“Bugiardo, bugiardo”: il "lavaggio del cervello", il CESNUR e l’APA

di Massimo Introvigne. Vedi anche la collezione di documenti (in inglese) relativi a questa controversia pubblicata su questo sito. Questo testo è disponibile anche in inglese, tedesco e francese.

Gli studiosi e i movimenti anti-sette si trovano spesso in disaccordo, e le “guerre delle sette” americane degli anni 1970 e 1980 non sono sempre state cortesi. Sembrano, tuttavia, un gioco da ragazzi quando le si paragona alle nuove “guerre delle sette” europee, dove alcuni governi sono direttamente implicati. La Francia nel 1996 e il Belgio nel 1997 hanno pubblicato rapporti parlamentari sulle “sette”, ampiamente basati su informazioni fornite dai loro servizi segreti e da movimenti anti-sette privati. Il CESNUR ha protestato contro questi rapporti attraverso conferenze stampa, articoli e libri. Abbiamo denunciato dozzine di errori di fatto e l’uso di un modello anti-sette (che ha al suo centro la nozione di "lavaggio del cervello" o "controllo mentale") screditato nel mondo di lingua inglese almeno a partire dagli anni 1980. Alcuni rapporti pubblicati successivamente (fra cui il rapporto del 1998 della commissione parlamentare tedesca), anche se a loro volta controversi, hanno tenuto conto delle critiche accademiche dei rapporti francese e belga e hanno adottato su diversi punti un atteggiamento in qualche modo più moderato. Il CESNUR, nel frattempo, aveva denunciato l’atteggiamento della Francia e del Belgio in conferenze stampa e seminari a Parigi, Bruxelles, Roma, Washington, al Parlamento Europeo a Strasburgo e in altri luoghi. Negli Stati Uniti il Comitato di Helsinki e la Commissione parlamentare per le relazioni internazionali hanno cominciato un’indagine sulla “Intolleranza religiosa che continua in Europa”, dove il sottoscritto è stato chiamato a testimoniare, particolarmente a proposito della Francia.

Non c’è stata nessuna risposta di sostanza alle critiche del CESNUR e di altri studiosi ai rapporti francese e belga. Sono state invece lanciate campagne dirette a screditare il CESNUR, il suo direttore e i più importanti studiosi internazionali che partecipano alle sue attività. Aspiranti Kenneth Starr sono stati sguinzagliati per indagare sulla vita privata e professionale del sottoscritto e di altri dirigenti del CESNUR. Non c’è pietra che non sia stata rivoltata, ed evidentemente è stata spesa una notevole quantità di denaro. Un intero sito Internet anti-CESNUR, con centinaia di pagine, è stato lanciato con un notevole sforzo propagandistico. Tutta questa grande e costosa attività ha prodotto ben poco in termini di risultati. Un certo Miguel Martinez ha scritto una pettegola biografia via Internet del sottoscritto, sostenendo fra l’altro che io sarei insieme un membro (non solo un sostenitore) della massoneria e un sostenitore (benché non un membro) dell’organizzazione brasiliana TFP (Tradizione, Famiglia e Proprietà), che è fieramente anti-massonica. Tutto questo nonostante il fatto che i miei scritti e quelli curati dal CESNUR sulla massoneria sono stati, semmai, criticati dall’organo ufficiale della più grande obbedienza massonica italiana come “un vigoroso attacco alla Massoneria” (Massoneria Oggi, vol. 2, n. 4, agosto-settembre 1995, pp. 69-71). In dieci anni di conferenze internazionali, più di mille relazioni sono state presentate in incontri del CESNUR. Neppure una di queste relazioni è stata dedicata alla TFP e ai suoi problemi (discussi brevemente in un articolo - non mio - di uno dei molti libri che ho curato, e forse in un paio di paragrafi e di note a piè di pagina nella mia produzione in materia di controversie sulle “sette”, che consta di diverse centinaia di scritti). L'argomento centrale del sito Internet anti-CESNUR è che la TFP ha inventato nel 1985 la nozione di "movimento anti-sette" (che sarebbe un semplice parto della fantasia dei suoi leader), e che io ho fondato il CESNUR nel 1988, recitando su un copione scritto dalla TFP, allo scopo di convincere l'opinione pubblica dell'esistenza di un movimento anti-sette. Avrei così dato inizio io alle "guerre delle sette", reclutando accademici per un movimento "anti-anti-sette". Queste ipotesi, evidentemente, identificano immediatamente le tesi del sito anti-CESNUR come frutto di una fantasia delirante. Le "guerre delle sette" sono iniziate nei primi anni 1970, e a questi inizi non hanno dato nessun contributo né la TFP né il sottoscritto (che all'epoca frequentava il liceo). Tra gli accademici che si occupano di nuovi movimenti religiosi ci sono veterani delle "guerre delle sette", che combattevano i movimenti anti-sette già intorno all'anno 1970. Costoro hanno ora scoperto con sorpresa che stavano recitando nel 1970 secondo un copione scritto da un movimento brasiliano nel 1985.

E’ vero che anni di indagini hanno raccolto un certo numero di pettegolezzi, spesso falsi e talora disgustosi. Si può apprendere per esempio dalla pagina Internet anti-CESNUR che un dirigente della branca francese del CESNUR, un uomo sposato, ha come collaboratore e collega un “omosessuale militante”. Per trovare “prove” del mio coinvolgimento in complotti massonici vi sarà raccomandata la rivista Sodalitium. In questa meritoria rivista italiana troverete un buon numero di articoli dove si proclama, per esempio, che Giovanni Paolo II è un progressista notorio e non è formalmente (ma solo "materialmente") Papa, e che le accuse di omicidio rituale nei confronti degli ebrei sono da considerare assolutamente valide. Secondo questa rivista, gli ebrei uccidono ritualmente bambini cristiani e conservano il loro sangue (comprensibilmente, il fatto che abbia ripetutamente citato leggende sull’omicidio rituale come esempi di panici morali e di leggende urbane dirette contro una minoranza religiosa non mi ha reso più simpatico a questa pubblicazione). In via generale, tuttavia, si può dire che Kenneth Starr sia stato più fortunato. Nel nostro caso non si sono trovati abiti blu di sorta.

O forse si sono trovati? Improvvisamente, nell’estate del 1998, i nostri piccoli Kenneth Starr hanno mostrato un notevole grado di eccitazione e hanno annunciato che avevano finalmente identificato un crimine meritevole di impeachment. Adirata perché la commissione parlamentare tedesca non aveva voluto condividere le più estreme teorie del "lavaggio del cervello" (dopo avere ascoltato come testimone sul punto, con altri, il sottoscritto), una rete internazionale anti-sette ha cominciato ad accusarmi di falsa testimonianza. Avevo infatti dichiarato di fronte alla commissione tedesca (e altrove) che nel 1987 l’American Psychological Association (APA) aveva respinto le teorie del "lavaggio del cervello" o del "controllo mentale" applicate a nuovi movimenti religiosi, e le aveva dichiarate fuori dai confini della scienza rispettabile. Uno dei personaggi più estremi nella lobby anti-sette europea è il pastore luterano di Berlino Thomas Gandow. Utilizzando informazioni prese qua e là su Internet, Gandow ha pubblicato nel suo bollettino Berliner Dialog un articolo intitolato “La menzogna APA - Uno scandalo scientifico” (Die APA-Lüge - Ein Wissenschaftsskandal, in Berliner Dialog, 1-98, p. 27), dove mi accusa di “una bugia palese”, una “frode consapevole”, e di avere il “coraggio di mentire”. Le accuse di Gandow sono state immediatamente tradotte in varie lingue e ampiamente utilizzate contro il CESNUR e il sottoscritto dal network anti-sette. Dopo che ho confermato le mie dichiarazioni a proposito dell'APA testimoniando nell'inchiesta statunitense a Washington, l'ombra di Kenneth Starr è stata invocata esplicitamente da Miguel Martinez. Sul sito watch.pair.com è apparsa una sua dichiarazione secondo cui "Introvigne ha mentito pubblicamente di fronte a un organo ufficiale americano così come aveva mentito di fronte a un comitato del parlamento tedesco. E' come il Sexgate!". (watch.pair.com è un sito consacrato, tra l'altro, alla denuncia di un complotto mondiale guidato dalla Chiesa cattolica, la "Madre di tutte le Prostitute e Abominazioni della Terra", che coinvolge i massoni, la famiglia Stuart, il Priorato di Sion e molti altri e ha lo scopo di una "conquista vaticana della Terra Santa" volta a "ristabilire il Sacro Romano Impero": priory.html).

 

Sfortunatamente per questi teorici del complotto, sulla vicenda esistono dozzine di documenti. Una breve cronistoria dei fatti potrà aiutare a comprenderli.

1. All’inizio degli anni 1980 alcuni psicologi e psichiatri erano diventati piuttosto controversi per il loro sistematico coinvolgimento come periti di parte in processi contro nuovi movimenti religiosi, dove presentavano teorie anti-sette sul "lavaggio del cervello", il "controllo mentale" o la “persuasione coercitiva” come se fossero generalmente accettate nella comunità scientifica. Nel frattempo l’American Psychological Association (APA) aveva accettato nel 1983 la proposta di formare una task force chiamata DIMPAC (“Deceptive and Indirect Methods of Persuasion and Control”, “Metodi ingannevoli e indiretti di persuasione e di controllo”). La dottoressa Margaret Singer, la più nota sostenitrice delle teorie anti-sette e della "persuasione coercitiva", fu nominata responsabile del comitato DIMPAC con l’incarico di presentare un rapporto all’Ufficio per la responsabilità sociale ed etica (“Board of Social and Ethical Responsibility”, BSERP) dell’APA. La Singer scelse lei stessa la maggioranza dei membri del comitato DIMPAC. Tra questi c’erano, con altri, il professor Louis J. West (di cui si può dire che sia il più estremo rappresentante delle posizioni anti-sette nelle professioni psicologiche e psichiatriche negli Stati Uniti) e Michael D. Langone, un dirigente del movimento anti-sette American Family Foundation.

2. I lavori del comitato DIMPAC si trascinarono per diversi anni. Nel frattempo, la dottoressa Singer e altri psicologi e psichiatri continuavano ad apparire come periti in casi di tribunale, difendendo le loro teorie della "persuasione coercitiva" e del "lavaggio del cervello". Poco soddisfatta di questo stato di cose che si prolungava, “il 5 febbraio 1987, durante il suo incontro invernale, il Consiglio di Amministrazione dell’APA votò in favore della partecipazione dell’APA al caso [Molko] con un intervento volontario” (American Psychological Association, Memorandum sulle attività dell’APA relative al caso Molko, 11 luglio 1989, p. 1). Il caso Molko pendeva di fronte alla Corte Suprema della California e comprendeva questioni relative al "lavaggio del cervello" e alla "persuasione coercitiva" con riferimento alla Chiesa dell’Unificazione. Il 10 febbraio 1987 l’APA si unì ad altri soggetti presentando insieme una memoria nel caso Molko. La memoria sosteneva che, applicata ai nuovi movimenti religiosi, la teoria della persuasione coercitiva "non è accettata nella comunità scientifica” e che la relativa metodologia "è stata ripudiata dalla comunità scientifica". Sarebbe difficile esprimere una posizione in termini più chiari, e la memoria precisava che, applicate ai nuovi movimenti religiosi, le teorie del "controllo mentale" devono essere considerate “non accettate dalla comunità scientifica” a prescindere dal loro nome: “lavaggio del cervello”, appunto “controllo mentale”, o - come la Singer preferisce - “persuasione coercitiva”.

3. Sia la Singer sia un certo numero di suoi amici protestarono, sostenendo che non era corretto per l’APA rimanere nel caso Molko perché, in questo modo, si anticipava un verdetto non ancora reso. In effetti il comitato DIMPAC non aveva ancora sottoposto la sua bozza finale di rapporto allo BSERP e quest’ultimo, per conto dell’APA, non aveva ancora deciso se accettare o rifiutare tale rapporto. Considerando questi argomenti, “il Consiglio di Amministrazione [dell’APA], nella primavera del 1987, riconsiderò la sua precedente decisione di partecipare alla memoria e decise - per la verità dopo una votazione in cui la mozione passò con un ristretto margine di maggioranza - di ritirarsi” (Memorandum APA dell’11 luglio 1989, p. 1). Pertanto, “la decisione dell’APA di ritirarsi dal caso era basata su ragioni procedurali, non sostanziali. L’APA non ha mai rinnegato la memoria sostenendo che non era accurata dal punto di vista sostanziale” (ibid., p. 2). Quando, il 24 marzo 1987, l’APA depositò la sua mozione con cui si ritirava dal caso Molko, precisò che “con questa azione l’APA non intende suggerire la sua approvazione di posizioni opposte a quelle esposte nella memoria” (ibid., p. 2). Riassumendo, in una memoria depositata in un processo del 1987 sulla base di una decisione del suo Consiglio di Amministrazione, l’APA dichiarò che, applicata ai nuovi movimenti religiosi, la teoria della persuasione coercitiva non è "accettata dalla comunità scientifica”. L’APA successivamente si ritirò dal processo “sulla base di ragioni procedurali, non sostanziali” e “non ha mai rinnegato la memoria sostenendo che non era accurata dal punto di vista sostanziale”.

4. La memoria Molko è solo uno dei documenti del 1987 in cui l’APA ha dichiarato che, applicata ai nuovi movimenti religiosi, la teoria della persuasione coercitiva non è scientifica. In effetti, benché la Singer continuasse ad affermare che tutte le bozze erano provvisorie e che aveva bisogno ancora di tempo, alla fine del 1986 lo BSERP dell’APA aveva già trasmesso l’ultima bozza del rapporto DIMPAC sia a due revisori interni sia a due accademici che non erano membri dello BSERP, il professor Jeffrey D. Fisher e il professor Benjamin Beit-Hallahmi. Quest’ultimo era - ed è - ben noto per la sua totale mancanza di simpatia nei confronti delle “sette”. L’11 maggio 1987 lo BSERP diffuse, per conto dell’APA, un Memorandum in cui presentava la sua valutazione di quello che definiva il “rapporto finale della task force”. Il rapporto DIMPAC era rifiutato perché “manca del rigore scientifico e dell’approccio critico equilibrato necessari per un imprimatur dell’APA”. Il Memorandum dell’APA dell’11 maggio 1987 consta di cinque paragrafi e di allegati, che comprendono i pareri di due esperti esterni e di due membri dello BSERP. La versione del Memorandum depositata in diversi processi, e così ampiamente diffusa che, secondo la stessa Singer, poteva essere considerata come "distribuita pubblicamente" (Margaret Singer e Richard Ofshe, Atto di citazione nel caso contro l’American Psychological Association e altri di fronte alla Corte Superiore dello Stato della California, Contea di Alameda, 31 gennaio 1994, n. 110, p. 31) comprendeva i pareri dei due esperti esterni. I pareri dei due esperti interni allo BSERP non facevano parte del documento "distribuito pubblicamente", anche se uno di essi, quello della professoressa Catherine Grady, è stato più tardi citato in un processo. La professoressa Grady concludeva che le tecniche attribuite dalla task force a movimenti religiosi "non sono definite e non possono essere distinte dai metodi usati nella pubblicità, nelle scuole elementari, nelle Chiese maggioritarie, tra gli Alcolisti Anonimi e tra i Weight Watchers". I riferimenti al danno, scriveva la Grady, sono "estremamente confusi": "Sono tutti ritagli di giornale senza conferme e senza prove, e processi pendenti. Non si tratta di prove". Uno dei revisori esterni, il professor Fisher dell'Università del Connecticut, scriveva che il rapporto era "non scientifico nel tono", "pieno di pregiudizi nella natura", e "talora (…) caratterizzato dall'uso di tecniche ingannevoli e indirette di persuasione e di controllo - proprio la cosa su cui sta indagando". "Talora il ragionamento è fallace fino al punto di essere pressoché ridicolo". La parte storica sulle "sette", scriveva Fisher, "assomiglia di più a divagazioni sconnesse isteriche che al rapporto di una task force scientifica". A proposito delle critiche rivolte dal rapporto DIMPAC all'uso dell'espressione "nuovi movimenti religiosi", piuttosto che "sette", da parte di studiosi accademici (il DIMPAC insisteva perché fosse utilizzata l'espressione "sette", cults), Fisher commentava che si trattava di "uno fra i modi di ragionare più polemici e ridicoli che io abbia mai visto in assoluto, per non parlare del contesto di un rapporto tecnico dell'APA". Dal momento che la Singer aveva contestato il dottor Jeffrey D. Fisher come pregiudizialmente favorevole alle “sette”, il giudizio di Beit-Hallahmi era particolarmente importante (benché - in modo piuttosto ridicolo - la Singer più tardi abbia preteso che “in base alle nostre informazioni e credenze, Beit-Hallahmi si era a quel tempo fatto la reputazione accademica di proteggere precisamente il tipo di sette psicologicamente coercitive i cui abusi il comitato DIMPAC era stato incaricato di investigare”: Margaret Singer e Richard Ofshe, Atto di citazione nel caso della Contea di Alameda, n. 105, p. 29). La recensione di Beit-Hallahmi, datata 18 febbraio 1987, si chiedeva: “Che cosa sono esattamente le tecniche ingannevoli e indirette di persuasione e controllo? Non penso che gli psicologi sappiano molto sulle tecniche di persuasione e controllo, sia dirette sia indirette, sia ingannevoli sia oneste. Non ne sappiamo molto, e dovremmo ammetterlo. In quanto carente di teorie psicologiche, il rapporto [DIMPAC] ricorre al sensazionalismo nello stile di certi tabloid”. Il verdetto di Beit-Hallahmi era chiaro: “Il termine ‘lavaggio del cervello’ non è un concetto teoretico riconosciuto; è piuttosto una ‘spiegazione’ sensazionalistica più adatta agli stessi ‘membri delle sette’ e ai predicatori da revival. Non dovrebbe essere usata da psicologi, perché non spiega proprio nulla”.

5. Così, per la seconda volta dopo la memoria Molko, l’APA dichiarava nel 1987 che le teorie del "lavaggio del cervello" o della "persuasione coercitiva" applicate a nuovi movimenti religiosi non sono scientifiche. Affermare che un rapporto “manca di rigore scientifico” è perfettamente equivalente a dire che non è scientifico, e naturalmente dichiarare che il "lavaggio del cervello" “non è un concetto teoretico riconosciuto” ma piuttosto “una ‘spiegazione’ sensazionalistica più adatta agli stessi ‘membri delle sette’ e ai predicatori da revival" è anche peggio. Non sarebbe un buon argomento sostenere che lo BSERP dell’APA aveva rifiutato soltanto il rapporto DIMPAC in particolare e non le teorie del "lavaggio del cervello" e del "controllo mentale" applicate a nuovi movimenti religiosi in generale. Il rapporto DIMPAC, infatti, rappresentava in modo ampio e completo le teorie del "lavaggio del cervello" e del "controllo mentale" così come erano applicate ai nuovi movimenti religiosi dalla corrente anti-sette. Non sarebbe neppure corretto sostenere che lo BSERP, scorrettamente, aveva espresso il suo giudizio sulla base di una bozza non definitiva del rapporto. Esiste, in effetti, corrispondenza degli anni 1986-1987 dove il testo oggetto della valutazione è definito "la bozza finale del rapporto, con l'eccezione dei riferimenti bibliografici" (lettera di Dorothy Thomas, assistente esecutiva presso lo BSERP, del 29 dicembre 1986). Per essere equi - secondo la mia personale opinione - il rapporto DIMPAC ha anche alcune parti valide, particolarmente a proposito della storia di quella che gli studiosi del New Age chiamano la “religione” o la cultura dei seminari (e che il rapporto preferisce chiamare “Addestramento alla consapevolezza per grandi gruppi” - “Large Group Awareness Training” o LGAT). Tuttavia, l’argomento principale del rapporto è la tipica idea anti-sette secondo cui le “sette” sono diverse dalle religioni genuine. Le prime devono essere chiamate “sette” e non “nuove religioni” o “nuovi movimenti religiosi”. Se si utilizzassero questi ultimi termini si causerebbe “un atteggiamento di de-amplificazione della devianza favorevole ai culti estremisti, e una tendenza a sminuire le differenze cruciali tra i gruppi settari e quelli non settari” (Rapporto DIMPAC, p. 13). “Il termine ‘setta’ (cult) è quindi utilizzato in questo rapporto per indicare le ‘sette totalitarie' (totalist)” (ibid., p. 15). Una “setta” è definita dal rapporto DIMPAC come “un gruppo o movimento che manifesta una dedizione o devozione grande o eccessiva nei confronti di una persona, idea o cosa e che impiega tecniche di persuasione e controllo manipolatrici in modo non etico (cioè ingannevoli e indirette) per promuovere gli scopi dei capi del gruppo, con danno attuale o potenziale dei membri, delle loro famiglie e della comunità. Le tecniche di manipolazione contrarie all’etica comprendono l’isolamento dagli amici e dalla famiglia, la debilitazione, l’uso di metodi speciali per innalzare la suscettibilità alla suggestione e all’obbedienza, potenti pressioni di gruppo, controllo delle informazioni, sospensione dell’individualità e del giudizio critico, promozione di una totale dipendenza verso il gruppo e paura di lasciarlo, e così via” (ibid., p. 14). In breve, nelle “sette” troveremo con ogni probabilità “tre elementi, in diversi gradi: (1) un impegno eccessivamente zelante e privo di domande dei membri verso l’identità e la leadership del gruppo; (2) manipolazione e sfruttamento dei membri, e (3) danno, o pericolo di danno” (ibid., p. 14). Le “sette” non si distinguono dalle religioni “per le credenze che professano” ma “per le loro effettive pratiche" (ibid., pp. 14-15).

6. Come la stessa Singer ha ammesso, il rifiuto del rapporto DIMPAC fu “descritto dall’APA come il rifiuto della validità scientifica delle teorie della persuasione coercitiva” (M. Singer - R. Ofshe, Atto di citazione del 31 gennaio 1994, p. 31, n. 110), fra l’altro in successive azioni legali. Il rifiuto del rapporto ebbe un ruolo cruciale nel caso Fishman del 1990, una sentenza pilota dove le testimonianze sul "controllo mentale" non furono ammesse in un caso relativo alla Chiesa di Scientology. La sentenza Fishman comprende una ricostruzione dettagliata dell'intera controversia, e accetta la tesi critica secondo cui, contrariamente a quanto da loro sostenuto, i teorici del movimento anti-sette citavano e applicavano in modo scorretto il modello di Lifton relativo alla "riforma del pensiero" praticata nei paesi comunisti (sulle differenze cruciali fra la teoria anti-sette del lavaggio del cervello e le tesi originarie di Lifton cfr. la tesi di dottorato di Dick Anthony, "Brainwashing and Totalitarian Influence: An Exploration of Admissibility Criteria for Testimony in Brainwashing Trials", Berkeley 1996). Gandow scrive che il Memorandum del 1987 dell’APA affermava “semplicemente” che “lo BSERP non crede che noi abbiamo informazioni sufficienti per guidarci a prendere una posizione su questo problema”. Questo è il quarto paragrafo del Memorandum dell’11 maggio 1987. Gandow, convenientemente, si dimentica di informare i suoi lettori che è preceduto da tre altri paragrafi che attirano l’attenzione sugli allegati e che affermano che il rapporto DIMPAC “manca di rigore scientifico”. Quale è “questo problema” menzionato nel quarto paragrafo, su cui lo BSERP dell’APA dichiara di non avere “informazioni sufficienti per guidarci a prendere una posizione"? Le singole frasi devono essere interpretate, naturalmente, nel contesto dei documenti in cui sono inserite, e i documenti hanno come parte integrante i loro eventuali allegati. Certamente il “problema” su cui lo BSERP dell’APA non sta “prendendo una posizione” non può essere il rapporto DIMPAC, giacché lo scopo dell’intero documento è precisamente quello di prendere una posizione su questo rapporto. Né può trattarsi delle teorie della "persuasione coercitiva" o del "lavaggio del cervello" applicate a nuovi movimenti religiosi, perché questo è precisamente il contenuto del rapporto DIMPAC e l’obiettivo delle critiche dei recensori documentate tra l'altro negli allegati. Quando si leggono gli allegati e si considera il contesto dell’intera controversia, diventa evidente che il “problema” non risolto dal Memorandum del 1987 è la questione, molto più ampia, dei comportamenti contrari all’etica e delle dichiarazioni false nei processi di persuasione, non soltanto nel campo dei nuovi movimenti religiosi o delle “sette”. I comportamenti contrari all’etica e le dichiarazioni false, naturalmente, si manifestano a prescindere da qualunque forma di "lavaggio del cervello", "persuasione coercitiva", o "controllo mentale", sia nelle religioni sia nelle psicoterapie. Beit-Hallahmi, nella sua recensione, scrive che “la psicoterapia così come è praticata nella maggioranza dei casi (nella pratica privata) è suscettibile di portare con un certo grado di probabilità a un comportamento immorale (…). Non ho simpatia per il reverendo Moon, per Rajneesh, o per Scientology, ma penso che gli psicologi farebbero al pubblico un favore più grande ripulendo anzitutto la loro stessa attività, prima di prendersela con diverse religioni strane”. E’ su questo tipo di problemi più ampi - non sul "lavaggio del cervello" così come asseritamente praticato da nuovi movimenti religiosi - che gli esperti dello BSERP non erano d’accordo fra loro, così che allo BSERP non era possibile pervenire a una conclusione. Tra parentesi, questa è la stessa posizione che ho preso io quando sono stato chiamato a testimoniare di fronte alla commissione parlamentare tedesca. Ho dichiarato che - mentre le teorie anti-sette correnti del "lavaggio del cervello" o del "controllo mentale" sono state ampiamente rifiutate dalla comunità scientifica (con poche eccezioni) - in alcuni nuovi movimenti religiosi esistono forme di persuasione e di influenza fondate su una falsa rappresentazione della realtà o per altri versi contrarie all’etica. Ma - ancora una volta - le false rappresentazioni della realtà sono qualche cosa di diverso dal "lavaggio del cervello".

7. Così non solo una ma almeno due volte nel 1987 l’APA ha dichiarato che “la teoria della persuasione coercitiva non è scientifica” o “manca di rigore scientifico”. La mia dichiarazione di fronte alla commissione tedesca secondo cui l’American Psychological Association nel 1987 ha rifiutato le teorie del "controllo mentale" applicate ai nuovi movimenti religiosi, considerandole non scientifiche è perfettamente accurata e veritiera. Rispecchia quasi letteralmente la dichiarazione della stessa Singer secondo cui il rifiuto del rapporto DIMPAC è stato “descritto dall’APA come un rifiuto della validità scientifica delle teorie della persuasione coercitiva”.

 

Teorie del complotto

Forse Gandow e i suoi amici sono stati fuorviati dalla dichiarazione nel Memorandum dell’APA dell’11 maggio 1987 che “l’Ufficio apprezza le difficoltà incontrate nel produrre un rapporto in quest’area complessa e controversa, e (…) ringrazia i membri della task force per i loro sforzi”. Questa dichiarazione mostra semplicemente che, a differenza di Gandow, i membri dello BSERP dell’APA conoscevano le regole più elementari della buona educazione. La Singer, dal canto suo, non si fece prendere dall’entusiasmo di fronte a questa cortesia. In effetti, depositò in tempi successivi due atti di citazione contro l’APA, l’American Sociological Association, e un certo numero di specialisti convenuti a titolo individuale, accusandoli di avere organizzato l’intero incidente “in modo fraudolento, volontario, falso, e/o in totale dispregio della verità, con l’intento di ingannare e attuando il Complotto” (M. Singer - R. Ofshe, Atto di citazione nel caso californiano, p. 30, n. 107). La Singer sosteneva che l’APA e gli specialisti più noti erano tutti parte di un Complotto (parola sempre scritta dalla Singer con la C maiuscola). Lo scopo del Complotto era quello di screditare le teorie del "lavaggio del cervello" e del "controllo mentale" per proteggere alcuni nuovi movimenti religiosi controversi (che probabilmente - insinuava la Singer - avevano finanziato l’intera operazione).

Questa teoria complottista, anche se fosse vera, non aiuterebbe Gandow e i suoi amici nella presente controversia. La questione che hanno sollevato non è perché l’APA ha dichiarato nel 1987 che le teorie del "lavaggio del cervello" e del "controllo mentale" applicate a nuovi movimenti religiosi non sono scientifiche, ma se in effetti l’APA ha preso questa posizione. La questione non è neppure quale sia la posizione odierna dell'APA sul "lavaggio del cervello" e le "sette" (ammesso che ne esista una). Non sembra che l'APA abbia oggi una politica di interventi in questo settore. Ma l'APA non ha mai ripudiato le sue azioni del 1987. Quando si è trovata di fronte alle cause promosse dalla Singer - che avrebbe potuto facilmente transigere rinnegando le sue azioni precedenti - l'APA ha negato con forza che quelle azioni fossero illegittime e ha speso centinaia di migliaia di dollari in spese legali per difendere la loro legittimità.

Le teorie del complotto, tuttavia, meritano almeno un rapido riferimento, perché sono oggi riesumate dopo molti anni nel contesto delle nuove “guerre delle sette” europee quasi negli stessi termini, e perfino citando gli stessi documenti. In particolare la Singer (Atto di citazione nel caso californiano, p. 70, n. 217) menzionava come prova del Complotto documenti a proposito di incontri avvenuti a New York nei giorni 10-12 dicembre 1989 tra rappresentanti della Chiesa dell'Unificazione e tre sociologi. Uno di questi ultimi aveva scritto un memorandum dove si affermava che era stata discussa la possibilità che la Chiesa dell’Unificazione potesse finanziare future iniziative in cui questi studiosi avrebbero dovuto essere coinvolti (i tre sociologi erano peraltro in disaccordo fra loro su questo punto). La Singer tuttavia non riuscì a dimostrare che qualche cosa di concreto sia derivato da questi contatti, e che la Chiesa dell’Unificazione abbia in effetti successivamente finanziato o sostenuto le attività di questi sociologi negli Stati Uniti o altrove. E’ vero che la Singer si era dimenticata di menzionare nella sua teoria del Complotto i massoni, il movimento brasiliano TFP, e anche le “sette dei vampiri” (collegate al CESNUR secondo una pubblicazione anti-sette americana: cfr. “Jehovah’s Witnesses Join Interfaith Efforts in US and Europe”, Comments from the Friends, vol. 17, n. 4, ottobre 1998, p. 5. Probabilmente questi “Amici”, Friends, sono stati confusi dal fatto che sia il sottoscritto, sia il dottor J. Gordon Melton, hanno pubblicato studi accademici sul mito del vampiro e sono dirigenti della Transylvanian Society of Dracula [TSD]. La TSD non è una “setta di vampiri”, ma pubblica riviste e volumi scientifici sull’argomento). In genere, tuttavia, le tesi diffuse oggi secondo cui le teorie del "lavaggio del cervello"/"controllo mentale" caddero non perché (come sosteneva l’APA) mancassero di “rigore scientifico” ma a causa di un Complotto è virtualmente identica alle insinuazioni della Singer (con il collegamento alla Chiesa dell’Unificazione invocato ancora una volta come prova). Non c’è qui nulla di nuovo, e la teoria del Complotto è già stata considerata infondata dai tribunali, non una volta sola. Il 9 agosto 1993 la Corte Federale Distrettuale degli Stati Uniti, Distretto Sud di New York, ha rigettato la causa federale intentata dalla Singer e dal sociologo anti-sette Richard Ofshe contro l’APA, l’American Sociological Association e numerosi studiosi, dichiarando che non c’era né complotto né (come la Singer sosteneva) “racket”. Le leggi contro il racket, fu spiegato alle parti attrici, “non possono avere un ruolo nel punire condotte motivate da divergenze accademiche e legali” (1993 W.L. 307782 S.D. N.Y.). La Singer e Ofshe, dopo questa sconfitta, tentarono la sorte con le leggi statali della California, dove depositarono un’autentica bibbia a proposito del Complotto. Anche questa volta furono rapidamente - per usare un’espressione americana - "buttati fuori dal tribunale". Il giudice James R. Lambden affermò il 17 giugno 1994 che “le parti attrici non hanno presentato prove sufficienti per stabilire alcuna ragionevole probabilità di successo o alcun fondato motivo di azione” (Corte Superiore dello Stato della California, Contea di Alameda, caso n. 730012-8, ordinanza del 17 giugno 1994). Coloro che vorrebbero resuscitare oggi lo spettro del grande complotto degli “apologisti delle sette” farebbero meglio a prestare ascolto al suggerimento del giudice distrettuale McKenna nella causa federale. Il loro “migliore rimedio”, sosteneva McKenna, non consiste in teorie del complotto “ma in continuare a sostenere che le loro teorie sono fondate nelle sedi scientifiche e legali appropriate”. E’ veramente ora che smettano di prendersela con chi presenta un messaggio diverso (o di insultarlo, o di invadere la sua privacy con inutili investigazioni relative alla vita privata) e si concentrino sulla presentazione del loro messaggio - se ne hanno uno.

© Massimo Introvigne e CESNUR, 1998

Per una prospettiva diversa, cfr. SRS


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Tuesday, May 01, 2007