Lettera aperta di Mons. Emmanuel Milingo ai Vescovi dello Zambia (3 giugno 2001)

Domenica 3 giugno 2001
Seattle (Washington)

A S.E. il Presidente della Conferenza Episcopale dello Zambia
E' con dispiacere che mi sento in dovere di rispondere brevemente al vostro documento, ufficialmente presentato come una dichiarazione. Si tratta piuttosto del vostro punto di vista, che tradisce il risentimento personale di alcuni di voi. Sapete bene che non ho mai voluto rompere con voi personalmente, né con la Conferenza Episcopale nel suo insieme. L'accoglienza che vi ho fatto quando siete venuti a Roma dimostra che non provo alcun risentimento contro la Conferenza. Ero sincero allora, come lo sono oggi.
Mi dispiace che vi siate affrettati a produrre una dichiarazione sbagliata. Inoltre, come si fa con gli anziani in Zambia, sareste dovuti venire da me e dirmi: "Tu, come nostro fratello anziano, ci devi ascoltare, o dirci perché hai preso questa decisione. Noi e la gente dello Zambia siamo molto preoccupati."
Avete fatto quattro errori. Se siete abbastanza umili, li vedrete chiaramente.

Eccoli:

1. Il portavoce del Vaticano ha dichiarato che non saranno rese pubbliche sanzioni contro il vescovo Milingo prima di renderle anzitutto note a lui o di informarlo. Leggete l'articolo su Catholic News Services di Tracy Earl: http://www.catholicnews.com/data/stories/20010529.htm [oggi non più disponibile online].

2. Dal 1983 non sono più membro della Conferenza Episcopale dello Zambia. Ho fatto parte della Curia Romana, alle dipendenze della Segreteria di Stato, fino al novembre 2000, quando sono passato alle dipendenze del Cardinale Prefetto della Congregazione dei Vescovi.

3. Non ho ricevuto avvertimenti da voi a proposito del ministero di guarigione dopo il 1983. Da allora non ho partecipato a nessuna riunione della Conferenza Episcopale dello Zambia. Dire che mi avete dato dei suggerimenti al riguardo è una bugia.

4. Fin dal 1983 il Santo Padre mi ha ritenuto assolto da tutte le accuse formulate contro di me dal nunzio apostolico Mons. George Zur e dalla Conferenza Episcopale dello Zambia. Dal 1983 non pende nessuna causa tra voi e me. L'unica cosa che il documento del Segretariato affermava era che dovevo mettermi in contatto con le diocesi dove avrei celebrato le Messe di guarigione.

Quanto al Papa, ecco che cosa mi ha detto: "Non devi sorprenderti per come ti trattano. E' dovere normale della Chiesa condurre indagini per chiarire situazioni che attengono alla difesa e alla protezione della fede. La Chiesa ha fatto lo stesso con Padre Pio. Ma dobbiamo fare tutto il possibile per salvaguardare il tuo carisma." Poi mi ha fissato un appuntamento con il Cardinale Casaroli. Il Cardinale mi ha proposto tre possibili incarichi. Come è normale, è la Chiesa che ha l'ultima parola anche se avevo espresso la mia preferenza. Subito dopo questi incontri sono andato in Canada, in Australia e in altri paesi.

Quando sono stato sottoposto a inchiesta da un tribunale ecclesiastico presso la Propaganda Fide, mi sono state rivolte domande sul ministero di guarigione. Quando l'inchiesta è finita, dopo un anno e tre mesi, le questioni disputate erano sempre "i servizi di guarigione durante la Messa, le guarigioni."

Mi meraviglio, cari fratelli della Conferenza Episcopale dello Zambia, di come abbiate potuto affrettarvi a fare una dichiarazione che mi diffama, spingendovi fino a giudicare la mia fede. Mi dispiace che siate chiaramente così legati a un atteggiamento servile da avere messo tra parentesi la vostra vera identità e avere pubblicato un documento che deve avere molto sorpreso lo stesso Vaticano. Chi mai vi ha spinto a giudicare una persona che non cade sotto la vostra giurisdizione? Posso davvero dire con San Paolo: "Sono un cittadino romano, mi appello a Cesare." Comunque sia, avete fatto un errore storico. Spero che vorrete scusarvi pubblicamente con il popolo dello Zambia, che avete scandalizzato e umiliato.
Prego per voi.

Con grande rispetto
Mons. Emmanuel Milingo