Su Internet compare un lungo messaggio ai palestinesi: la guerra santa ora è contro Israele
Bin Laden è tornato. Fra i palestinesi circola un messaggio, attribuito allo sceicco saudita, che li incita alla rivolta e al massacro degli ebrei nel nome di Allah, prima che arrivi il Giorno del Giudizio. Tra i tanti riferimenti al Corano, si citano a più riprese versetti che richiamano il Giorno del Giudizio. Uno scenario apocalittico che non lascia presagire nulla di buono e nel quale si intravedono, pur nella cripticità del linguaggio utilizzato, elementi che fanno epnsare a una nuova ondata di terrore.
Ancora non si sa se nelle due pagine pubblicate su Internet ci sia davvero la mano di Osama o se si tratti soltanto di una sua evocazione strumentale, ma le mailing list islamiche sono entrate in fibrillazione e già fanno rimbalzare da un capo all'altro della Terra la nuova "epistola ladenese", di cui pubblichiamo una nostra traduzione in questa pagina.
La strategia di diffusione
La "prima lettera di bin Laden ai Palestinesi" spunta il 10 aprile, sul sito jihadunspun.net (il cui referente è tale Bev Kennedy, residente a Lions Bay, British Columbia, in Canada, che mette a disposizione anche il proprio numero di telefono), pubblicizzato in modo piuttosto discreto dall'Islamic News and Information Network (inin.net), dopo circa quindici giorni di inattività seguiti a un messaggio che informa di una prossima pausa «per motivi tecnici». Tra le ultime comunicazioni della mailing list, un appello a tutti i "cybermusulmani" per la costruzione di un nuovo sito Internet votato alla causa del jihad. Quando riprendono gli invii di posta elettronica, la suspence è premiata con la notizia di un nuovo interessante indirizzo. Cliccando, si trova appunto il messaggio firmato bin Laden in data 10 aprile, preceduto da una breve introduzione in cui si spiega come si tratti soltanto di qualche brano del messaggio dello sceicco, ma che si sta cercando di entrare in possesso della versione integrale.
Un testo autentico?
Cosa quanto mai necessaria, anche ad avviso del direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni, Massimo Introvigne, uno dei massimi esperti dello sceicco saudita, di cui ha pubblicato la produzione letteraria nel volume Osama bin Laden - Apocalisse sull'Occidente. «Cercare di autenticare un testo sulla base di una vera o presunta traduzione non è molto facile», dice a Libero lo studioso che ha tenuto corsi anche all'Fbi statunitense e per esperti di sicurezza israeliani. Da un lato «a favore della veridicità si può dire che il testo non dice nulla che bin Laden non sottoscriverebbe». Dall'alttro, «contro c'è che non è tanto difficile scrivere un messaggio ispirandosi a bin Laden, non ci sono riscontri autonomi e il sito appartiene a un'organizzazione americana di cui non si sa nulla e che non ci dà il testo in lunga araba. Perciò l'onere della prova spetta a chi ce lo propone». Di solito, commenta lo studioso, le fonti dei messaggi sono alcuni intermediari in contatto con quel mondo. «Se però il testo fosse autenticabile in qualche modo si potrebbe fare un'analisi sul mutamento di strategia. La Palestina, negli scritti principali di bin Laden, non sembra la causa che gli sta più a cuore. Nella sua carriera ha sempre fatto altre cose». Infatti, c'è questo elemento di novità in più, la guerra santa contro gli ebrei: «L'operazione ha il senso di collegare bin Laden a quello che sta succedendo in Israele, ma al-Qaeda non ha mai colpito obiettivi ebraici, puntando piuttosto sugli americani». Proprio ieri, guardacaso il giorno dopo la diffusione del messaggio, a Djerba, in Tunisia, un camion è esploso davanti a una sinagoga, causando la morte di almeno cinque persone. Segno che qualcuno deve aver letto attentamente la nuova "risoluzione strategica". E subito dopo l'ha anche messa in pratica.
MINACCE & PROCLAMI
«Uccideteli tutti, dovunque si trovino» > Ecco la traduzione dall'inglese del testo attribuito a Osama Bin Laden e rintracciato sul sito jihadunspun.net (il cui referente è t Bev Kennedy, residente a Lions Bay, British Columbia, in Canada, che mette a disposizione anche il proprio numero di telefono), pubblicizzato dall'Islamic News and Information Network (inin.net)
Lode ad Allah che dice: «O Profeta, combatti contro gli infedeli e gli ipocriti» e pace e preghiere siano sul capo dei mujaheddin e dei leader di quelli che nel Giorno del Giudizio saranno identificati dagli emblemi scintillanti sulla fronte e sulle braccia, e pace e preghiera siano sulla stirpe del Profeta e sui suoi compagni che hanno portato la bandiera e difeso la fede islamica e il santuario musulmano.
L'Onnipotente dice: «Coloro che nascondono ciò che abbiamo rivelato dei chiari segni dopo che li abbiamo resi chiari nella Scrittura, costoro avranno la maledizione di Allah e saranno maledetti da coloro che maledicono».
La Ummah (la comunità islamica, ndr) che conta un miliardo (di aderenti, ndr), alla Ummah del Jihad, l'Ummah del martirio e del martirio di se stessi, alla Ummah che è divenuta la miglior comunità mai sorta per l'umanità, alla nostra Ummah islamica (diciamo): Quanto identica è stanotte a ieri, quanto numerosi sono gli insegnamenti ma quanto poco è l'apprendimento, per quanto tempo abbiamo dovuto bere dal calice dell'umiliazione e siamo stati costretti ad abbandonare i padri da quando i nostri affari sono stati diretti dagli inferiori.
La nostra Ummah islamica - Egli che vede le cose con chiarezza e discernimento, egli che comprende le cose attraverso la logica della ragione ed egli che sonda la profondità degli eventi, saprà davvero che la Ummah si è svegliata dal proprio sonno e ha conosciuto la propria via, i cui segni di sono manifestati e le cui pietre miliari sono apparse. La Ummah ora ha conosciuto che quando la clemenza danneggia il perdono è un segno di incapacità, che la pazienza normalmente è buona tranne quando si porta pericolo alla religione, che la perseveranza è normalmente da lodare tranne quando viene il momento dell'azione.
La Ummah si è sollevata nella forma di al-Aqsa e la pietra ha parlato nelle mani dei nobili mujaheddin, siano essi uomini o donne, giovani o vecchi. Come risultato, gli Ebrei hanno cercato di fuggire ma invano. Non hanno trovato rifugio e sono stati messi totalmente allo scoperto, anche se nascosti dietro le mura, e hanno dovuto affrontare corpi umani che esplodono e fanno loro gustare la morte, che dà loro la caccia con il terrore e infligge loro un tremito che li spaventa come se dovessero fuggire da un leone.
Poi venne la spedizione militare di New York ad appiccare il fuoco dell'odierna Habul, frantumando le sue torri, umiliando la sua arroganza, sciogliendo i suoi incantesimi, strappando tutte le bandiere che marciavano al suo seguito e proclamando l'inizio della sua rovina, a Dio piacendo.
Questi eventi giganteschi sono il benedetto jihad che ha proseguito la propria marcia verso la meta agognata ed è giunto per smascherare le deboli scuse e i confutabili pretesti che dicono: «Cosa possiamo fare, nulla è alla portata dei nostri mezzi, proprio non fa per noi».
Tale scusa non ha più senso. Nessun cuore vi si conformerà e nessuna coscienza la accetterà. In vista degli eventi sanguinosi a cui la nostra Ummah è soggetta, oggi è richiesto a ciascuno di combattere e lavorare seriamente.
I leader del popolo, a tutti i livelli, devono muoversi allo scopo di fermare l'impetuoso spargimento di sangue e per gridare allo scandalo per questi aperti tradimenti. Ciascuna di queste guide che non possono muoversi a causa del terrore esercitato nei loro confronti da questi regimi, deve almeno permettere l'iniziativa di coloro che sono più intraprendenti e più audaci e più capaci di cambiamenti effettivi, rimettendo le cose al loro posto, così da avvertire contro l'inazione e la detrazione e da evitare il processo di attesa malconsigliata e di monopolio proibito. È il jihad che ha motivato questi giovani che hanno risposto all'Onnipotente che dice: «Quando poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati» (Corano) Al Tawbah, versetto 5.
È questo jihad che è in grado di incitare e dare impulso ai figli della Ummah. Ovunque il jihad continui fino al Giorno della Risurrezione, i nostri giorni come individui sono contati e più tardi staremo di fronte all'Onnipotente Allah che dice: «Chi avrà fatto (anche solo) il peso di un atomo di bene lo vedrà, e chi avrà fatto (anche solo) il peso di un atomo di male lo vedrà». (Corano) Al-Zalzalah: versetti 7-8.
La nostra Ummah islamica - Abu Rughal (il demonio, ndr) ha continuato per un secolo a reincarnarsi nella Ummah riapparendo volta per volta nella sua persona e nella sua personalità di traditore, tentando di portare alla sconfitta, di abbassare la bandiera, di seppellire vivo il jihad, di imporre l'infedeltà con successo e di rinforzare le sue fondamenta.
L'iniziativa del Principe Abdulla ibn Abd al-Aziz (un'iniziativa statunitense-sionista sotto le vesti del governo saudita) non è altro che un nuovo trucco dei trucchi di Abu Rughal e una cospirazione e un'altra forma delle ripetute forme di tradimento perpetrate dai governanti della regione contro le nostre cause in genere e contro la causa di al-Aqsa in particolare.
Poiché (il Principe, ndr) proclama una cosa simile, segue la via di suo padre che ha bloccato l'insurrezione dell'anno 1936AD/1354 dell'Egira in virtù di una falsa promessa fatta da lui e dal governo inglese. Ha ingannato i Palestinesi che cessarono la rivolta permettendo all'occupazione inglese di continuare fino al 1948AD/1366 dell'Egira, quando la Palestina fu consegnata agli Ebrei. Come tale, segue la via dei suoi simili, dei governanti traditori che mossero le sette armate al comando degli inglesi sotto la leadership dell'uomo del governo inglese (Globb Pasha). Così facendo, hanno portato al fallimento il serio movimento popolare diretto alla liberazione della Palestina e in questo modo hanno completato la cospirazione firmando una tregua che condusse a un cessate il fuoco nell'anno 1949AD/1367 dall'Egira. Il loro tradimento maggiore teso alla fine della prima rivolta di al-Aqsa, tuttavia, è stato tramato a Oslo, nel 1992AD/1412 dall'Egira.
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