di Michele Farina (Corriere della Sera - Io Donna, 27 ottobre 2001)

Il dottor Potter al capezzale dell’America? "Sicuramente. Le avventure di Harry, così come la saga de Il Signore degli Anelli, hanno una funzione pedagogica importante in un momento come questo. Rimettono in ordine. Riaffermano i valori senza cadere in una rappresentazione manichea, fondamentalista, della lotta tra il bene e il male". Massimo Introvigne, torinese, 46 anni, quattro figli, direttore del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni), studia da tempo la rinascita della dimensione magico-esoterica nel mondo contemporaneo. È un grande appassionato dei libri di J. K. Rowling (personaggio preferito: Hermione, l’amica di Harry).

Vuol dire che Lord Voldemort e l’Oscuro Signore non assomigliano a Osama Bin Laden? "Per come ce lo rappresentano e si rappresenta, Bin Laden è un personaggio molto più piatto, a una dimensione. I cattivi delle due saghe in questione sono personaggi più complessi. Anche i buoni, del resto, non sono dei santini". È così importante? "Fondamentale. È quello che distingue queste opere educative da certi rozzi epigoni che mettono in scena il fanatismo". Per esempio? "Quest’estate in America accanto a Harry Potter andava fortissimo la serie Left Behind (‘Lasciati indietro’). Libri che mettono in scena una guerra religiosa contro l’Anticristo biblico". Gli eroi? "Una banda di cristiani fra cui un pilota d’aereo e il giornalista di una pseudo CNN". Perché sono pericolosi? "Sono il riflesso di una visione cristiana fondamentalista che non a caso ha un parallelo speculare (ma più violento) in una letteratura popolare islamica che vende milioni di copie nel mondo arabo. Romanzi da fine del mondo, in cui il male è identificato con gli Stati Uniti e in cui gli eroi assomigliano moltissimo a Bin Laden. Sono opere pericolose, che forniscono un brodo di coltura all’odio, come accadde nella Germania prenazista con i romanzi popolari antisemiti".