CESNUR - center for studies on new religions

"L’Italia delle seicento religioni"

di Massimo Introvigne (Vita cattolica, settimanale della diocesi di Cremona, 21 settembre 2001)

È uscita, per la Elledici, l’Enciclopedia delle religioni in Italia

Quanti sono i sacerdoti cattolici, i vescovi, le suore in Italia? Quali siti Internet, caselle di posta elettronica, numeri di telefono corrispondono alle diverse organizzazioni musulmane, buddhiste, induiste, sikh in Italia? Ma anche: quanti sono veramente i satanisti italiani? Quali gruppi praticano l’occultismo, lo spiritismo, la magia cerimoniale? Risultato finale di una ricerca durata oltre dodici anni, l’Enciclopedia delle religioni in Italia presenta mille pagine di ampie introduzioni storiche, dati statistici, indirizzi, numeri di telefono, collegamenti Internet e analisi dottrinali di oltre seicento realtà religiose e spirituali presenti in Italia, divise in quaranta categorie. Si è scelto di suddividere il materiale per famiglie spirituali, rendendo l’opera leggibile dalla prima pagina all’ultima e non solo come utile testo di riferimento.

Veniamo ora ad alcune brevi considerazioni di fondo sul momento storico, sul contesto in cui l’enciclopedia è pubblicata e sul significato di alcuni dati emersi. Negli anni Settanta il tema dominante era quello della crisi della religione. La tesi della secolarizzazione postulava che, mentre progrediva la mentalità scientifica, nelle società industriali avanzate c’era sempre meno religione. Le cose, oggi, sono certamente cambiate. Mentre il numero delle persone che si dichiarano atee e agnostiche declina pressoché ovunque, il numero di coloro che dichiarano di credere in una qualche forma di potere superiore alla persona umana, o a una vita dopo la morte, o affermano di consacrare qualche tempo durante la settimana a forme di preghiera o di meditazione, si attesta intorno all’80% della popolazione, con punte in Paesi non secondari — Stati Uniti compresi — oltre il 90%.

Per comprendere chi veramente beneficia del contemporaneo ritorno del sacro occorre superare alcuni pregiudizi tanto diffusi quanto infondati. Anzitutto, non è del tutto vero che il ritorno del sacro si verifichi completamente al di fuori delle religioni maggioritarie e delle Chiese storiche. In alcuni Paesi — fra cui gli Stati Uniti e l’Italia — il numero di cristiani praticanti, dalla fine degli anni 1980 a oggi, mostra quasi ogni anno un lieve incremento quantitativo. In particolare, confrontando i dati del 1981, 1990 e 1999 raccolti nell’ambito della Indagine Europea sui Valori (Evs), il numero di frequentatori regolari di funzioni religiose in Italia sale dal 35 al 37 e infine al 40%.

Certo, si tratta di incrementi modesti che non giustificano da parte delle religioni nessuna forma di trionfalismo. Tuttavia, l’inversione di tendenza è importante. All’interno dello stesso cristianesimo, vi sono movimenti (come il rinnovamento carismatico cattolico e le comunità pentecostali protestanti) i cui ritmi di crescita non hanno nulla da invidiare a gruppi neo-religiosi. Un altro elemento di carattere ampiamente mitologico è quello relativo alla cosiddetta "invasione delle sette". Certo, i movimenti religiosi in qualche modo alternativi sono moltissimi. Ma il numero di aderenti a questi movimenti rimane piuttosto contenuto (meno dell’1% degli italiani).

Altro è il discorso sulle minoranze religiose (il che in Italia significa sulle religioni diverse dalla cattolica). Questa enciclopedia congeda anche il dato secondo cui le minoranze religiose in Italia rappresentano globalmente l’uno per cento della popolazione. Se si considerano i residenti sul territorio la percentuale di appartenenti a minoranze religiose sale intorno al 3,50%. Ma da molti anni diversi sociologi hanno concluso che in tutto l’Occidente la vera religione di maggioranza relativa è quella delle persone impegnate in un "credere senza appartenere".

In Italia, se si crede al citato dato EVS del 1999, le persone religiose praticanti sono il 40%. Secondo la stessa indagine, gli atei in Italia sono scesi dal 10 al 6%; gli agnostici nel 1999 erano il 5%. Rimane uno scarto notevole fra l’88% di italiani che si dichiarano credenti e il 40% che afferma la sua pratica regolare di una qualche religione. C’è una popolazione difficile da determinare nella sua esatta proporzione, che dichiara di "credere", ma allo stesso tempo di fatto non appartiene a una comunità religiosa nel senso pieno del termine.

Naturalmente questa grande "religione" degli italiani non è omogenea. Si va da coloro che credono in un potere superiore che non sanno però identificare, ai "credenti a modo loro", ai "cristiani a modo loro". Questo fenomeno appare come una delle caratteristiche salienti del sacro postmoderno. Se però è dunque bene tenere conto del "credere senza appartenere" e dall’altra prendere nota della lenta ripresa dell’area dei cattolici praticanti, si ha ugualmente torto quando si sottovalutano le minoranze religiose presenti in Italia. Occorre infatti rilevare la loro capacità di influenzare cerchie molto più vaste di persone. Un gruppo relativamente piccolo come gli Hare Krishna, ha distribuito milioni di copie dei suoi libri e opuscoli che hanno certamente contribuito alla moda della reincarnazione: anche presso persone che mai si sognerebbero di aderire a tale movimento.

Senza presumere di proporre previsioni precise, gli interessi escatologici e apocalittici, il tema della reincarnazione, la "sacralizzazione" del Sé e il "ritorno alla magia" sembrano essere temi emergenti nel variegato pluralismo religioso che caratterizza l’Italia del XXI secolo.

Un’ultima postilla: personalmente non sono convinto che il relativismo sia irreversibile, e che, quindi, la nuova evangelizzazione cui fa riferimento Papa Giovanni Paolo II non rappresenti più di una nobile illusione. In termini strettamente sociologici, il carattere irreversibile o meno dell’attuale trionfo del relativismo e della religiosità à la carte nell’Europa occidentale, dipende, nel lungo periodo, da un numero di variabili indipendenti così difficile da calcolare da rendere aleatoria ogni previsione. La storia delle religioni mostra piuttosto un’alternanza fra crisi apparentemente definitive e risvegli sorprendenti. Quanto al credente, egli sarà piuttosto convinto sia che il futuro è nelle mani di Dio, sia che esso dipende in gran parte dalla capacità degli uomini d’interpretare correttamente il presente.

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