Via Achille Grandi è in zona Porta Maggiore, uno dei quartieri di Roma che, per il Giubileo, hanno visto nascere come funghi alberghetti improvvisati e micro-pensioni, destinati ad acchiappare qualche briciola del boom del pellegrino. In via Grandi, di pensioncine ce ne sono due. E chissà se i pellegrini ospitati si sono accorti che, di faccia, un villino ospitava un culto storicamente tutt'altro che benvoluto da Santa Romana Chiesa: quello dei 10 mila adepti della Missione, devoti della "Maestra" Luigia Paparelli.
Nel villino ha vissuto infatti, per 33 anni, questa donna nata in Pennsylvania da genitori umbri emigrati negli Usa. Portata in Italia ancora bambina, Luigia Paparelli si convertì al movimento di Basilio Roncaccia, il trasteverino che, nei panni di nuovo Pietro, negli anni '30 del Novecento castigava i costumi di una Chiesa cattolica «corrotta». E fu, di Roncaccia, la migliore allieva, al punto di vedersi dedicato, dopo la morte avvenuta nel 1984, un culto tutto proprio: quello battezzato col nome La Missione, appunto, che onora tutt'insieme Gesù, la Madonna, la Trinità e lei, Luigia.
Diecimila fedeli? Sì, tanti ne conta La Missione. D'altronde, nel nostro paese ogni 252 abitanti c'è anche un proclamatore, cioè un adepto a tempo pieno dei Testimoni di Geova, con funzioni di missionario. Siamo abituati a pensare agli Stati Uniti come al paese dalle mille fedi: più esattamente, si calcola che lì circolino intorno ai 1.500 culti. Ma sono ben 616 le fedi diverse da quella ufficiale, che abitano nella nostra ben più piccola Penisola. A censirle è l'"Enciclopedia delle religioni in Italia", che uscirà a fine aprile per l'editrice torinese Elle Di Ci.
È uno studio di mille pagine realizzato da Massimo Introvigne, Pierluigi Zoccatelli, Nelly Ippolito Macrina e Veronica Roldàn del Centro Studi sulle Nuove Religioni, nome dalla valenza assai specifica. Il centro, infatti, definisce nuove religioni anche quelle che altri chiamano sètte. E non è una distinzione solo nominalistica, vista la guerra in corso in alcuni paesi, Usa e Francia in primis, contro sètte come Scientology. Resta il fatto che l'enciclopedia appare il primo studio a tappeto, e ben documentato, sulla religiosità dell'Italia di inizio millennio. Che conta ben un milione e 100 mila persone che credono in un Dio diverso da quello cattolico. L '1,92 per cento della popolazione (cioè il doppio di quanto asserivano sin qui le stime) anziché credere nel Battesimo, nell'Eucaristia e nel magistero di Giovanni Paolo II, si divide tra fedi storicamente radicate in Occidente, come l'ebraismo o i protestantesimi, appartiene a movimenti che da destra o da sinistra contestano il Vaticano, come i seguaci di monsignor Lefebvre o i preti sposati, ma crede anche in un antipapa, o s'inginocchia verso la Mecca, o recita la formula salvifica della Sokka Gakai "Nam myoho renge kyo", o si ispira a Zoroastro o attribuisce poteri messianici agli Ufo.
Sono credenti che, nella maggioranza dei casi, non ostentano le proprie convinzioni: conosciamo i cortei musicali e variopinti degli Hare Krishna e sperimentiamo spesso l 'insistenza missionaria dei Testimoni di Geova, ma sono centinaia di migliaia i credenti in altro che ci scivolano accanto con discrezione. La ricerca esplora appunto questo vulcanico e parallelo mondo italiano delle fedi.
L'introduzione dà, infatti, anche le cifre relative alle fedi degli immigrati. Secondo la stima della Caritas per il 2000, il milione 489.874 immigrati con regolare permesso di soggiorno così si dividono: 543.849 islamici, 407.596 cattolici, 328.859 protestanti e ortodossi, 96.314 seguaci di religioni orientali e altri divisi tra devoti a culti africani ed ebrei. Ma, a scanso dei timori di chi paventa con l'immigrazione l'ondata degli infedeli, la monumentale ricerca dimostra che gli infedeli, ovvero i fedeli ad Altro, siamo già noi.
L'enciclopedia elenca le famiglie spirituali degli italiani: i cattolici, certo, poi l 'insediamento più antico, cioè gli ebrei, e gli ortodossi, i protestanti, il movimento degli studenti biblici, i movimenti profetici e messianici, i musulmani, i fuorusciti dall'Islam, gli induisti, i buddisti, i giainisti, la Via dei santi, i gruppi di origine cinese, le nuove religioni giapponesi, la tradizionale area esoterica e i nuovi movimenti del potenziale umano e dei culti New age. Per ognuna di queste famiglie, poi, esistono decine di sottogruppi: tra i protestanti ci sono quelli storici, ma anche pentecostali e avventisti; accanto agli ebrei aderenti all'Unione ebraica italiana ci sono i dissidenti; ci sono 10 mila Bahài di matrice islamica ma non musulmani; ci sono i seguaci di Osho Rajnees non giainisti in senso stretto; nell'area esoterica convivono Rosacroce, martinisti, gnostici, neo-templari, spiritisti e satanisti organizzati.
È la rivincita delle fedi: se, negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, la parola d'ordine era crisi della religione, oggi - e non solo in Italia - essa si è capovolta. Il reverendo battista Harvey G. Cox, che nel 1965 lanciò da Harvard una celebre profezia-anatema contro la città secolare, oggi fa marcia indietro e dice: «Altro che morte di Dio, oggi sta succedendo qualcosa del tutto diverso». Ma quale Dio vince, e perché? L'enciclopedia dipinge un quadro di fondo che è fatto di «crisi dell'egemonia della ragione», di una «sfiducia nei confronti di scienza e medicina», e una fiducia in «qualunque cura medica che si presenti come alternativa». E dice: «Interessi escatologici e apocalittici, reincarnazione, sacralizzazione del Sé e ritorno alla magia sembrano essere temi emergenti nel pluralismo religioso che caratterizza l'Italia del XXI secolo».
Ed ecco così che circa 600 fedeli si recano periodicamente al Ghitananda Ashram di Località Pellegrino, provincia di Savona, per partecipare alle assemblee della verità con Svami Yogananda Ghiri, al secolo Paolo Valle, fondatore del più grande tempio induista in Europa. In 21 mila, seguaci della Sokka Gakai, cercano l'illuminazione recitando più volte al giorno con fede profonda il "daimoku", legge universale. Altri hanno intrapreso al seguito dell'eccentrica figura di 'Abd al Wahid Pallavicini lo studio dell'Islam e la diffusione di una dottrina musulmana «compatibile con lo stato giuridico italiano».
E Santa Romana Chiesa? Sembra restare il consueto monolite: più del 97 per cento degli italiani continuano a essere battezzati. Però la Chiesa italiana , ai suoi estremi, si sfrangia in una miriade di piccole chiese o gruppi che contestano il rinnovamento del Concilio Vaticano II o lo ritengono inapplicato: dai Sedevacantisti che mettono in forse il dogma dell'infallibilità del papa, all 'Ordine di San Charbel, la Chiesa cattolica di Lino II, gli Apostoli dell'amore infinito, la Chiesa palmariana, che mettono in campo antipapi e rivendicano il soglio pontificio. E ci sono circa 20 mila fedeli che mettono sullo stesso piano Giovanni Paolo II con una schiera di veggenti che hanno proposto rivelazioni personali.
Ma questa degli antipapi e dei veggenti è una storia millenaria. Più nuovo, invece, è quello che avviene nel cuore stesso della comunità cattolica, dove il ceppo in maggiore espansione è dato da carismatici e neo-catecumenali: nel mondo sono milioni e vantano un ritmo di crescita analogo a quello dei Testimoni di Geova, così come nell'ambito protestante, accanto ai mormoni, crescono allo stesso ritmo i neo-pentecostali. Credenti che sono propugnatori di una fede fervida, che sia guarigione. Il reverendo Cox osserva che anche nel cristianesimo oggi «l'attenzione va a segni, miracoli, guarigioni, demonologia, escatologia, fine del mondo». Quanto all'Italia, questa enciclopedia non elogia né condanna il nostro effervescente mondo delle fedi. Lo fotografa. Anche perché, se sono in calo atei e agnostici, restiamo figli della modernità. L'Istat certifica che, nonostante tutto, usiamo contraccettivi, divorziamo, pur credendo in Gesù, in Shiva o nelle missioni salvifiche dei dischi volanti.
Ma qual è la più grande religione italiana? Secondo i sociologi, in Italia come nel resto dell'Occidente, la tribù più folta è quella di chi crede senza appartenere. Stando all'Evs (Indagine europea sui valori) del 1999, sugli 88 italiani su 100 che dichiarano di credere in «Qualcosa», solo 40 sono praticanti. Gli altri incarnano un ventaglio ampio di modi di credere: c'è chi crede in un potere superiore ma non sa o non vuole definirlo, chi è «cristiano a modo suo», chi è «cattolico a modo suo» e molti sono quelli che dichiarano di essere «cattolici, ma contro i preti».
Questo «individualismo» della fede secondo alcuni sociologi (per esempio la francese Danièle Herveu-Leger) ha a che fare con la de-istituzionalizzazione del sacro: nel rapporto con Dio prevale il fai-da-te e non si crede più nella vecchia mediazione operata da prete e parrocchia.
fonte CESNUR - Enciclopedia delle religioni in Italia
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