CESNUR - center for studies on new religions

"Si sono convertiti all'induismo oltre duemila piemontesi"

di Didia Bargnani ("Il Giornale", 12 dicembre 2000)

Sono quindicimila gli italiani convertiti all'induismo, di questi 2.500 vivono in Piemonte, 1.000 nella sola Torino. Tratti comuni: credere nella reincarnazione, pratica della meditazione, ricerca della pace e della serenità. Nell'ambito delle sue ricerche sulle religioni minoritarie in Italia, il Centro Studi sulle Nuove Religioni ha presentato ieri a Torino, presso la Sala Don Bosco, il primo "Rapporto sull'induismo e sui movimenti di origine induista in Italia" di Massimo Introvigne, Pier Luigi Zoccatelli e Federico Squarcini. Il rapporto descrive i centri dell'indusimo in Italia, se ne contano ben 45 a livello nazionale. I movimenti che riuniscono il maggior numero di adepti sono quelli di Sai Baba e di Amma. L'Associazione Amici di Amma ha sede a San Secondo di Pinerolo, per quanto riguarda Sai Baba, le centinaia di suoi adepti piemontesi si ritrovano nell'Astigiano e nel Novarese, in compagnia di Antonio Craxi, fratello di Bettino. In Piemonte non esistono templi dedicati a Vishnu o a Shiva, per cui i seguaci devono affrontare il viaggio fino ad Altare, provincia di Savona, dove si erge sullo sfondo marino il Ghitananda Ashram, tempio induista frequentato da parecchi torinesi. I fedeli di movimenti che derivano dal maestro Aurobindo, divisi in due gruppi, meditano in una comunità situata vicino al Lago d'Orta e a Torino al Centro Sri Chinmoy. L'abitazione di una signora di Bruino è invece il punto di ritrovo degli adepti di Premananda, santone indiano attualmente detenuto in un carcere del suo Paese, accusato di essere stato il mandante dell'omicidio di un membro dissidente della sua setta. "Bisogna tener conto del fatto che in India questi movimenti hanno un legame forte con la politica, non è raro che i maestri spirituali siano oggetto di vendette e ritorsioni da parte del potere centrale, anche se non mancano quelli in malafede", precisa Massimo Introvigne, direttore del Cesnur. "La scelta induista è contro-culturale, si vuole cercare altro rispetto al mondo cristiano, c'è il desiderio - aggiunge Introvigne - di trovare un rifugio nella saggezza antica, esiste il bisogno di un'alternativa radicale alla modernità".


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