Mistica della prosperità e religione del benessere tra New Age e Next Age

Massimo Introvigne

(Intervento al convegno Mistica Oggi organizzato a Firenze il 23 ottobre 1999 dal Lyceum. Hanno dibattuto il tema Marco Vannini, Enzo Bianchi, Massimo Cacciari, Massimo Introvigne e Giuseppe Scattolin)

I. La mistica intramondana del New Age

Il New Age - talora presentato come la mistica intramondana del nostro tempo, quasi ideale seguito dell'ascetica intramondana di weberiana memoria - è un fenomeno che appare quasi inafferrabile, che elude le definizioni e che - secondo i suoi stessi portavoce - avrebbe come caratteristica principale proprio quella di non poter essere definito, in quanto non avrebbe né dottrine né principi comuni ma costituirebbe soltanto un "ambiente", uno "stile di vita" o una "metafora" [1]. Si può dire che per alcuni anni gli stessi specialisti della nuova religiosità contemporanea si siano, per così dire, lasciati intimorire da questo "divieto di fare domande" sulla natura del New Age evitando di avventurarsi sul terreno scivoloso di una sua ipotetica definizione. Negli anni 1990, tuttavia, la riflessione scientifica sul New Age - presentata anche in forma di bilancio, in un momento in cui il fenomeno iniziava a manifestare negli Stati Uniti qualche segno di declino - ha prodotto una serie di risultati finalmente convincenti, e oggi una qualche maggiore precisione è possibile.

Che cos'è il New Age [2]? Nonostante la presunta impossibilità di descrivere il fenomeno - su cui insistono, non senza una punta di civetteria, i suoi portavoce - gli studi in materia sono ormai sufficientemente articolati per proporne quattro definizioni - o, se si preferisce, descrizioni - non alternative ma piuttosto complementari, "finestre" diverse che permettono - nel loro insieme - di farsene un'idea non esaustiva ma comunque abbastanza precisa. Le quattro descrizioni che mi sembrano emergere dal più recente dibattito sul tema sono, rispettivamente, di natura psicologica, storica, sociologica e dottrinale.

 

Il New Age può essere anzitutto descritto in chiave psicologica come uno stato d'animo: come la sensazione - prima ancora della convinzione - condivisa da un numero socialmente significativo di persone di essere entrati (o di stare per entrare) in un'epoca nuova, che è contrassegnata da cambiamenti radicali e qualitativi non in uno solo ma in tutti i settori della vita dell'uomo. I cambiamenti scientifici - reali o mitici - dovrebbero, per una sorta di "effetto domino", provocare una catena inarrestabile di cambiamenti globali a cui nessun campo di attività dell'uomo dovrebbe sfuggire: cambiamenti politici, artistici, culturali, filosofici, religiosi. Da dove e quando nasce questa sensazione socialmente diffusa? I portavoce del New Age - soprattutto Marilyn Ferguson, autrice nel 1980 di una delle opere che più ha contribuito a diffondere l'idea del New Age nel mondo [3] - vorrebbero farci credere che tutto origina dai progressi della scienza e dalla teoria delle "rivoluzioni scientifiche" proposta da Thomas Kuhn (1923-1996) in un'opera del 1962, in cui sosteneva che quando non sono più soltanto singole "teorie" ma interi "paradigmi" a cambiare si determina nella scienza una "rivoluzione" [4]. E' vero che la data del 1962 è significativa - ma per altri versi - per la nascita del New Age, e che l'idea del "cambiamento dei paradigmi" vi è diventata estremamente popolare. Tuttavia Thomas Kuhn con la sua teoria delle rivoluzioni scientifiche non aveva in mente "rivoluzioni" che andassero al di là dell'ambito delle scienze, e la scoperta delle sue teorie da parte del New Age è avvenuta oltre un decennio dopo la pubblicazione della sua opera principale.

Le radici del New Age come stato d'animo che annuncia un cambiamento globale sono invece di natura astrologica e politica. Dal punto di vista astrologico l'idea del New Age si fonda sulla teoria della precessione degli equinozi, secondo cui il sole cambierebbe di segno zodiacale ogni 2160 anni circa. La teoria è molto antica - se ne trovano tracce già in ambiente pitagorico - ma la sua versione moderna risale ad un'opera del 1937, L'Ère du Verseau, dell'esoterista francese Paul Le Cour (1871-1954) [5]. Secondo Paul Le Cour l'Età dei Pesci, iniziata verso l'anno 1 dopo Cristo, dovrebbe cedere il passo all'Età dell'Acquario verso l'anno 2160. La coincidenza cronologica e l'identificazione del simbolo astrologico dei Pesci con il pesce come simbolo cristiano rendevano facile l'associazione fra l'Età dei Pesci e l'età del cristianesimo, e rispettivamente fra l'Età dell'Acquario e l'età in cui apparirà qualche cosa di nuovo rispetto al cristianesimo attuale. Trasferiti in ambiente anglosassone i calcoli di Paul Le Cour sono stati variamente contestati e rivisti, e l'ingresso nell'Età dell'Acquario è stato fissato a un gran numero di date variabili fra il 1920 e il 2300. Il tema dell'Età dell'Acquario come "evo nuovo" - New Age, appunto - all'origine ristretto a circoli astrologici, è diventato popolare negli Stati Uniti negli anni 1960 ed è stato fatto conoscere ai giovani di tutto il mondo nel 1968 dalla commedia musicale Hair, le cui canzoni inneggiavano all'Età dell'Acquario. La data del 1968 non è casuale e ci porta all'altra radice psicologica del New Age: i postumi delle rivolte studentesche del 1968, che - per quanto, come oggi si sa, si sia trattato in gran parte di fenomeni non spontanei ma sapientemente organizzati e pilotati - promettevano un futuro di cambiamenti radicali e globali, non soltanto politici, ed erano destinati a condurre molti giovani, dopo le inevitabili delusioni, verso la riscoperta del misticismo orientale o dell'occultismo (quando non verso la droga come tragica scorciatoia verso un mondo totalmente "altro"). Il 1968 di Hair e il 1968 della contestazione studentesca - meno lontani fra loro di quanto potrebbe sembrare a prima vista, come dimostrano i successivi itinerari di molti ex "sessantottini" nel mondo della nuova religiosità - si situano così insieme alle origini dello stato d'animo del New Age.

 

Il New Age, naturalmente, è più di uno stato d'animo. E, in ogni caso, è raro che stati d'animo di questa rilevanza sociale si diffondano spontaneamente se non trovano agenti e diffusori consapevoli. Le analisi culturalmente più sofisticate riconducono il New Age alla categoria del revival, "movimento di risveglio", ben nota agli storici delle religioni soprattutto in ambito anglo-americano. Benché, fra i gruppi cristiani, siano spesso proprio i pentecostali ad attaccare nel modo più virulento il New Age considerandolo un fenomeno diabolico, non mancano studiosi che propongono un'analogia fra il New Age e il pentecostalismo. Come - a partire dai primi anni del nostro secolo - il pentecostalismo si presenta come movimento di risveglio di un mondo protestante ampiamente inaridito e sclerotizzato, così il New Age si pone come movimento di risveglio, nell'area culturale di lingua inglese, non più del mondo cristiano ma del mondo laico se non laicista. Anche questo ambiente - la cui organizzazione culturale era largamente affidata alle logge massoniche e alla più discreta (ma non meno importante) influenza della Società Teosofica - si trovava, a partire dagli anni intorno alla Seconda guerra mondiale, in uno di quegli stati di freddezza e di aridità che producono così spesso nella storia i fenomeni di revival. Gli ambienti massonici e teosofici, in particolare, denunciavano una preoccupante incapacità di interpretare i tempi e di svolgere il consueto ruolo di organizzazione culturale (pur non avendo, naturalmente, perduto le loro diverse capacità di influenza sociale e politica). Nel mondo teosofico il disagio si era tradotto in una serie di scismi, il più rilevante dei quali (almeno nel mondo di lingua inglese) era stato promosso da Alice Bailey (1880-1949). Proprio Alice Bailey - che aveva soggiornato ad Ascona, presso quel luogo di incubazione di molte idee del New Age contemporaneo che era stato il Monte Verità - aveva cominciato negli anni 1920 a utilizzare l'espressione "New Age" nel senso attuale; quest'uso era diventato corrente fra i suoi discepoli negli anni 1940 [6]. Alice Bailey era morta nel 1949 senza vedere l'"evo nuovo" che aveva oscuramente annunciato. Mentre negli Stati Uniti i suoi discepoli - come spesso accade - si frammentavano in un'interminabile querelle di divisioni e di scismi, alcuni dei suoi allievi più brillanti in Inghilterra decidevano di non aderire ad alcuna organizzazione e iniziavano a riunirsi privatamente in attesa di tempi migliori. Alcuni di questi baileyani inglesi coltivavano la "doppia appartenenza" anche ad altre organizzazioni esoteriche, e molti vantavano capacità medianiche. Nel 1956 le figure più rappresentative di questo gruppo - Peter Caddy (1917-1994), la sua seconda moglie Eileen Combe e Dorothy Maclean - riuscirono a farsi assumere come animatori di un albergo turistico, il Cluny Hill Hotel di Forres, in Scozia, che trasformarono in centro teosofico. Dopo qualche anno le loro attività li posero in conflitto con i proprietari, che nel 1962 li trasferirono dapprima in un altro albergo nei pressi di Glasgow e quindi li licenziarono. I tre decisero allora di andare a vivere in una roulotte nella landa desolata di Findhorn, in Scozia, che acquistarono per pochi soldi e dove iniziarono a coltivare un giardino seguendo i messaggi che Dorothy Maclean asseriva di ricevere dai devas, "spiriti della natura" associati alle piante. La fama del giardino di Findhorn crebbe rapidamente: iniziarono ad affluire seguaci e vennero costruite strutture permanenti. Dagli Stati Uniti - dove nello stesso anno 1962 era stato fondato, in California, Esalen, un centro di incontri e seminari ispirato a principi simili - venne più tardi a Findhorn David Spangler, che negli anni 1970 avrebbe pubblicato alcuni dei più influenti manifesti del New Age, facendo conoscere il movimento anglo-scozzese negli Stati Uniti. Nel 1982 - a vent'anni dalla fondazione - Findhorn era diventato una sorta di mecca del New Age, un luogo dove affluivano "pellegrini" da tutto il mondo. E' raro che una diffusione di idee così rapida e internazionale possa essere conseguita senza il concorso di rilevanti somme di denaro. In effetti il successo mondiale di Findhorn si deve in gran parte al generoso appoggio di due mecenati inglesi disponibili a sostenere forme diverse di spiritualità "alternativa" e di esoterismo: Sir George Trevelyan (1906-1997), fondatore del Wrekin Trust, e Sir Anthony Brooke, l'ultimo "rajah bianco" di Sarawak che, dopo avere perso il suo trono (ma con un sostanzioso compenso in denaro) nel 1946, si era dato alla nuova religiosità e nel 1967 aveva aderito a Universal Link, un movimento fondato in Inghilterra dagli spiritisti Richard Grave e Liebie Pugh [7].

Dal punto di vista storico come altri fenomeni erroneamente considerati "americani" - dagli Amish (in realtà di origine alsaziana) al fondamentalismo protestante (di origine inglese) - il New Age è nato in Europa, e si è diffuso negli Stati Uniti (e dagli Stati Uniti in tutto il mondo) grazie al finanziamento di mecenati europei. Se lo si considera un movimento di risveglio all'interno dell'ambiente laico - e in particolare dell'ambiente teosofico - la sua data di nascita più convincente è il 1962, l'anno della fondazione di Findhorn, anche se questa storia è preceduta da una preistoria, che risale al 1920, l'anno dello scisma di Alice Bailey, a sua volta difficilmente comprensibile senza il legame con l'ambiente di Monte Verità, le cui origini rimontano al 1900.

 

Il New Age ha sempre costituito un problema di difficile soluzione per i sociologi. Non si presta a essere inquadrato facilmente - anzi, non può essere inquadrato affatto - in nessuna delle categorie normalmente utilizzate per i fenomeni della nuova religiosità contemporanea: nuove religioni, nuovi movimenti religiosi, nuovi movimenti magici. Il New Age, infatti, non è - in nessun senso del termine - un movimento: non ha capi riconosciuti (ha al massimo "portavoce"), non ha sedi, organi ufficiali, strutture, non è un gruppo a cui si "aderisce" o a cui ci si "iscrive". Può essere descritto soltanto facendo riferimento a una categoria - il cui studio è stato sviluppato dai sociologi della religione proprio in riferimento al New Age - che è alternativa rispetto a quella di "movimento": il network ("struttura a rete": ma il termine viene di rado tradotto dall'inglese in altre lingue). Il network è in effetti una "rete" di gruppi informali che hanno interessi e idee in comune, ma che non si riconoscono vincolati da gerarchie e strutture, anzi spesso cercano tematicamente di evitarli. Anche se non ha la consistenza del movimenti, il network non è una pura finzione dei sociologi, ma esiste realmente perché i gruppi che lo costituiscono - pur rimanendo autonomi e diversi - hanno in comune tempi (per esempio raduni, feste, fiere) e spazi (centri che diventano punti di riferimento o mete di "pellegrinaggi") che acquistano la pregnanza di simboli e di miti e che hanno precisamente la funzione di conferire al network un minimo di unità. E' istruttivo, nell'ambito stesso della nuova religiosità, paragonare un tipico movimento - rigido, gerarchico, strutturato - come i Testimoni di Geova e un network come, per esempio, quello degli appassionati di astrologia moderna. A differenza dei Testimoni di Geova, gli appassionati di astrologia non sono parte di un movimento unitario e non obbediscono a capi riconosciuti; tuttavia hanno un minimo di organizzazione: molti di loro partecipano a gruppi che si riuniscono più o meno regolarmente e in Inghilterra (ma eventitintintmmmmmmmmm simili esistono in numerosi paesi del mondo) si ritrovano in un festival annuale a Londra, Mind Body Spirit, e visitano periodicamente spazi di incontro come le librerie astrologiche specializzate (che non si limitano a vendere libri ma organizzano momenti di discussione e prestano servizi di consulenza). Il network che chiamiamo New Age è, naturalmente, molto più complesso del network degli appassionati di astrologia. Costituisce un esempio di metanetwork: un network di networks, o meglio il luogo in cui networks diversi si incontrano e interagiscono. Si può partecipare al network degli appassionati di astrologia disinteressandosi completamente dell'ecologia profonda e dei "diritti degli animali"; viceversa, può accadere che un accanito militante ecologico e "animalista" non abbia nessun interesse per l'astrologia. Tuttavia esistono oggi una serie di spazi e di tempi in cui i partecipanti a networks così diversi come il network dell'astrologia e il network dell'ecologia profonda e dell'animalismo si incontrano fra loro e scoprono di avere qualche cosa in comune; questo insieme di tempi e di spazi è appunto il metanetwork che, in senso sociologico, costituisce il New Age. L'astrologia e l'ecologia profonda costituiscono semplicemente due esempi di networks che confluiscono nel metanetwork che chiamiamo New Age; in realtà questi networks sono molto più numerosi. Benché se ne possano proporre tipologie molto articolate [8], semplificando un quadro molto più complesso si può parlare di tre networks principali il cui punto di incontro è il New Age: le spiritualità alternative, le terapie alternative e le politiche alternative.

Il network delle spiritualità alternative comprende tutti coloro che hanno un interesse per il sacro ma che sono alla ricerca di qualche cosa di diverso dalla tradizione cristiana che - piaccia o no - ha caratterizzato per secoli la vita religiosa dell'Occidente. Le direzioni in cui questa ricerca si esercita sono le più varie: le religioni non cristiane tradizionali (le religioni dell'Oriente ma anche quelle pre-colombiane, degli Indiani d'America, celtiche); l'idealismo filosofico e le sue trascrizioni religiose nel mondo ottocentesco del "nuovo pensiero" (New Thought) americano; lo spiritismo che - rivestito di panni "scientifici" - il New Age ripropone con il nome di channeling; le molteplici correnti dell'occultismo e dell'esoterismo; l'interesse per messaggi religiosi che verrebbero trasmessi dai dischi volanti; le credenze - diffusissime, anche se formulate in modi diversi - nella reincarnazione e nell'astrologia moderna. Chi coltiva uno di questi interessi (ma molti ne coltiveranno insieme più di uno) potrà, naturalmente, finire per aderire a un nuovo movimento religioso o magico; ma potrà anche rifiutare la scelta - sempre a suo modo impegnativa - dell'adesione a un movimento rimanendo semplicemente in un network o spostandosi nomadicamente da un gruppo all'altro. Se non confinerà il suo interesse alle spiritualità alternative ma sarà disposto a momenti di incontro con chi partecipa ad altri networks di carattere terapeutico o politico arriverà fino allo spazio comune denominato New Age.

Il secondo grande network è costituito dalle persone interessate alle terapie alternative, a forme di ricerca della guarigione e del benessere psico-fisico diverse sia dalla medicina ufficiale sia dalla "preghiera di guarigione" praticata da numerosi gruppi cristiani (particolarmente pentecostali). Le porte per accedere a questo network sono innumerevoli: dalle numerosissime medicine "olistiche" (che vorrebbero curare insieme il corpo e lo spirito) o che gettano un ponte fra Oriente e Occidente come il reiki, o l'agopuntura, gli stili di vita vegerariani o "vegani" (questi ultimi rifiutano tutti i prodotti di origine animale, latte, uova e formaggi compresi), i movimenti di recovery (che estendono lo schema dei "dodici passi" - originariamente sviluppato dagli Alcolisti Anonimi - al tentativo di liberarsi da "dipendenze" così diverse fra loro come la dipendenza della droga, la dipendenza da un familiare autoritario e la dipendenza dall'abitudine a contrarre debiti) [9]. E' importante notare che gli Alcolisti Anonimi - nati nell'ambito protestante del Movimento di Oxford, e successivamente riorganizzati in modo non confessionale - hanno preso le distanze dall'esplosione della recovery iniziata negli anni 1950 e dichiarano di volersi occupare esclusivamente di alcolismo. La sequenza più importante per comprendere questo network attiene alle psicoterapie alternative e alla sequenza di scismi nella psicoanalisi che portano da Sigmund Freud a Carl Gustav Jung, e da Carl Gustav Jung a Roberto Assagioli e alla psicologia transpersonale. Il New Age è normalmente critico nei confronti della teoria dell'inconscio di Sigmund Freud (1856-1939), che considera eccessivamente materialistica, ma venera invece come proprio precursore Carl Gustav Jung (1875-1961), lo psicoanalista svizzero che ruppe definitivamente con Sigmund Freud nel 1913 proprio muovendo dal suo interesse per i simboli (compresi quelli esoterici e occulti) e per i fenomeni parapsicologici. Il passaggio da Sigmund Freud a Carl Gustav Jung è soprattutto il passaggio dall'inconscio individuale presente in ogni uomo all'idea junghiana di un inconscio non più individuale ma collettivo in cui vivono immagini e "archetipi" comuni a tutta l'umanità. Lo psicoanalista italiano Roberto Assagioli (1888-1974) - allievo prima di Sigmund Freud e poi di Carl Gustav Jung, ebreo veneziano segnato dalla tradizione mistico-esoterica della Cabala, membro della Società Teosofica e amico e collaboratore di Alice Bailey - si stacca a sua volta dalla scuola junghiana nel 1915, con l'ulteriore passaggio - attraverso un metodo chiamato psicosintesi - dall'inconscio collettivo a una sorta di "inconscio universale", fondo oscuro dell'essere e del cosmo che coincide in senso panteistico con Dio. Roberto Assagioli, morto nel 1974, ha fatto in tempo a partecipare negli anni 1960 alla fondazione della cosiddetta psicologia transpersonale che, attraverso una grande varietà di tecniche diverse, vorrebbe pervenire a contenuti psichici che vanno al di là della stessa esperienza umana, individuale o collettiva, fino ad accedere a una sorta di principio divino.

Ma la via della discesa nell'inconscio - dall'inconscio individuale all'inconscio collettivo, e da quest'ultimo all'inconscio universale - non è l'unica per accedere al fondo "divino" dell'essere e dell'uomo. A questa via interiore si affianca una via esteriore che parte dall'ecologia profonda e da un impegno politico inteso soprattutto come militanza ecologica. Il terzo network che fa da porta d'accesso al New Age è costituito dalle politiche alternative, tutte variamente derivate dalle teorie ecologiche elaborate a partire dal 1972 dal filosofo norvegese Arne Naëss, il fondatore dell'"ecologia profonda", che ha ispirato popolari scienziati del New Age come Fritjof Capra e insieme tutta la "nuova politica" che si è espressa - soprattutto negli Stati Uniti e in Messico - nel cosiddetto "movimento dell'arcobaleno". Arne Naëss distingue fra ecologia di superficie ed ecologia profonda. L'ecologia di superficie è quella che si interessa di singoli interventi, per esempio per salvare le foreste o certe specie animali in via di estinzione. Secondo il filosofo norvegese queste modeste riforme ambientalistiche non vanno all'autentica sostanza dei problemi. Il vero avversario, secondo Arne Naëss, è l'antropocentrismo, una visione che risale alla Bibbia, vede l'uomo come il centro del mondo e lo considera qualitativamente superiore alle altre forme della natura. Mentre l'uomo, in realtà, non sarebbe affatto il centro della natura ma soltanto una delle tante forme della realtà vivente, senza un valore intrinseco particolare superiore - per esempio - a quello degli animali (a queste tesi si sono alimentati i vari movimenti "animalisti" nati negli anni 1970 e 1980). La natura, peraltro, secondo Arne Naëss non deve essere intesa in senso statico ma dinamico, come manifestazione di un'Energia cosmica in continuo divenire che anima anche l'uomo. Attraverso una capacità di percepire le forme viventi nella loro interconnessione - che il filosofo norvegese chiama apperceptive Gestalt - l'uomo potrebbe entrare in contatto con quel Sé universale che le religioni hanno chiamato Dio. Più recentemente, e in questa stessa chiave, l'ecologo australiano Warwick Fox ha proposto un perfezionamento delle teorie di Arne Naëss attraverso l'incontro fra ecologia profonda e psicologia transpersonale che dovrebbe generare una "ecologia transpersonale"[10].

Ancora una volta è opportuno ripetere che chi si interessa di spiritualità alternative oppure di terapie alternative oppure di politiche alternative si mette davanti soltanto a una porta di ingresso, all'inizio di un itinerario che conduce al New Age. La porta non sarà necessariamente attraversata, né l'itinerario obbligatoriamente percorso: solo chi accetterà di passare dal network al metanetwork, di interessarsi contemporaneamente - globalmente - di spiritualità, di terapia e di politica approderà a quella che propriamente può essere definita la visione del mondo del New Age.

 

Nel parlare di una "visione del mondo" del New Age vi è, naturalmente, qualche cosa di provocatorio. Come abbiamo visto i portavoce del New Age insistono nel dichiarare che lo specifico della loro corrente consiste, precisamente, nel non avere nessuna visione del mondo e nessuna dottrina, ma nel predicare la libertà più assoluta da tutte le visioni del mondo e da tutte le dottrine. Ancora una volta queste affermazioni non devono essere prese per oro colato. Il New Age non potrebbe avere nessuna unità - neppure il tipo di unità fluida e instabile che caratterizza il network e lo differenzia dal movimento - se le opinioni diverse che vi si manifestano non coesistessero su una trama di fondo che presenta una serie di elementi comuni. A grandi linee si possono individuare una premessa epistemologica e tre temi principali che percorrono tutto il New Age.

a) La premessa necessaria per qualunque visione del mondo del New Age è di carattere epistemologico: non esistono verità assolute. Espressa in questi termini, la premessa sarebbe tutt'altro che nuova: il relativismo è antico come la filosofia, se non come l'umanità. Tuttavia esistono diverse forme di relativismo, e il relativismo del New Age si specifica per il suo carattere volontarista. Ciascuno può, letteralmente, creare il proprio mondo, e ciascun mondo soggettivamente creato avrà la sua verità, non meno "vera" - e non meno "falsa" - rispetto a quella del mondo creato da un altro. Fino a quali limiti questa premessa epistemologica possa essere spinta è mostrato dalla popolarità di cui gode nel New Age la tecnica della "visualizzazione creativa" secondo cui, con uno sforzo adeguato di concentrazione, sarebbe possibile "visualizzare" qualunque realtà desiderabile (la guarigione, la prosperità economica o perfino un marito ideale) e costringere nel giro di qualche giorno o di qualche mese la realtà ad adeguarsi alla nostra "visualizzazione", producendo e mettendoci davanti l'oggetto che abbiamo "visualizzato".

b) La visione dell'uomo del New Age si riassume nel noto slogan dell'attrice Shirley MacLaine - che per anni ha svolto il ruolo di missionaria internazionale del New Age tramite libri, film e programmi televisivi -: "Noi siamo Dio". Più esattamente al fondo di ognuno di noi si trova una scintilla divina, che è la stessa energia cosmica universale in una delle sue molteplici manifestazioni (fra cui peraltro non possono essere stabilite gerarchie). L'uomo-Dio del New Age è da una parte onnipotente, come dimostrano le straordinarie possibilità della "visualizzazione creativa". Ma questa onnipotenza si rivela, da un altro punto di vista, come onnidipendenza se si considera il ruolo preminente che hanno nel New Age la reincarnazione e l'astrologia. Quest'uomo che è Dio e che può tutto è sottoposto, continuamente, al potere tirannico del karma (il peso delle vite passate, che continuamente lo schiaccia) e alla tirannia non meno rigida degli astri a cui lo assoggetta il determinismo - solo apparentemente moderato dai suoi riferimenti "transpersonali" alla psicologia - dell'astrologia moderna che il New Age predilige.

c) Il carattere divino di ogni persona è stato dimenticato, sepolto prima sotto l'immenso edificio delle religioni organizzate e delle scienze, poi sotto i detriti e le macerie della loro crisi. Tuttavia può essere recuperato attraverso una grande varietà di tecniche (ognuno dei numerosissimi gruppi del New Age ne ha una preferita) in cui consiste - ma l'espressione è usata in un ovvio senso analogico - la mistica intramondana del New Age: una sacralizzazione del "Sé più profondo" in cui si scopre e si percepisce che questo Sé è Dio.

d) Il terzo tema unificante del New Age, per così dire "classico", era di carattere sociale, collegato alla nozione di "massa critica". Si tratta del principio che viene spesso indicato nel New Age con riferimento alla storia della "centesima scimmia" (hundredth monkey). Questa storia singolare sembra essere apparsa per la prima volta in un volume del 1979 dello scrittore inglese Lyall Watson, secondo cui alcuni scienziati avrebbero osservato nell'isola giapponese di Koshima il comportamento di un gruppo di macachi che avevano imparato spontaneamente a lavare le patate per eliminare la sabbia e altre incrostazioni prima di mangiarle [11]. Le prime scimmie imparavano faticosamente la tecnica - che migliorava considerevolmente il gusto delle patate e la loro igiene - dal contatto prolungato con i primi macachi che avevano cominciato a lavare le patate. Improvvisamente si sarebbe tuttavia verificato qualche cosa di inatteso: quando - dopo che novantanove macachi avevano dovuto apprendere la tecnica nel modo faticoso consueto - una centesima scimmia aveva anch'essa imparato a lavare le patate, l'esistenza di questa "massa critica" di scimmie allenate aveva aperto una porta di natura paranormale e transpersonale e da quel momento un gran numero di scimmie non solo nella stessa isola ma in altre isole molto lontane e perfino in laboratorio avevano cominciato improvvisamente, senza contatto diretto con il gruppo originario, a lavare le patate prima di mangiarle. La lezione della centesima scimmia è chiara: se un numero sufficiente, una "massa critica" di persone sperimenta l'esperienza mistica (intramondana) dell'"essere Dio" a un certo punto si produrrà lo stesso fenomeno paranormale e transpersonale che si è verificato fra le scimmie giapponesi e tutta l'umanità sperimenterà una trasformazione istantanea. Gli scienziati che si sono occupati della storia della centesima scimmia hanno scoperto rapidamente che si tratta di una leggenda, con l'unica base fattuale di una osservazione di scimmie che avevano effettivamente imparato a lavare le patate, ma tutte nel modo ben noto dell'apprendimento per prove ed errori e dell'imitazione. Lo stesso Lyall Watson ha ammesso nel 1985 di avere largamente inventato la storia della centesima scimmia, anche se ha insistito sul fatto che fenomeni di questo genere potrebbero esistere [12]. Ma nel frattempo a partire dal 1982 Ken Keyes, un personaggio molto noto nel New Age, aveva venduto un milione di copie del suo volume The Hundredth Monkey ("La centesima scimmia") [13], da cui sarebbe stato tratto anche un film, rendendo estremamente popolare il concetto e confermando la presenza nel New Age di un carattere utopico, legato ai presunti effetti benefici per l'intero pianeta - che potrebbe davvero entrare nella "Nuova Era", in una Età dell'Oro - dell'esperienza di mistica intramondana di un numero relativamente piccolo di persone.

 

II. La crisi del New Age

     

Di "crisi" del New Age si parla, negli Stati Uniti, fin dall’inizio degli anni 1990. Contrariamente a quanto spesso si crede, i primi segnali di allarme non sono stati lanciati da osservatori accademici o da critici, ma dagli stessi portavoce più autorevoli del New Age, fra cui David Spangler, un personaggio che si trova per molti versi alle origini del New Age stesso [14]. Insieme a William Irwin Thompson, il fondatore della Lindisfarne Association, David Spangler pubblicava nel 1991 un volume in cui si deprecava la "degradazione" del New Age, minacciata dal cinismo e dalla speculazione commerciale di troppi protagonisti [15]. Qualche anno dopo gli osservatori accademici del New Age - primo fra tutti J. Gordon Melton - avrebbero cominciato a parlare della "fine" del fenomeno. Un intervento di J. Gordon Melton al convegno internazionale sulle nuove religioni e la nuova religiosità Rennord 1994 tenuto dal 22 al 25 agosto 1994 a Greve, in Danimarca, ha avuto - da questo punto di vista - una grande risonanza internazionale [16]. L’analisi si fondava su elementi suscettibili di verifica empirica: librerie che chiudevano, riviste che cessavano le pubblicazioni, esponenti del mondo della cultura e della scienza che prendevano le distanze dall’etichetta "New Age" (precedentemente abbracciata con entusiasmo), mentre il prezzo dei cristalli crollava. L’ultimo elemento era tutt’altro che irrilevante se si considera che, secondo diverse analisi economiche, i cristalli - ben più dei libri - tenevano in vita librerie e servizi di vendita per corrispondenza che diffondevano entrambi gli articoli.

La tesi di J. Gordon Melton, naturalmente, ha ricevuto anche qualche critica - per la verità, almeno nell’area di lingua inglese, più fra i colleghi specialisti che nell’ambiente stesso del New Age -, fondata in genere su una diversa definizione del fenomeno. Se il New Age è essenzialmente un fenomeno sociale, un network, la sua crisi può essere verificata e misurata attraverso il venire meno di una parte di quegli ancoraggi - librerie, case editrici, circuiti economici, fiere e festival - di cui ogni network ha bisogno per continuare a esistere. Se invece il New Age - secondo altre prospettive - è una mentalità o un insieme di dottrine [17], allora parlare di "crisi" è probabilmente improprio. Lo stesso J. Gordon Melton fa notare infatti come - venuto ampiamente meno il network - dottrine e mentalità continuino a essere ben presenti, in altre forme.

La "crisi" del New Age non deriva, peraltro, soltanto dall’eccessiva commercializzazione. Certo quando - come si vede oggi in Italia - la pubblicità si sfoga proponendo non soltanto il libro, il disco, il seminario ma anche il golfino, la scopa e perfino la birra del New Age è normale che qualcuno si chieda se l’etichetta ha ancora un senso compiuto. Ma la "crisi" ha anche una radice più profonda. Dal punto di vista della storia e della sociologia delle religioni il New Age era, tecnicamente, un movimento millenarista che annunciava un’età dell’oro. I millenarismi sono tradizionalmente distinti in premillenarismi (o millenarismi pessimisti, che vedono il mondo andare di male in peggio fino a una catastrofe finale da cui emerge un millennio di pace solo grazie all’intervento diretto e soprannaturale di Dio) e postmillenarismi (o millenarismi ottimistici, in cui l’età dell’oro viene instaurata al termine di sforzi progressivi dell’umanità che fanno andare il mondo di bene in meglio). Recentemente - per evitare alcuni equivoci legati alla terminologia tradizionale - la studiosa americana Catherine Wessinger ha proposto di parlare piuttosto di "millenarismo catastrofico" e di "millenarismo progressista"[18]. Il millenarismo catastrofico si espone meno facilmente alle smentite della storia. Giacché il mondo è quello che è, chi prevede sventure potrà sempre dire che le sue previsioni si sono in qualche modo avverate. E’ il caso degli Studenti biblici, predecessori degli attuali testimoni di Geova, che - dopo avere previsto la fine del presente ordine di cose per il 1914 - potevano comunque affermare che nel 1914 qualche cosa di catastrofico era successo: l’inizio della Prima guerra mondiale. Il millenarismo progressista è più pericoloso per chi lo propone: chi annuncia "magnifiche sorti e progressive" si vede facilmente, presto o tardi, smentito dalla storia.

Nel New Age - come ha fatto notare J. Gordon Melton [19] - per un certo periodo di tempo il disagio era risolto con il riferimento al channeling (di importanza assolutamente centrale nel fenomeno) e alle "entità" che nel channeling si manifestavano. Queste entità - spiriti saggi vecchi di migliaia di anni, maestri "ascesi", extraterrestri - vedevano, letteralmente, da più in alto. C’era da credere che vedessero meglio, e fossero in grado di formulare previsioni che, a lungo termine, non avrebbero mancato di realizzarsi, nonostante le smentite di breve periodo. Anche questo espediente non poteva, tuttavia, durare in eterno. Nel mondo di lingua inglese il New Age non è poi così "nuovo", dal momento che le sue origini risalgono ai primi anni 1960. Channeling o no, l’età dell’oro è stata annunciata per oltre trent’anni senza che si manifestasse neppure un inizio di avveramento di queste previsioni. L’AIDS, guerre sanguinose come quella della Bosnia, le "nuove povertà" hanno piuttosto costituito altrettanti inviti a un brusco risveglio per chi sognava un mondo in cammino verso l’armonia e la pace universale. Non vi era nessuna ragione di prevedere che il New Age potesse sfuggire al destino che, presto o tardi, colpisce tutte le forme progressiste di millenarismo (e da cui, per le ragioni indicate, si salvano invece le forme catastrofiche, che possono prosperare anche per secoli).

III. Il Next Age e la mistica del benessere

Quali reazioni ha determinato, fra decine di migliaia di new ager di tutto il mondo, la crisi del New Age? Gli esiti della "crisi" possono essere i più diversi. Se sul piano individuale si va dalla riscoperta delle religioni tradizionali al suicidio (con tutta la gamma possibile delle ipotesi intermedie), per la maggioranza dei new ager al New Age si sostituisce gradatamente un nuovo fenomeno - se si vuole, una nuova fase nello stesso fenomeno - chiamato con una varietà di nomi fra cui si va affermando "Next Age".

L’espressione Next Age è emersa soprattutto in Europa per indicare la consapevolezza - ampiamente diffusa sia fra i new ager, sia fra gli osservatori esterni - del passaggio a una fase ulteriore del fenomeno un tempo noto come New Age. E’ certamente sbagliato sostenere che "Next Age" è una etichetta "americana", dal momento che negli Stati Uniti questa espressione coesiste con altre assai più popolari, come Next Stage ("nuovo stadio"), Next Edge ("nuova angolazione"), e con altri termini ancora. Anche in Italia il termine Next Age - più facilmente comprensibile e traducibile - ha avuto successo anzitutto fra gli stessi new ager, come dimostra il fatto che il Salone del New Age di Milano si chiama, a partire dal 1998, Salone del New Age e Next Age.

Il Next Age può essere descritto come il passaggio del New Age dalla terza alla prima persona singolare. Per il Next Age il Pianeta Terra, nel suo insieme, entrerà (o è già entrato) in un evo di superiore consapevolezza, felicità, benessere. Dopo la delusione il Next Age ammette che forse per il Pianeta Terra, o per la società nel suo insieme, non è in vista nessuna gioiosa trasformazione. Le cose, anzi, potrebbero perfino peggiorare. Il singolo, invece, può entrare nel suo New Age personale e raggiungere uno stato superiore di prosperità, salute, soddisfazione (anche sul piano sessuale, che nel Next Age viene spesso in primo piano). La società può anche andare alla rovina: ma la singola persona che ha accesso a determinate tecniche entrerà comunque in una sua età dell’oro personalissima e privata. La mistica del Sé diventa mistica del me.

Come ha notato acutamente J. Gordon Melton [20], questo passaggio è accompagnato da dichiarazioni - da parte di alcuni portavoce importanti del New Age (ma non di tutti) - secondo cui, in realtà, il New Age non ha mai promesso una trasformazione sociale, globale o planetaria. Nel New Age l’elemento importante sarebbe sempre stata la trasformazione individuale. Si tratta, in realtà, di un semplice escamotage: uno sguardo anche superficiale alla letteratura del New Age negli anni 1980 e (soprattutto) 1970 mostra una forte carica di millenarismo progressista. Nell’abbandono della fase utopica e nel ripiegamento sull’individualismo - con accenti spesso narcisistici - il Next Age è effettivamente "nuovo" e diverso dal New Age. Il Next Age, naturalmente, è meno nuovo se si guarda alle tecniche e alle idee di fondo, che rimangono in gran parte le stesse.

Il Next Age rappresenta una corrente da sempre presente nel New Age, ma minoritaria nel New Age "classico" precisamente per il suo carattere individualistico, che si prestava ad accuse di disinteresse egoistico (e poco "politicamente corretto") nei confronti delle prospettive utopistiche, planetarie e globali un tempo prevalenti. Il Next Age ha poi radici ancora più antiche, tra l'altro nel cosiddetto "pensiero positivo" e nel movimento del self-help [21].

La figura che si trova al centro dell’attuale Next Age è il medico indiano - residente da molti anni negli Stati Uniti - Deepak Chopra. Partendo da posizioni scettiche, Deepak Chopra ha scoperto dopo il trasferimento in America la Meditazione Trascendentale, di cui negli anni 1980 è diventato uno dei dirigenti più affermati. A causa di diversi contrasti, Deepak Chopra ha rotto con la Meditazione Trascendentale nel 1993. Già in precedenza, tuttavia, alcuni suoi libri avevano un taglio decisamente personale, come Quantum Healing del 1989 [22]. Deepak Chopra è un autore estremamente prolifico. Forse uno dei suoi titoli più significativi è Le sette leggi spirituali del successo, del 1994 [23]. Le regole per la guarigione del corpo ispirate alla medicina tradizionale ("ayurvedica") indiana diventano regole fondamentali per pretese molto più "forti", come non invecchiare e superare non solo le malattie, ma anche l’infelicità psicologica e spirituale e la povertà. Per Deepak Chopra il cosmo e il corpo costituiscono un’unità. La comprensione di questa realtà - a sfondo sostanzialmente panteistico - dovrebbe permettere di non invecchiare (l’attrice Demi Moore, una delle più fedeli discepole del medico indiano, si dice certa di vivere fino a centocinquanta anni), e nello stesso tempo di raggiungere un livello superiore di consapevolezza spirituale e di felicità.

Deepak Chopra ha anche cercato di presentare le sue ricette di felicità come radicate in una tradizione spirituale secolare. In questa chiave si è accostato - anche tramite la narrativa - alla simbologia, oggi di moda, del Graal e della Tavola Rotonda. Dal ciclo arturiano ha ricavato un corso di spiritualità in venti lezioni, pubblicato nel 1995 con il titolo The Way of the Wizard [24], che ha ottenuto un notevole successo di vendita in tutto il mondo. I critici più attenti potranno peraltro notare come alcuni degli insegnamenti di Merlino al giovane Artù - che Deepak Chopra ricorda e commenta - non siano particolarmente "tradizionali", in quanto sono ignoti alle fonti medievali e derivano invece dal film a cartoni animati della Walt Disney La spada nella roccia, che il medico indiano conosce evidentemente piuttosto bene. Peraltro, se alcuni degli insegnamenti di Deepak Chopra possono sembrare banali - quando raccomanda, per esempio, di seguire una dieta equilibrata o di fare un po’ di moto dopo i pasti - non si deve dimenticare che la stessa medicina ayurvedica è vissuta in India in un rapporto di continuo interscambio con dottrine di tipo occultistico o esoterico, e in particolare con una "alchimia interna" di tipo magico-sessuale [25]. Venuto in Italia nel 1997 sull’onda del successo - anche nel nostro paese - dei suoi libri, Deepak Chopra ha scandalizzato i new ager nostrani con dichiarazioni come: "La miseria non aiuta a essere spirituali. I poveri pensano ai soldi più dei ricchi" [26]. Al di là della provocazione, emerge qui l’individualismo radicale tipico del Next Age: l’accesso alla consapevolezza è un obiettivo individuale, non sociale, e i poveri - molto semplicemente - non sono nelle condizioni psicologiche (e materiali) per potere perseguire questo obiettivo. Da un certo punto di vista, come si vede, il Next Age di Deepak Chopra è veramente "nuovo" per la sua rinuncia scandalosa all’utopia. Da un altro punto di vista, autori come Deepak Chopra dicono semplicemente in modo aperto quello che nel New Age molti già pensavano.

Dal punto di vista sociologico e dottrinale, il passaggio al Next Age ha una conseguenza molto importante. L'aspirazione utopistica e planetaria del New Age "classico", secondo cui l'esperienza mistica intramondana di una massa critica di persone avrebbe spontaneamente generato una Età dell'Oro capace di superare i guasti del materialismo moderno comportava una certa critica di tale materialismo. Se invece il principio della massa critica è messo tra parentesi, e quella che conta è una mistica individualistica del me, anche la critica del materialismo moderno sfuma. Attingendo dai suoi predecessori storici - in particolare, dal pensiero positivo - il Next Age annuncia che l'esperienza mistica intramondana di "essere Dio" non genererà cambiamenti globali del Pianeta Terra ma eserciterà al sua forza espansiva nella sfera individuale, rendendoci non solo più felici e più "realizzati", ma anche più motivati sul lavoro, più capaci di ottenere successo, in una parola più efficienti e più ricchi. La mistica intramondana diventa mistica del benessere e qualche volta mistica del denaro. Per il New Age "classico" e utopistico questo era un limite e un problema: l'utopia generava "puristi" del New Age pronti a stracciarsi le vesti di fronte alla "commercializzazione". Per il nuovo New Age, o Next Age, il limite diventa punto i forza, e il problema diventa soluzione: il denaro e la prosperità - si proclama - fanno parte a pieno titolo della mistica intramondana, che solo così - anzi - è pienamente intramondana. Al nuovo New Age si apre così un enorme campo di attività (un enorme mercato): i corsi e i seminari in cui si propone l'esperienza della mistica intramondana non sono più offerti solo ai singoli come parte del tempo libero, ma alle aziende e alle associazioni professionali, in orario di lavoro, come formazione professionale. Si calcola che questo nuovo mercato della formazione personale "motivazionale" di ispirazione New Age o Next Age fatturi ogni anno negli Stati Uniti quattro miliardi di dollari [27]. Comunque lo si chiami, il nuovo New Age gode di ottima salute. Corre, certo, un rischio ovvio: che - tirata da tutte le parti e consunta dal troppo uso - un'espressione come "mistica" (ancorché intramondana) finisca per diventare priva di senso. Ma questo è un rischio che, se preoccupa chi ha a cuore l'immagine e l'onore della vera mistica, non sembra preoccupare troppo i portavoce del New Age o del Next Age.

NOTE

  1. [Torna] David Spangler, Defining the New Age, in The New Age Catalogue. Access to Information and Sources, Island Publishing Company-Doubleday, New York 1988, p. XI.
  2. [Torna] Per un buon accostamento di carattere divulgativo cfr. Jean Vernette, Che cos'è il New Age, tr. it., SugarCo, Milano 1993; e PierLuigi Zoccatelli, Il New Age, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1997.
  3. [Torna] Marilyn Ferguson, The Aquarian Conspiracy. Personal and Social Transformation in the 1980s, J.P. Tarcher, Los Angeles 1980 (2ª ed. rivista: J.P. Tarcher, Los Angeles 1987).
  4. [Torna] Thomas Kuhn, The Structure of Scientific Revolutions, University of Chicago Press, Chicago 1962 (tr. it., 9a ed.: La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, Torino 1986).
  5. [Torna] Paul Le Cour, L'Ère du Verseau. Le secret du zodiac, le proche avenir de l'humanité, Atlantis, Parigi 1937.
  6. [Torna] Cfr. Alice Bailey, Spiritual Leadership, due fascicoli, s.e., New York 1921 e 1922; Discipleship in the New Age, 2 voll., Lucis Publishing Company, New York 1944 e 1955; Education in the New Age, Lucis Publishing Company, New York 1954.
  7. [Torna] Sir Anthony Brooke era nipote del primo "rajah bianco" di Sarawak, James Brooke, noto a generazioni di italiani come implacabile avversario del pirata della Malesia Sandokan nella saga romanzesca creata da Emilio Salgari. James Brooke è pertanto un personaggio storico realmente esistito, e la fortuna inizialmente da lui accumulata è stata in larga parte utilizzata - dal nipote - per diffondere nel mondo l'idea del New Age.
  8. [Torna] Cfr. sul punto il mio Storia del New Age 1962-1992, Cristianità, Piacenza 1994.
  9. [Torna] Si calcola che nei soli Stati Uniti ogni settimana 45 milioni di persone si riuniscano in un gruppo di recovery (cfr. Alice Dowd, Making Room for the Recovery Boom, in Library Journal, 1° maggio 1992, p. 49).
  10. [Torna] fr. Warwick Fox, Toward a Transpersonal Ecology: Developing New Foundations for Environmentalism, Shambhala, Boston-Londra 1990.
  11. [Torna] Cfr. LYALL WATSON, Lifetide: A Biology of the Unconscious, Simon and Schuster, New York 1979.
  12. [Torna] Cfr. la voce Hundredth Monkey in J. Gordon Melton — Jerome Clarke — Aidan A. Kelly, New Age Almanac, Visible Ink Press, Detroit 1991, pp. 410-412.
  13. [Torna] KEN KEYES, Jr., The Hundredth Monkey, Vision Books, Coos Bay (Oregon) 1982.
  14. [Torna] Su David Spangler cfr. il mio Storia del New Age 1962-1992, cit., pp. 134-135.
  15. [Torna] David Spangler — William Irwin Thompson, Reimagination of the World. A Critic of the New Age, Science and Popular Culture, Bear & Company, Santa Fe (New Mexico) 1991, p. 21. Il volume raccoglie testi di seminari tenuti negli anni 1988-1989 presso il Chinook Learning Center, una istituzione tipica del New Age sorta nel 1972 sulla Whitbey Island, presso Seattle.
  16. [Torna] Gli atti del convegno sono ora stati pubblicati: cfr. J. Gordon Melton, The Future of the New Age Movement, in Eileen Barker - Margit Warburg (a cura di), New Religions and New Religiosity, Aarhus University Press, Aarhus-Londra 1998, pp. 133-149.
  17. [Torna] E’ questa la tesi di Wouter J. Hanegraaff, New Age Religion and Western Culture. Esotericism in the Mirror of Secular Thought, Brill, Leida 1996.
  18. [Torna] Cfr. Catherine Wessinger, Millennialism With and Without the Mayhem, in Thomas Robbins - Susan J. Palmer (a cura di), Millennium, Messiahs, and Mayhem. Contemporary Apocalyptic Movements, Routledge, New York-Londra 1997, pp. 47-59. Sulle tipologie tradizionali cfr. pure i miei Latter Day Revisited. Contemporary Mormon Millenarianism, ibid., pp. 230-244; e Mille e non più mille. Millenarismo e nuove religioni alle soglie del Duemila, Gribaudi, Milano 1995.
  19. [Torna] J. G. Melton, op. ult. cit., p. 138.
  20. [Torna] Ibid., p. 141.
  21. [Torna] Cfr. Massimo Introvigne — PierLuigi Zoccatelli, New Age, Next Age. Una nuova religiosità dagli anni ’60 a oggi, Giunti, Firenze 1999.
  22. [Torna] Deepak Chopra, Quantum Healing. Exploring the Frontiers of Mind/Body Medicine, Bantam Books, New York 1989 (tr. it.: Guarirsi da dentro, Sperling & Kupfer, Milano 1992).
  23. [Torna] D. Chopra, The Seven Spiritual Laws of Success. A Practical Guide to the Fulfilment of Your Dreams, Amber-Allen Publishing, San Raphael (California) 1994 (tr. it.: Le sette leggi spirituali del successo. Vivere in armonia con la natura per realizzare se stessi, Armenia, Milano 1997).
  24. [Torna] D. Chopra, The Way of the Wizard. Twenty Spiritual Lessons in Creating the Life You Want, Harmony Books, New York 1995 (tr. it.: L'antica saggezza dell'anima, Sperling & Kupfer, Milano 1997).
  25. [Torna] Cfr. sul punto David Gordon White, The Alchemical Body. Siddhi Traditions in Medieval India, University of Chicago Press, Chicago-Londra 1996.
  26. [Torna] Cfr. Simone Bedetti, Una nuova consapevolezza, con box Chi è Deepak Chopra, in Olis. Idee per la nuova era, anno V, n. 27, febbraio 1998, pp. 30-33 (p. 31).
  27. [Torna] Paul Heelas, Prosperity and the New Age Movement. The Efficacy of Spiritual Economics, in Bryan Wilson — Jamie Cresswell (a cura di), New Religious Movements: Challenge and Response, Routledge, Londra — New York 1999, pp. 51-77 (p. 62).


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Thu, Nov 25, 1999