il n.9). Ho una buona metà, forse anzi tre quarti, dei titoli pre-code, e per quanto riguarda l'epoca più recente molte delle varianti di prezzo (oggi piuttosto ricercate) introdotte a titolo sperimentale dalla Marvel per brevi periodi e delle varianti canadesi. In totale ho oltre seimila albi in inglese (ne dovrebbero esistere un po' più di settemila): la ricerca continua. Sono invece ancora molto carenti le collezioni in francese, italiano e spagnolo, embrionali in tedesco e in altre lingue. Forse qualche lettore potrà aiutarmi proponendomi pezzi o collezioni interessanti in italiano, in modo da permettere la pubblicazione di una bibliografia (potrà contattarmi all'indirizzo E-mail della biblioteca del CESNUR cesnur_to@virgilio.it).
Priarone: E' stato sostenuto che le epoche d'oro del vampiro a fumetti hanno spesso coinciso con i periodi meno brillanti del vampiro letterario: come mai?
Introvigne: E' possibile, e questo deriva dal fatto che per arrivare dalla letteratura al fumetto un ciclo o un'idea nuova richiede qualche anno. Quando arriva al fumetto può darsi che abbia esaurito la sua vitalità nella letteratura.
Priarone: Vampirella: la sexy vampira di Drakulon può essere considerata figlia del suo tempo?
Introvigne: Certo Forrest Ackerman si ispirò a Barbarella interpretata da Jane Fonda per crearla nel 1969, e Barbarella era un'icona degli anni 1960. Peraltro Vampirella, come Batman o Superman, si è evoluta e ce ne sono diverse versioni piuttosto diverse fra loro, ciascuna figlia del suo tempo. Problemi legali a parte, i fan della Warren non amano la "nuova" Vampirella della Harris. E tra i fan della Harris ce ne sono che hanno reagito piuttosto male al passaggio alla versione manga, Vampi, di Kevin Lau, tanto che Vampi e Vampirella oggi proseguono parallelamente ma separatamente (ci sono anche due fan club separati).
Priarone: Di recente in Italia è stato pubblicato l'ultimo numero di Preacher, la serie di Garth Ennis e Steve Dillon, fra i cui protagonisti c'è il vampiro Cassidy: La serie era annunciata come fortemente anticristiana e si conclude con la morte di Dio; tuttavia questa divinità ha, a mio avviso, ben poco in comune con il Dio cristiano e ricorda semmai il demiurgo malvagio degli gnostici. Come mai questa "attrazione fatale" fra vampiro della fiction e gnosi?
Introvigne: Parliamo dell'ultimo "finto", il n. 65 dove tutti muoiono o dell'ultimo "vero", il n. 66, dove tutti risorgono?
Priarone: Ovviamente del secondo
Introvigne: Preacher è un sapiente impasto di miti della cultura popolare, compreso quello secondo cui discendenti di Gesù Cristo e della Maddalena (che si sono sposati e hanno avuto figli) sono vivi e vegeti e i loro segreti sono custoditi nella chiesetta francese di Rennes-le-Chateau. Questo mito ha incontrato i vampiri quando la Magdalena di Darkness li ha combattuti in una sua mini-serie. Il fumetto di vampiri di recente si è molto interessato a mitologie religiose di tipo gnostico (Vampirella della Harris ne è un tipico esempio, ma si può leggere in questa chiave anche Crimson). Si tratta di un ritorno, più o meno consapevole, alla letteratura che dibatte dell'esistenza dei vampiri in chiave esoterica, dove il vampiro è la porta per entrare in forme di teologia eterodossa e di magia: una letteratura piuttosto importante nel Settecento e oggetto dei citati studi di Antoine Faivre.
Priarone: A proposito di vampiri moderni, viene spontaneo pensare a Buffy the Vampire Slayer, la brillante serie televisiva creata da Joss Whedon e sulla quale lei ha tenuto un'interessante lecture ad Harvard. Quali sono le differenza fra i vampiri tradizionali e la mitologia dei non morti di Buffy?
Introvigne: Il fenomeno Buffy è senza precedenti per vastità di derivazioni letterarie e fumettistiche nella storia del cinema e della televisione, avendo superato anche il pur popolare Dark Shadows. I lettori della nostra bibliografia se ne renderanno conto. Si tratta anche di un prodotto televisivo di qualità straordinariamente buona, purtroppo bistrattato in Italia da una programmazione schizofrenica. Hanno cominciato a interessarsene anche gli accademici, e non solo il sottoscritto (che, invitato a Harvard dalla prestigiosa Fondazione Templeton a parlare di Dio nel 2000, ebbe la temerarietà di scegliere come tema di conferenza il concetto di Dio in Buffy). Roz Kaveney ha curato nel 2001 un'antologia di studi accademici su Buffy, Reading the Vampire Stayer; non è lunica. La creazione di Whedon gioca molto sulle nozioni tradizionali di vampiro ma introduce anche con Angel il tema postmoderno del vampiro come eroe positivo (già anticipato dai fumetti e in parte da Anne Rice); la mitologia ricorda Lovecraft e altri quanto a un'epoca dei mostri o dei vampiri precedenti alla nostra, ma ha anche tratti originali. Nel primo episodio il bibliotecario-osservatore Giles mostra l'ambizione di creare una nuova mitologia quando spiega a Buffy che "il mondo è più vecchio di quanto pensiate e, contrariamente alla mitologia popolare, non è cominciato con un Paradiso", ma con un mondo di mostri di cui i vampiri sono gli eredi.
Priarone: Lo stesso Joss Whedon ha scritto per la Dark Horse Comics Fray, una sorta di spin-off di Buffy, con protagonista una cacciatrice del futuro: come le sembra questa serie?
Introvigne: Discreta, a tratti migliore della Buffy a fumetti che è molto discontinua e alterna alti e bassi. Non so però se sia stata all'altezza della grande aspettativa che si era creata fra i fan di Buffy e che aveva portato a bruciare la prima tiratura del primo numero in due giorni.
Priarone: Le storie a fumetti con vampiri che preferisce?
Introvigne: Se non fossero molte avrei smesso di collezionare. Fra le antiche. Batman contro il vampiro. Fra le nuove, l'arco di storia di Crimson è molto interessante.
Priarone: E i suoi vampiri fumettistici preferiti?
Si rischia di scadere nell'ovvio citando Vampirella e La tomba di Dracula della Marvel, ma si tratta di punti di riferimento irrinunciabili e i vecchi testi "canonici" si rileggono sempre con piacere [sono d'accordo N.d.R.]. Tra le produzioni meno conosciute confesso una certa parzialità per la serie in bianco e nero dei Deadbeats creata da Richard Howell nel 1993 e che dura tuttora nonostante le inenarrabili difficoltà di distribuzione che incontrano i piccoli editori. Giacché tra le mie diverse attività sono anche socio di un grande studio legale, sono pure affezionato (come tanti avvocati americani) a Wolff & Byrd, Counselors of the Macabre (oggi Supernatural Law), gli avvocati che hanno come clienti mostri, vampiri e lupi mannari, anche se i vampiri appaiono solo occasionalmente.
Priarone: Parlando dei vampiri bonelliani, qual e' la sua storia preferita? Meglio il vampiro classico Bela Rakosi che affronta Zagor o quello mathesoniano (nel senso che ricorda quelli del romanzo I am Legend dello scrittore americano) di Martin Mystere?
Introvigne: Preferisco Bela Rakosi. Rispondendo oggi, però, preferisco ancor di più Dampyr, che mi sembra un fumetto da tanti punti di vista nuovo - e quello dell'horror è un settore dove creare la novità è sempre difficile.
Priarone: Grazie mille, Dottor Introvigne, e in bocca al lupo con l'index vampirico.