A PROPOSITO DI "VIAGGI NELLA MAGIA" [UNA NOTA SULL'OPERA DI CECILIA GATTO TROCCHI]

articolo di Massimo Introvigne pubblicato su La Critica Sociologica n.106 (estate 1993), pp.127-134.

 

Il genere letterario del diario di viaggio è stato largamente usato per i nuovi movimenti religiosi e magici dagli inizi del secolo fino circa al 1950, producendo una serie di opere curiose come quelle di Geyraud (pseudonimo dell'ex-trappista Guyader). Successivamente il genere sembrava essere stato abbandonato - con occasionali riscoperte in chiave giornalistica, come Les nuits secrètes de Paris di Guy Breton (2a ed., Presses de la Cité, Paris 1973) - a mano a mano che i nuovi movimenti religiosi e i gruppi magico-esoterici cominciavano ad essere studiati sistematicamente dagli storici e dai sociologi, e classificati secondo le rispettive famiglie spirituali e stili di pensiero, al di là della semplice aneddotica e dei quadretti curiosi. Il genere del carnet di viaggio non è stato tuttavia abbandonato, come dimostra il successo del volume del sociologo americano Randall Balmer Mine Eyes Have Seen The Glory : A Journey into the Evangelical Subculture in America (2a ed., Oxford University Press, Oxford-New York 1993), diario di una serie di avventure nella subcultura evangelica e fondamentalista degli Stati Uniti, così gradito al pubblico da essere stato ora accompagnato perfino da una serie televisiva. Lo stile piacevole e leggero - che facilita certamente la lettura, anche (il termine sembra particolarmente appropriato) per i non iniziati - si ritrova in questo lavoro di Cecilia Gatto Trocchi, docente di Antropologia culturale presso l'Università di Perugia. Come nel caso del libro di Balmer sul mondo evangelico-fondamentalista, l'autrice non ha inteso ricostruire in chiave storica le linee di evoluzione dei movimenti magici italiani, le loro relazioni con gruppi stranieri, gli aspetti più complessi della loro ideologia, ma ha preferito presentare un diario della sua interazione con alcune formazioni ritenute più significative o più curiose. Costituisce un'ulteriore analogia con il fortunato volume di Balmer il fatto che la studiosa romana non si limita a registrare le opinioni - spesso effettivamente bizzarre - dei suoi interlocutori, ma spesso le confuta mostrando che le presunte scoperte e misteri altro non sono che ripresentazioni banali di temi antichi quanto la cultura esoterica. Per il lettore (e non ne mancheranno) che leggerà il libro come un racconto di intrattenimento queste parti saranno forse le meno interessanti e le più prevedibili, perché l'antropologa si presenta come armata di una cultura superiore rispetto ai suoi interlocutori ed è quindi, in modo scontato, sempre vittoriosa negli scambi dialettici. D'altro canto, mentre Balmer si è presentato ai gruppi che ha visitato esplicitamente come sociologo (non senza, è vero, una certa ambiguità, in quanto è nato e cresciuto in una nota famiglia fondamentalista), Cecilia Gatto Trocchi dichiara: "In nome della tecnica antropologica dell'osservazione partecipante mi infiltrai in incognito nella nebulosa magico-occultistica, subendo più di sessanta iniziazioni" (p. IX).

Questa affermazione lascerà perplesso più di un sociologo, a cui sarà nota l'ampia discussione che si è svolta in ambito anglo-americano sull'osservazione partecipante, proprio a proposito dei nuovi movimenti religiosi, la quale ha dato come risultato un consenso ormai vasto che considera contraria alla deontologia professionale l'osservazione partecipante "coperta", particolarmente da parte di studiosi che intendano criticare, mettere in ridicolo o in altro modo danneggiare il gruppo che studiano (cfr. per es. Allan J.Kimmel, Ethics and Values in Applied Social Research, Sage, Beverly Hills-London 1988). I sociologi hanno inoltre spesso osservato che l'osservazione partecipante esplicita - nota almeno ai dirigenti del gruppo che si intende studiare - dà spesso, anche a prescindere dalle questioni deontologiche, risultati migliori di quella "coperta"; basterebbe richiamare in proposito le importanti acquisizioni metodologiche (e anche fattuali) dello studio di William Sims Bainbridge Setta satanica (tr. it., SugarCo, Milano 1992), un classico dell'osservazione partecipante in cui il noto sociologo della religione californiano partecipò per diversi anni alla vita di un gruppo di satanisti anglo-americani, The Process. Lo stesso uso dell'espressione "osservazione partecipante" nel volume di Cecilia Gatto Trocchi sembra, del resto, discostarsi dal linguaggio sociologico corrente, in quanto l'osservazione partecipante viene in genere definita come una tecnica di indagine che si protrae nel tempo per un periodo ragionevolmente lungo (diversi anni per Bainbridge con The Process, o per David van Zandt con i Bambini di Dio; vari mesi in moltissimi altri casi), mentre nel caso di Viaggio nella magia sembra si sia trattato spesso soltanto di un breve numero di visite.

I problemi del metodo scelto dall'autrice si riflettono nel testo, che contiene un numero di imprecisioni notevole, anche considerato il genere letterario prescelto. Benché qualcuno degli errori sia forse imputabile a una frettolosa correzione delle bozze, i nomi propri sono riportati così spesso in modo inesatto da sembrare trascritti nel corso di conversazioni orali piuttosto che verificati sui testi dei movimenti, pure non difficilmente reperibili. Così i seguaci di Rudolf Steiner, gli antroposofi (talora in anni antichi chiamati "antroposofisti"), diventano "antroposofiti" (sic: p. 25); il ricercatore psichico inglese Hodgson diventa "Hobgson" (p. 26); il prestigiatore (e nemico dei maghi) James Randi viene citato come "Jamer Randi" (p. 37); la Chiesa Universale e Trionfante diventa "Chiesa Universale Trionfante" (p. 115); la divinità giapponese Izunomé Sama è "Izu Dome Sama" (p. 166); il gesto rituale del movimento Sukyo Mahikari, l'okiyomé, è "Oki iomo" (p. 169); Suza - il tempio del Dio Su dello stesso movimento a Takayama (Giappone) - diventa curiosamente "Susa", e l'oggetto sacro omitama è "Onitana" (p. 173); Giuliano Kremmerz figura nel dizionarietto finale come "Kremmers" (p. 207). I problemi, del resto, non si limitano allo spelling. Alcuni episodi e movimenti su cui esiste una buona letteratura, anche scientifico-accademica, sono descritti in modo per dire il meno impreciso. Ai seguaci di Nuova Acropoli l'antropologa parla "di un testo che fece notevole scalpore negli anni Cinquanta, testo in cui si pretendeva di aver fotografato le fate" (p. 159). L'episodio delle fotografie delle fate è effettivamente notissimo, ma non risale agli anni Cinquanta: le fate furono fotografate a Cottingley, nello Yorkshire, nel 1917 e delle fotografie si interessò il noto scrittore spiritista Arthur Conan Doyle che le rese note nel suo volume Il ritorno delle fate (The Coming of the Fairies) del 1922. Nel 1992 ne ho curato, con Michael W. Homer, un'edizione italiana (SugarCo, Milano). Ci furono altre fotografie di fate negli anni 1920 e 1930, ma sia la prima edizione del volume di Conan Doyle sia la seconda del 1928 (che riportava altri casi) erano out of print negli anni Cinquanta. Che "la setta detta Thule ... fu un po' la culla del nazismo" costituisce, dopo gli studi di Nicholas Goodrick-Clarke (sul punto definitivi), una palese esagerazione; in ogni caso la Thule-Gesellschaft non "prendeva i testi di Madame Blavatsky come oro colato" (p. 27) ma, pure talora servendosene, li criticava vivacemente su diversi punti in conformità alla tradizione ariosofica austro-tedesca da cui derivava. A proposito di Sukyo Mahikari - un altro movimento su cui esiste una buona letteratura (anche antropologica, sia pure in chiave positivistica, con gli studi di Winston Davis) - un buon adepto del movimento non parlerebbe del "Terzo Occhio" (p. 167) - secondo la terminologia di un buddhismo divulgativo rifiutata dai gruppi neo-scintoisti di scuola Oomoto come è appunto Mahikari - ma piuttosto di "punto otto". "Gioiello di luce" non è il nome di Mahikari (p. 170); è invece il significato di Kotama, nome sacro assunto dal fondatore Yoshikazu Okada al momento di fondare il movimento. Goseighen o Goseigen (parola sempre scritta di seguito e non "Go sei ghen": p. 172) non significa "battesimo del fuoco" ma "libro delle rivelazioni". L'Attività religiosa I Am, fondata dalla famiglia Ballard, non ha inventato il termine Sarmoun (p. 207); l'intera idea della scuola di Sarmoung (la grafia "Sarmoun" è tipica dell'omonimo gruppo teosofico piemontese) risale a Gurdjieff, che affermava appunto di essere entrato in contatto con una misteriosa Fratellanza di Sarmoung nel corso dei suoi viaggi in Asia. Nella corrente magica di cui ha fatto parte Giuliano Kremmerz non è la Fratellanza di Myriam che pretende "di padroneggiare le anime e di costruire per gli adepti un corpo di gloria" (p. 207); al contrario Kremmerz ha sempre insistito che la Myriam deve limitarsi ad un'attività terapeutica magica "isiaca" mentre le pratiche alchemiche relative al "corpo di gloria" sono riservate ad una diversa organizzazione, l'Ordine Osirideo Egizio (di cui gli adepti della Myriam non fanno necessariamente parte). Che l'O.T.O. oggi cerchi "di attuare gli insegnamenti del Crowley" (p. 209) è vero soltanto a metà: nel mondo esistono oltre una ventina di organizzazioni che si denominano O.T.O. (circostanza di cui l'autrice non sembra rendersi esattamente conto), con dottrine molto diverse, e alcuni O.T.O., non fra i minori, accettano soltanto le dottrine tantriche del fondatore Carl Kellner, si dichiarano "pre-crowleyani" e rifiutano perfino di ammettere che Crowley sia mai stato legittimamente eletto come leader del movimento. L'elenco potrebbe continuare, ma questi accenni sono sufficienti a mostrare che la base fattuale - e talora l'uso della letteratura scientifica già disponibile a proposito di taluni movimenti - è spesso insufficiente, e spiega le carenze di un'interpretazione in chiave di semplice marginalità o curiosità. E' certamente normale dissentire dall'O.T.O. o da Sukyo Mahikari, ma l'influsso che (evidentemente in modi molto diversi) queste due organizzazioni hanno avuto su aspetti della letteratura e della cultura rispettivamente anglo-americana e giapponese (si vedono per l'O.T.O. gli studi di Melton, per Mahikari gli atti dei convegni dello Yoko Civilization Institute e gli studi di Nagami) non permettono di liquidarli in modo sbrigativo. Così leggere che "nel mondo dello spirito la Blavatsky sta a Plotino come Fantozzi sta a James Bond" (p. 23) forse non divertirà eccessivamente il centinaio e più di accademici europei, indiani e americani che si riuniscono annualmente alla Fullerton State University negli incontri della Theosophical History Association, dai cui atti l'autrice di Viaggio nella magia potrebbe derivare interessanti informazioni sull'influsso decisivo della Società Teosofica - per esempio - sulla politica indiana, su Gandhi, sull'arte astratta e sulla moderna psicologia transpersonale.

Un ultimo aspetto curioso di Viaggio nella magia è l'improvvisa apparizione nel testo di brani tratti da studi precedenti sull'argomento, senza che la fonte sia in alcun modo citata o segnalata. giacché l'autrice ci assicura che si tratta sempre di ricerche originali o di informazioni che le provengono dai maghi che ha intervistato, si è costretti a ritenere che costoro - vittime inconsapevoli di fenomeni di criptomnesia - si siano auto-descritti in termini tratti da opere di terzi, anche critiche, nei loro confronti. L'ipotesi è obbligata per quanto possa sembrare paradossale. benché - per usare un termine spiritico - gli "apporti" nel testo siano diversi, mi limiterò a qualche esempio tratto dai volumi del sottoscritto Le nuove religioni (SugarCo, Milano 1989) e Il cappello del mago (SugarCo, Milano 1990). A proposito dell'avatar italiano Francesco Isa Atmananda (Babaji) apprendiamo che

Dal 1988 si era presentato al pubblico di Roma e di Milano raccogliendo in breve tempo qualche centinaio di seguaci. A detta dello stesso Francesco, egli è l'Avatar più importante di tutta la storia. Per comunicare con lui, che è la stessa Coscienza universale, non è necessario parlargli, e neppure scrivergli; quando pensiamo di scrivergli la comunicazione è già stabilita. Francesco Isa aveva scritto il Settimo Vangelo, che se letto almeno sette volte permette all'adepto di diventare "Dio". Nel Vangelo del nuovo Avatar italiano risuonano i temi tipici dei movimenti magici (...) una intensa difesa della reincarnazione" (Viaggio nella magia, p. 47).
Si è presentato al pubblico di Roma e di Milano dal 1988, raccogliendo in breve tempo qualche centinaio di seguaci. Francesco è l'avatar più importante di tutta la storia: per comunicare con lui, che è la stessa Coscienza Universale, non è necessario parlargli, e neppure a rigore scrivergli; quando pensiamo di scrivergli la comunicazione con l'avatar - che tutto sa - è già stabilita. (...) Francesco ha rivelato Il Settimo Vangelo: chi lo legge sette volte "diventa Dio". I temi tipici dei movimenti magici - con una vibrante difesa della reincarnazione - risuonano nel vangelo del nuovo avatar" (Il cappello del mago, pp. 319-320).

Anche a proposito di personaggi antichi come il conte di Saint-Germain, si verificano fenomeni di criptomnesia:

"Ebbe una vita avventurosa, ma non più di un Casanova, di cui in un caso accertato fu rivale in amore. Casanova anzi ce lo descrive in maniera non troppo simpatica. Vennero attribuiti al Saint-Germain guarigioni e miracoli (...). Ciò che veramente inventò fu semplicemente una miscela di erbe dotata di una blanda funzione lassativa, una serie di procedure per conciare la pelle e tingere le stoffe, argomenti di cui era sicuramente un vero esperto" (Viaggio nella magia, p. 82).
"Accreditato di una vita avventurosa: ma non più di un Casanova, di cui in almeno un caso accertato fu rivale in amore e che ne ha lasciato un ritratto piuttosto acido. Gli vennero attribuiti miracoli e guarigioni: ma (...) i suoi prodigi documentati non sono molto romantici, in quanto si riferiscono all'invenzione di un tè con funzioni di blando lassativo (...) e una serie di procedure per conciare la pelle e tingere le stoffe, argomento di cui era indubbiamente un vero esperto" (Il cappello del mago, p. 145).

Ascoltiamo addirittura un frequentatore dei corsi di Scientology descriverne il mito di origine nei termini di un volume (il mio Le nuove religioni) che pure Scientology aveva, al suo apparire, criticato:

I thetan esistevano da soli, onnipotenti, indistruttibili e immortali. Avevano il dono dell'onniscienza. Ma non avendo nulla da fare, soffrivano della loro immortalità. Per uscire dalla noia decisero di giocare, creando vari universi. I thetan caddero vittime del loro stesso gioco, si fecero assorbire dagli universi che avevano creato, universi fatti di materia, energia, spazio e tempo, fino a dimenticare che essi stessi ne erano i creatori. (...) Credono di essere soltanto dei corpi" (Viaggio nella magia, p. 93).
"Thetan, lo 'spirito puro' che esiste 'fin dall'origine', onnisciente, indistruttibile e immortale (...). All'origine i thetan vivevano nell'eterno presente di una beatitudine indefinita. Trovando ultimamente questo stato noioso, decisero di 'giocare un gioco' creando gli universi. Ma i thetan finirono per cadere vittime del loro stesso gioco, lasciandosi assorbire negli universi di MEST (materia, energia, spazio e tempo) che avevano creato fino a dimenticare di esserne i creatori (...) e a credersi imprigionati nei corpi" (Le nuove religioni, p. 364).

La criptomnesia porta naturalmente con sé (come sempre accade in questi fenomeni) il rischio della pseudo-citazione e di curiosi equivoci. A proposito di Nuova Acropoli si afferma che in un suo testo si parla di:

"Nani, Fate, Gnomi, Ninfe e Ondine (...) è possibile e utile entrare in contatto con questi spiriti, giacché svolgono una funzione essenziale per la vita dell'universo. Questi esseri (...) vivono non senza problemi: i più piccoli sono vittime dei gatti domestici che per gioco li agganciano con le proiezioni magnetiche delle loro unghie" (Viaggio nella magia, pp. 158-159).
"Con gli elementali - nani, fate, gnomi, ninfe e ondine - è possibile (anche se difficile) e utile entrare in contatto giacché svolgono una funzione essenziale per la vita dell'universo. Gli elementali peraltro (...) non vivono senza problemi: i più piccoli fra loro sono spesso vittima dei gatti domestici che per gioco 'li agganciano con le proiezioni magnetiche delle loro unghie'" (Il cappello del mago, pp. 182-183).

L'autrice di Viaggio nella magia assicura di avere appreso queste idee "dopo che io lessi un libro del fondatore di Nuova Acropoli, Angelo Livraga, che era intitolato Gli spiriti della terra" (p. 158). Chi consulti in una qualunque delle maggiori biblioteche latino-americano la copiosa lista degli scritti di Jorge Angel Livraga scoprirà che non esiste nessun testo dal titolo Gli spiriti della terra; esiste invece un testo tradotto in italiano con il titolo Gli spiriti della natura, debitamente citato in nota nel mio Il cappello del mago a proposito dei problemi dei poveri elementali con i gatti domestici.

Irresistibili sono infine i segreti alchemici in materia di magia sessuale rivelati all'antropologa, che non sono poi così nuovi:

"Seguire le teorie alchemiche di questa Fratellanza era di una difficoltà estrema. Nelle riunioni di faceva un gran parlare di un misterioso alambicco, di piante essiccate che provenivano dall'Argentina. Una di queste piante era rossa come il sangue e l'altra bianca come il latte (...).
'Allora avanti. Perché l'Argentina?'
'La luna!' esclamai.
'Già'.
'E l'erba rossa fiammante?'
'La luna regola le maree, la crescita delle sementi, e ...'
'Il mestruo delle donne!'
'Brava!'
'L'erba rossa è il sangue mestruale? O mio Dio!' (...) 'E l'erba bianca?'
(...) 'Ma sarà, non sarà per caso, il seme maschile?!'" (Viaggio nella magia, p. 130).
"Sulla rivista della Miriam, 'Ibis', nel 1950 parlano di (...) 'due diverse essenze provenienti da piante della Repubblica Argentina: una di colore rosso fiammante e un'altra di colore bianco latte'. Senonché, leggendo le note preparate dal gruppo che si definisce Ordine Osirideo Egizio (...) diventa evidente come il riferimento alla 'Repubblica Argentina' e alla luna (l'astro di 'argento') a cui corrispondono le due 'piante': 'rossa' (il sangue mestruale della donna) e 'bianca' (il seme maschile)" (Il cappello del mago, pp.303-304).

Qui - per la sola e unica volta nel testo - a distanza di una pagina farà capolino un riferimento al fatto che la magia sessuale "sta in tutti i libri di alchemia e di occultismo, da quelli di Eliade al Cappello del mago di Introvigne" (p. 131), senza tuttavia che si spieghi al lettore che la decrittazione dell'apparente enigma sulla Repubblica Argentina e sulle "erbe" non è cosa nuova né («O mio Dio!») particolarmente sconvolgente.

Sarebbe tuttavia ingeneroso insistere su questi (e altri) incidenti, che certamente non tolgono al libro la sua piacevole freschezza narrativa. Il lettore dotato di familiarità con i nuovi movimenti magici sarà soltanto spinto a mettere in dubbio le affermazioni dell'autrice secondo cui a proposito di "associazioni segrete" "occorre come al solito far parlare i pentiti" (p. 88) - le osservazioni di un sociologo autorevole come David Bromley sulla inaffidabilità degli "apostati" sembrano, al contrario, pertinenti - e la confessione secondo cui l'antropologa non si sentiva nelle sue indagini "particolarmente rilassata" perché, se avesse dato notizia della sua qualifica di studiosa, "certamente la tanto decantata tolleranza di tutti gli Acquariani si sarebbe trasformata in una violenta forma di intolleranza e di rigetto nei miei riguardi" (p. 80). Quest'ultima osservazione viene formulata a proposito del Villaggio Verde, una pacifica comunità teosofica piemontese dove tanto il sottoscritto quanto studiosi e sociologi stranieri (fra i quali Eileen Barker e J. Gordon Melton) hanno potuto soggiornare proficuamente presentandosi con il proprio nome e le proprie qualifiche e ricavando sui numerosi gruppi che si riuniscono presso il Villaggio informazioni certamente più ampie e articolate di quelle di cui si dà conto in Viaggio nella magia. Se a qualcuno queste ricerche - su cui ha riferito, con una prima analisi, in due suoi articoli una collaboratrice di J.G. Melton, Isotta Poggi - dovessero apparire poco interessanti, possiamo almeno assicurare che durante l'osservazione partecipante esplicita e dichiarata del Villaggio Verde e di altri luoghi citati in Viaggio nella magia non abbiamo mai sperimentato "violente forme di intolleranza e di rigetto" e, rianimati anche dalla buona cucina che si trova spesso nelle comunità "acquariane", ci siamo perfino sentiti "particolarmente rilassati".

Massimo Introvigne


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