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Falun Gong 101. Introduzione al Falun Gong e alla sua presenza in Italia

di Massimo Introvigne

Il 25 aprile 1999 a Pechino si tiene la più grande manifestazione anti-governativa da quando il paese è sottoposto al regime social-comunista. Oltre diecimila membri di un movimento chiamato Falun Gong sfilano di fronte al Zhongnanhai, la residenza delle massime autorità del regime. Da quella data il nome del Falun Gong, fino ad allora noto solo a pochi specialisti di movimenti religiosi cinesi, diventa familiare alla stampa di tutto il mondo. Quasi tutti i giorni i mezzi di comunicazione occidentali riportano notizie sulla durissima repressione avviata dal regime cinese contro il Falun Gong. La manifestazione del 25 aprile intendeva protestare contro una massiccia campagna di stampa che denunciava il Falun Gong come xiejiao, "insegnamento di falsità" o "setta". Dopo la manifestazione, dalle parole si passa ai fatti. Centinaia di militanti del Falun Gong sono incarcerati (almeno quattro muoiono in carcere in seguito ai maltrattamenti subiti). Il 30 ottobre 1999 il governo promulga una legge contro le "sette malvagie". La legge entra subito in vigore: gli arresti sono migliaia (anche se sul numero esatto i dati forniti dalle organizzazioni umanitarie internazionali e dal governo cinese divergono), e già a novembre cominciano spettacolari processi. Nel dicembre 1999 i tribunali emettono le prime condanne a lunghi periodi di detenzione. Il Falun Gong non piega la testa, e organizza manifestazioni a Hong Kong (dove le leggi cinesi non si applicano automaticamente), e a Macao nel giorno stesso del passaggio della ex-colonia portoghese alla Cina, il 19 dicembre 1999. Negli Stati Uniti, dove il Falun Gong conta numerosi seguaci e dove risiede il suo fondatore, diversi documenti condannano la Cina (anche se non ostacolano le trattative per un favorevole trattato commerciale, che vanno a buon fine). Il regime cinese è consapevole dell'importanza della propaganda e di Internet. Con sofisticati mezzi tecnici, cerca di oscurare i siti che dall'Occidente continuano a parlare del Falun Gong e della repressione in corso, ma allestisce anche un mega-sito di propaganda contro la "setta malvagia" in inglese, facendo ricorso a tutti gli argomenti e ai termini tradizionali dei movimenti anti-sette occidentali, a partire dal "lavaggio del cervello" (un paradosso, se si considera che questa espressione fu a suo tempo coniata, con una traduzione piuttosto libera dal cinese - come oggi si sa -, dai servizi segreti americani in un'operazione di propaganda anti-maoista). In alcuni paesi (non in tutti) movimenti occidentali anti-sette si prestano di buon grado a ripetere la propaganda del regime cinese, e lo stesso avviene sui siti Internet che con maggiore violenza attaccano le "sette" in Occidente.

Come si è accennato, nella Cina comunista contemporanea il qi gong è stato presentato come un insieme di tecniche che mirano al benessere psico-fisico senza particolari significati religiosi, e come tale è stato tollerato e inquadrato in una Federazione Nazionale del qi gong controllata dal regime. Questa presentazione del qi gong costituisce, da un certo punto di vista, una finzione, perché storicamente il qi gong è difficilmente dissociabile dalle sue radici religiose. Alcuni gruppi recenti sopportano male questa situazione e, pur senza usare la parola "religione", insistono sul fatto che le pratiche del qi gong hanno un significato spirituale e sono efficaci solo se collegate a una vita spirituale e all'osservanza di precetti etici. Il più grande (ma non l'unico) di questi gruppi è il Falun Gong, fondato da Li Hongzhi.

Li Hongzhi nasce nel 1951 o 1952 (fedeli e critici citano date di nascita diverse) a Gongzhuling, nella Cina del Nord-Est. Lavora nella polizia e in agenzie di sicurezza private prima di dedicarsi dal 1992 all'insegnamento a tempo pieno di una forma di qi gong che chiama Falun Gong o Falundafa. Nello stesso anno lascia la Federazone Nazionale del qi gong (secondo i critici, ne è espulso). Negli anni successivi avvia l'espansione internazionale del movimento in numerosi paesi; nel 1998 si trasferisce a New York, dove risiede tuttora. I seguaci sarebbero cento milioni secondo Li Hongzhi, due milioni secondo il regime cinese. Gli specialisti accademici parlano di circa quaranta milioni di fedeli, ma la parola "fedele" è ambigua quando la si applica a un movimento che tecnicamente non ha neppure dei "membri". Il Falun Gong raccomanda di frequentare un corso introduttivo di nove giorni e di mantenere un contatto con uno dei suoi centri locali, ma sostiene pure che chiunque può iniziarsi da solo a casa sua, seguendo le istruzioni trasmesse attraverso libri, cassette e siti Internet (proprio le "iniziazioni via Internet" e la messa a disposizione attraverso mezzi di comunicazione impersonali, senza il contatto diretto con un maestro, di livelli del qi gong normalmente considerati segreti è una delle ragioni di contrasto fra il Falun Gong e gruppi di qi gong più tradizionali).

La parola falun indica la Ruota della Legge nel buddhismo cinese, ma Li Hongzhi la usa anche per indicare un centro di energia spirituale, che è situato nel basso addome e che deve essere "risvegliato" tramite una serie di esercizi chiamati Xiu Lian. Gli esercizi fondamentali sono cinque ("Buddha mostra mille mani", "Esercizio di Falun in posizione statica ed eretta", "Penetrazione alle due estremità cosmiche", "Circolazione celeste del Falun", "Via per rafforzare i poteri soprannaturali") e comprendono movimenti delle mani, delle gambe e della lingua, nonché esercizi che ricordano varie forme di yoga. Lo scopo dello Xiu Lian è quello di favorire la circolazione armoniosa dell'energia vitale del Falun, che assicura dapprima il benessere, quindi poteri "soprannaturali". A differenza di altri gruppi di qi gong, il Falun Gong insegna che un'unica persona, il maestro Li Hongzhi, ha oggi il potere di definire le tecniche corrette; l'uso di tecniche diverse è non solo inutile ma dannoso, e può aprire chi le pratica a influssi demoniaci. Secondo il Falun Gong gli esercizi dello Xiu Lian non possono essere disgiunti da una disciplina spirituale, la "coltivazione dello Xinxing", una semplice via che si basa su principi e valori (piuttosto conservatori) buddhisti e confuciani (i simboli derivano anche dal taoismo, e fanno del Falun Gong un movimento che, pure con i problemi accennati relativi all'uso di questa categoria in Cina, potrebbe essere chiamato sincretistico). Il Falun Gong crede nella reincarnazione e nella necessità di "tribolazioni" per mettere alla prova il discepolo e permettegli di pagare i suoi "debiti karmici". Su un piano più esoterico, Li Hongzhi insegna pure che la storia è un campo di battaglia fra forze divine e demoniache, e che al servizio di queste ultime operano extraterrestri che hanno ripetutamente distrutto l'umanità e che oggi controllano e manipolano numerosi dirigenti politici e scienziati internazionali. Secondo alcuni critici, Li Hongzhi ha incluso negli insegnamenti segreti del Falun Gong diversi elementi che, più che dalla tradizione del qi gong, derivano dalle teorie su complotti extraterrestri e sugli UFO diffuse nell'ala meno ottimistica del più recente New Age. Secondo il Falun Gong, gli insegnamenti sugli extraterrestri hanno nel movimento un ruolo del tutto secondario. Il governo insiste anche sul fatto (negato con forza dal movimento) che molti fedeli considerano lo Xiu Lian una alternativa globale alla medicina, e che oltre mille persone sarebbero morte a causa di questo presunto rifiuto delle cure mediche.

Da molti punti di vista, il Falun Gong non è diverso da moltissimi movimentireligiosi o quasi-religiosi sincretistici presenti oggi sia in Oriente sia in Occidente. Perché il regime comunista cinese lo percepisce come una minaccia così grave, e la repressione è così dura? Il dibattito ferve fra gli specialisti di politica cinese, ma due sono le spiegazioni principali. La prima è che il Falun Gong, proprio perché non si presenta come una religione, ha sedotto anche quadri e militanti del Partito Comunista ed è penetrato alle soglie stesse del potere comunista cinese. Il regime sa che nella storia della Cina molte rivolte politiche sono iniziate come movimenti religiosi, e non è stato certo rassicurato dal fatto che il Falun Gong il 25 aprile 1999 sia riuscito a organizzare una manifestazione di protesta di ampiezza impensabile per qualunque forza di opposizione, religiosa o politica, senza che i servizi segreti siano riusciti a prevenirla. La seconda spiegazione - complementare - è che anche in Cina si assiste a una rinascita religiosa e spirituale di tipo post-ideologico e postmoderno, e il regime non è disposta a tollerarla. Il Falun Gong è stato scelto come bersaglio per il suo attivismo, ma anche perché il regime pensa che - rispetto a gruppi più antichi, o con maggiori collegamenti internazionali - sia più facile giustificarne la repressione agli occhi dell'opinione pubblica occidentale.

In ogni caso, la notevole attenzione mediatica alla campagna di repressione in Cina, semmai, ha aumentato l'interesse di occidentali per il Falun Gong. In Italia, questo interesse risale alla fondazione di un'azienda in Cina, nel 1994, da parte dell'imprenditore tessile Alfredo Fava Minor. Nel 1995, Fava Minor conosce personalmente Li Hongzhi e altri dirigenti del Falun Gong, uno dei quali diventerà più tardi suo suocero. Nei primi anni - mentre fa la spola fra la Cina e l'Italia per le sue attività imprenditoriali - Fava Minor si dedica soprattutto alle traduzioni dei principali testi del movimento. Il primo gruppo italiano nasce nel 1997 a Biella. Dopo la manifestazione del 25 aprile 1999 l'interesse cresce, e dai pochi membri iniziali si arriva all'attuale gruppo di un centinaio di praticanti italiani, oltreché a Biella a Firenze, Roma, Torino e Verona.

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