Roma. Continua il percorso di contrizione di monsignor Emmanuel Milingo.
Ieri sera si è appreso che lo scorso 25 agosto l'ex arcivescovo di Lusaka aveva scritto al Papa per ringraziarlo del suo paterno affetto e per chiedere perdono dello «scandalo» suscitato con il proprio comportamento.
La lettera è stata diffusa dalla sala stampa della Santa Sede, a due giorni dall'ultimo incontro con Maria Sung, e suona come ulteriore conferma della volontà del presule africano di chiudere definitivamente questa brutta parentesi della sua vita.
«Mentre le dico "grazie", Santo Padre, - scrive infatti nella missiva pubblicata ieri sera - mi rendo conto che questo breve e semplice "grazie" è troppo poco». «Quando mi sono inchinato il 6 agosto 2001 a baciare i Suoi piedi, mi sono messo nei panni della donna peccatrice della Bibbia che ha continuato a cospargere i piedi di Gesù con olio profumato finché ella non ha ricevuto le parole consolanti di perdono da Colui che era il suo creatore e maestro: "Ti sono perdonati i tuoi peccati.La tua fede ti ha salvata: va' in pace"». «Mentre mi alzavo - prosegue il testo vergato a mano da Milingo - con la Sua mano sinistra, lei mi ha indicato una sedia e mi ha invitato a sedere. Alzando la Sua mano destra ha pronunciato parole che tuttora risuonano nelle mie orecchie "Nel nome di Gesù, torni alla Chiesa cattolica"».
«Più di questo Lei non poteva dire. C'è stato poi il silenzio; finché io ho iniziato a balbettare parole che non l'hanno spinta a dire di più né a ripetere ciò che mi aveva detto» continua Milingo. Come il figlio prodigo, lei mi ha inviato a Sua Eccellenza l'Arcivescovo Tarcisio Bertone per dirgli ciò che avevo detto a Lei. Era come se Lei dicesse: "Milingo era morto ed è tornato alla vita". È stata la conferma del mio ritorno alla Chiesa Cattolica. Ho capito le sue parole, come se Lei dicesse a me "anche se i vostri peccati fossero scarlatti, diventeranno bianchi come neve". Voglio muovermi insieme a lei - conclude Milingo nella lettera - Santo Padre, con i miei fratelli Vescovi, con tutta la Chiesa Cattolica. Sono spiacente per l'afflizione e il grande dolore che io ho causato a Lei personalmente, per lo scandalo dato a tutta la Chiesa Cattolica, senza dimenticare le mie tre comunità religiose». Milingo chiude la lettera al Papa chiedendo «le Sue benedizioni, amore e perdono» e definendosi «Suo umile e obbediente servo».
Non è la prima volta che l'arcivescovo africano scrive al Papa, in questo mese di agosto. Era stata, infatti, una sua precedente lettera, diffusa alla vigilia di ferragosto, a dare una prima decisa svolta alla vicenda. «Io in questo momento - scriveva in quella occasione il presule - ri-impegno la mia vita nella Chiesa Cattolica con tutto il cuore, rinuncio alla mia convivenza con Maria Sung e ai miei rapporti con il reverendo Moon e la Federazione di Famiglie per la pace mondiale».
Anche nella prima lettera indirizzata a Giovanni Paolo II, monsignor Milingo sottolineava che erano state le parole del Papa "Nel nome di Gesù, ritorna nella Chiesa Cattolica" a colpirlo profondamente. Quelle parole, scriveva, «sono state sia un richiamo alla mia Chiesa Madre sia un ordine paterno rivolto a me per vivere la mia fedeltà e obbedienza a Lei, rappresentante di Gesù sulla terra, capo della Chiesa Cattolica».
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