Libertà di pensiero, di coscienza, di religione o di credenza

La posizione degli Stati Uniti sull'intolleranza religiosa in Europa. Testo dell’intervento della delegazione degli Stati Uniti all’Incontro per la revisione dell’applicazione degli accordi OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) - Intervento della dottoressa Laila Al-Marayati: Varsavia, 27 ottobre 1998. Potete leggere questo testo anche nell'originale inglese e in francese.

In precedenti incontri dell’OSCE, la delegazione degli Stati Uniti ha applaudito l’espansione della libertà religiosa in questo decennio storico. Nello stesso tempo, vogliamo esprimere le preoccupazioni che abbiamo a proposito della crescente intolleranze nei confronti di gruppi religiosi o che comunque professano credenze in parecchi Stati membri dell’OSCE. La delegazione degli Stati Uniti ha tre aree di preoccupazione.
Ci sono leggi che ostacolano la pratica religiosa e discriminano tra gruppi religiosi.
Di recente diversi Stati membri hanno adottata leggi che colpiscono comunità religiose minoritarie in modo sproporzionato e negativo. L’approvazione di queste leggi, l’avanzata verso un maggiore controllo statale delle istituzioni religiose, e la somiglianza tra forme legali adottate in paesi diversi per restringere l’attività di comunità religiose la cui presenza è considerata meno desiderabile riflette una preoccupante intolleranza nei confronti di fedi minoritarie.
Dopo il nostro ultimo incontro, due nuove leggi che restringono la libertà religiosa sono state adottate in Uzbekistan. Il primo maggio 1998 il Parlamento dell’Uzbekistan ha votato emendamenti alla legge del 1991 sulle organizzazioni religiose e al codice penale che violano in modo clamoroso praticamente tutte le norme in tema di libertà religiosa del Trattato di Helsinki. Tra altre restrizioni, gli emendamenti ora richiedono che la domanda di registrazione di una comunità religiosa sia sottoscritta da cento cittadini uzbeki, fanno di qualunque attività religiosa non registrata un reato penale, e colpiscono la libertà di parola quando ha un contenuto religoso. I nuovi emendamenti colpiscono particolarmente sia le minoranze cristiane diverse dalla Chiesa ortodossa russa, sia le comunità musulmane che desiderano praticare la loro fede al di fuori dell’establishment religioso dell’Uzbekistan.
Nel mese di agosto 1997 il Parlamento della Macedonia ha approvato una legge sulla religione che proibisce qualunque attività o rito religioso compiuto da comunità o gruppi non registrati, e richiede la firma di cinquanta cittadini per la registrazione. Una delle norme più preoccupanti della legge proibisce l’esistenza di due “comunità religiose” con lo stesso credo, così facendo in effetti del governo l’arbitro tra le fazioni religiose. Ci si riferisce di vessazioni ai danni di gruppi religiosi diversi dalla Chiesa ortodossa, e gruppi protestanti lamentano di non riuscire a registrare le loro Chiese e a ottenere uno status regolare di dipendenti per i loro impiegati in violazione della sottoscrizione da parte della Macedonia del paragrafo 16.3 dell’Atto finale di Vienna, che la impegna a “garantire su loro richiesta alle comunità di credenti, che praticano o si preparano a praticare la loro fede all’interno del quadro costituzionale degli Stati, il riconoscimento dello statuto di cui godono nei paesi di origine”.
Il 26 settembre 1997 il presidente russo Boris Eltsin ha firmato una legge che contiene norme discriminatorie contro le “nuove” fedi religiose, onerosi criteri per la registrazione, e criteri vaghi per “liquidare” organizzazioni religiose. Anche se questa legge non ha ancora portato a una repressione generalizzata contro i credenti, e certe norme della legge sono ora all'esame della Corte costituzionale, è comunque chiaro che i cittadini russi hanno oggi meno libertà religiosa che nel 1991. E’ inoltre chiaro che alcune autorità locali in Russia stanno usando questa legge per discriminare arbitrariamente contro organizzazioni religiose di cui non apprezzano la presenza o le pratiche. La Chiesa luterana di Tuim, nella Repubblica della Khakassia, è vittima di una serie di azioni giudiziarie di disturbo basate su questa legge, e infine è stata recentemente chiusa dalle autorità locali. A Mosca le autorità cittadine hanno iniziato una causa civile per mettere al bando un’organizzazione locale dei Testimoni di Geova sulla base dell’articolo 14 della legge, presumibilmente perché i Testimoni di Geova rifiutano le trasfusioni di sangue. La delegazione degli Stati Uniti riconosce che esistono casi in cui un governo può sospendere l’esercizio di un diritto fondamentale nell’interesse pubblico alla salute o alla sicurezza. Tuttavia, come si legge nel Paragrafo 24 dell’Atto finale di Copenhagen, ogni restrizione di una libertà fondamentale è un’eccezione, deve essere limitata e proporzionata in modo rigoroso al problema. Mettere totalmente al bando un gruppo religioso sulla base di un aspetto delle sue credenze viola il principio di proporzionalità dell’OSCE.
La Grecia e la Turchia non hanno promulgato nuove leggi, ma si deve notare che questi paesi mantengono nelle loro costituzioni, nelle loro leggi e nella loro prassi amministrativa da molti anni norme che violano gli impegni OSCE in tema di libertà religiosa. Con riferimento alla legge greca, particolarmente onerose sono le norme contro il proselitismo, tra cui l’articolo 13 della Costituzione, e le leggi speciali 1363/1938 e 1672/1939, che risalgono all’epoca Metaxas ma sono tuttora in vigore e sono state usate pressoché esclusivamente contro minoranze religiose. Queste leggi hanno un effetto negativo sulla libertà religiosa nella Repubblica greca e sono in contrasto con numerosi impegni OSCE, tra cui il Paragrafo 16 dell’Atto di Vienna e il Paragrafo 9 dell’Atto di Copenhagen del 1990. Chiediamo l’immediata abrogazione di queste leggi, perché tutti gli individui che si trovano in Grecia siano liberi di professare e praticare le loro religioni o credenze.
Conosciamo bene le controversie che circondano la selezione delle persone che devono avere la funzione di mufti nella Repubblica greca, e comprendiamo come le relative pratiche musulmane siano diverse da paese e paese. A questo proposito, sottolineiamo l’importanza di rispettare il diritto dei membri della comunità musulmana di organizzarsi secondo le proprie strutture gerarchiche e istituzionali, tra l’altro nella selezione, nella nomina e nella sostituzione del loro personale in un modo conforme agli impegni OSCE. Ci disturbano particolarmente le pesanti condanne alla prigione -- per un totale di quarantanove mesi -- contro Mehmet Emin Aga per “avere usurpato il titolo di mufti”.
Siamo anche preoccupati per le pesanti richieste che la Grecia impone alle comunità religiose di minoranza, le quali devono ottenere permessi speciali concessi dalle “competenti autorità ecclesiastiche” e dal Ministero dell’Educazione Nazionale e degli Affari Religiosi per aprire e fare funzionare chiese e altri luoghi di culto. Ci si riferisce che il permesso per costruire o riparare luoghi di culto è spesso difficile o impossibile da ottenere, nonostante l’impegno degli Stati membri dell’OSCE di rispettare il diritto delle comunità religiose a istituire e mantenere luoghi di culto o di riunione liberamente accessibili.
Storicamente le Chiese diverse dalla Ortodossa hanno incontrato difficoltà per ottenere i cosiddetti “permessi per una Casa di Preghiera”, benché sembri ora che la prassi nell’approvazione dei permessi mostri qualche miglioramento. I membri della comunità musulmana riferiscono pure di difficoltà per ottenere il permesso di restaurare le moschee, tra cui la Moschea di Solimano a Rodi. I diritti degli individui che appartengono a minoranze religiose o professano credenze di minoranza devono essere pienamente rispettati senza discriminazioni o subordinazioni. A questo proposito, siamo a conoscenza della domanda pendente presentata da una comunità della Chiesa ortodossa macedone che chiede di aprire una chiesa per il servizio del culto nell’area di Florina.
Gli Stati Uniti restano preoccupati per l’inclusione dell’affiliazione religiosa sulle carte di identità nazionali greche. L’inclusione di questa informazione su un documento così largamente usato può portare alla discriminazione contro persone che professano religioni o credenze minoritarie. Pertanto chiediamo con urgenza l’abrogazione della legge del 1993 sulle carte d’identità. Chiediamo anche con urgenza che si agisca per mettere in pratica le raccomandazioni di un comitato consultivo che ha chiesto l’eliminazione di riferimenti antisemiti da libri di testo che circolano nelle scuole pubbliche.
Come sviluppo positivo, notiamo la legge greca sull’obiezione di coscienza che è entrata in vigore all’inizio di quest’anno, e il fatto che le autorità stiano emanando direttive che permettano agli obiettori incarcerati sulla base della legge precedente di esercitare un servizio sociale civile alternativo.
La situazione in Turchia non registra sostanziali modifiche. Le comunità religiose minoritarie hanno gravi problemi e sono talora vittime di atti di violenza e di vandalismo. Anche i membri della comunità musulmana maggioritaria si trovano di fronte in certi ambienti a restrizioni di alcune pratiche o tradizioni religiose. Le minoranze religiose diverse da quelle riconosciute in base al Trattato di Losanna - che risale al 1923 -, per esempio, in genere non possono acquistare nuove proprietà per il servizio del culto. Anche alcune comunità riconosciute non possono utilizzare appieno le loro proprietà: è il caso del seminario di Halki del Patriarcato ecumenico e del seminario della Santa Croce della Chiesa armena apostolica ortodossa, entrambi chiusi agli studi teologici dal 1971. In altri casi proprietà di comunità religiose sono state confiscate dallo Stato senza indennizzo. Ottenere i permessi necessari per costruire nuovi luoghi di culto o restaurare quelli che esistono è spesso difficile, se non impossibile.
Anche se il proselitismo non è di per sé fuorilegge, attivisti musulmani e cristiano-evangelici sono stati incarcerati in Turchia con il pretesto che disturbavano la quiete pubblica con le loro attività di evangelizzazione. Otto cittadini americani sono stati incarcerati e detenuti per breve tempo nel mese di marzo per avere distribuito copie del Nuovo Testamento per le strade di Eskisehir.
Gli Stati Uniti notano pure che anche in Stati che pure hanno una lunga tradizione di sostegno ai diritti umani e alle libertà fondamentali, ci sono stati sviluppi sfortunati che introducono una discriminazione legale fra gruppi religiosi. Per esempio nel mese di dicembre 1997 il Parlamento austriaco ha votato una legge sullo “Statuto legale delle comunità religiose” che stabilisce un sistema a due livelli per ricevere finanziamenti statali e altri privilegi. Al primo livello si collocano dodici comunità legalmente riconosciute, solo una minoranza delle quali potrebbero soddisfare i tre requisiti necessari per ottenere lo stesso riconoscimento in base alla nuova legge. Per esempio una comunità religiosa deve essere stata in esistenza per almeno vent’anni e avere un numero minimo di membri uguale allo 0,02% della popolazione, cioè circa sedicimila membri. Le organizzazioni che si collocano volontariamente sotto l’osservazione del governo per un certo periodo di tempo nella speranza di diventare in seguito legalmente riconosciute costituiscono il secondo livello. Durante il periodo di osservazione lo statuto di persona giuridica è negato, e l’osservazione religiosa può essere “liquidata” se il governo accerta che le credenze del gruppo violano, tra altri criteri, gli interessi democratici, la pubblica sicurezza, l’ordine pubblico, la salute e la morale, o la protezione dei diritti e delle libertà di altri. I gruppi che si collocano a questo livello non possono ottenere il visto per missionari o visitatori stranieri e non hanno diversi altri privilegi di cui le dodici comunità legalmente riconosciute godono. La norma secondo cui gli statuti di un corpo religioso devono comprendere la descrizione di una dottrina religiosa che sia differente dalle dottrine di altre Chiese o comunità preoccupa la delegazione degli Stati Uniti perché questo fatto rende il governo arbitro di dispute teologiche.
Alcuni gruppi religiosi, tra cui un certo numero di Chiese protestanti indipendenti, hanno lo statuto di “associazione” con una rudimentale personalità giuridica che permette loro di aprire conti bancari e di possedere proprietà. Queste “associazioni”, tuttavia, non hanno il diritto di visitare i prigionieri nelle carceri e i malati negli ospedali, non possono ottenere visti per missionari o visitatori stranieri, e non hanno altri privilegi di cui godono le dodici comunità legalmente riconosciute. Ad alcuni gruppi è stato negato lo stesso statuto di “associazioni”, fra cui la Chiesa dell’Unificazione, che così non può reagire giudizialmente nei confronti di articoli potenzialmente diffamatori sulla stampa austriaca perché non ha personalità giuridica in base alla legge austriaca, e quindi non può agire in tribunale. La disuguaglianza intrinseca a questa struttura legale preoccupa la delegazione degli Stati Uniti, particolarmente alla luce del fatto che l’Austria stessa aveva proposto la formulazione del Paragrafo 16 dell’Atto conclusivo di Vienna del 1989 che chiede agli Stati membri di “promuovere un clima di tolleranza e rispetto reciproco” per tutti i gruppi religiosi.
Diversi parlamenti dell’Europa occidentale -- soprattutto la Francia, il Belgio e la Germania -- hanno indagato e riferito sulle credenze e le attività di gruppi religiosi di minoranza negli ultimi anni. Queste indagini parlamentari hanno avuto un effetto nocivo sulla libertà religiosa, giacché molti gruppi su cui si è indagato o che sono stati etichettati come “pericolosi” hanno sperimentato notevoli difficoltà. Il rapporto del Parlamento francese del 1996 comprendeva una lista di gruppi “pericolosi” allo scopo di mettere in guardia il pubblico contro di loro. Il rapporto del 1997 del Parlamento belga aveva un’appendice informale -- ma ampiamente diffusa -- che elencava 189 gruppi e comprendeva diverse affermazioni non provate contro molti gruppi protestanti e cattolici, quaccheri, ebrei hassidici, buddhisti, e contro la YWCA (Young Women’s Christian Association).
In Belgio ci sono stati pubblici ufficiali che si sono basati su questa appendice non ufficiale per giustificare il loro diniego ad accedere a edifici pubblici regolarmente affittati ai Testimoni di Geova e ai Baha’i soltanto perché erano elencati in tale appendice. Una Commissione d’inchiesta del Parlamento tedesco ha pubblicato il 18 giugno 1998 un rapporto della sua indagine biennale sulle “cosiddette sette” e sugli “psicogruppi”. Pur concludendo che questi gruppi non rappresentano un reale pericolo per la società tedesca, il rapporto ha raccomandato che continuino l’indagine e la sorveglianza della Scientologia. Un certo numero di gruppi religiosi e di credenza, tra cui i Testimoni di Geova, la Chiesa di Scientology, e diverse Chiese pentecostali protestanti indipendenti, si sono lamentati del disturbo, della discriminazione e di articoli nei media pieni di pregiudizi in Germania in relazione a questa Commissione e al suo lavoro.
Un altro motivo di preoccupazione è la fondazione di centri di informazione governativa per mettere in guardia il pubblico a proposito di gruppi considerati “pericolosi” dai governi. I governi austriaco e francese hanno promosso linee telefoniche per il pubblico e -- attraverso centri di informazione sponsorizzati e finanziati dal governo -- distribuiscono informazioni su gruppi religiosi. La Commissione d’inchiesta tedesca ha raccomandato che un simile centro sia creato nel suo paese. Il centro di informazioni belga comincerà a operare agli inizi del 1999. Notiamo che il governo francese, solo questo mese, ha creato una nuova "Missione interministeriale di lotta contro le sette”. Lo stesso nome di questa Missione suggerisce conflitto con le minoranze religiose piuttosto che tolleranza.
La delegazione degli Stati Uniti nota che la descrizione di credenze religiose da parte di centri gestiti da governi, particolarmente la pubblicazione di materiale sfornito di prove e potenzialmente diffamatorio, crea un clima di intolleranza verso i membri di questi gruppi. La diffusione da parte di governi di informazioni che possono essere definite come propagandistiche attraverso questi centri mette in discussione l’impegno che l’Austria, la Francia, il Belgio e la Germania hanno sottoscritto di “promuovere un clima di tolleranza e rispetto reciproco”. Inoltre, queste attività coinvolgono in modo eccessivo il governo nella discussione pubblica delle credenze religiose e collocano il governo nel ruolo di arbitro religioso.
Lo statuto delle minoranze e maggioranze musulmane sia immigrate sia nazionali negli Stati membri dell’OSCE è spesso precario. Diversi paesi -- come la Spagna, l’Austria e il Belgio -- stanno adottando diverse misure per dare spazio alle loro popolazioni musulmane e integrarle. In altre aree della regione dell’OSCE la persecuzione religiosa e l’intolleranza dei musulmani sono strettamente legate all’odio razziale ed etnico, alla xenofobia, al malessere sociale, e a conflitti politici internazionali. La paura di potenziali violenze e di un terrorismo causato dal fondamentalismo e dall’estremismo “islamico” è spesso usata\\ come pretesto per giustificare palesi violazioni dei diritti umani dei musulmani che praticano la loro fede. Consapevole dell’ampio spettro di forme di repressione etnica e religiosa dei musulmani in diversi Stati membri, la delegazione degli Stati Uniti chiede a questi paesi di riesaminare le loro politiche alla luce degli impegni OSCE esistenti. Non stiamo chiedendo diritti speciali per i musulmani, né del resto per qualunque altro gruppo. Chiediamo che si rispettino i diritti umani e le libertà fondamentali di tutti i nostri cittadini senza distinzioni di nessun tipo.
Una combinazione di fattori etnici e religiosi è alla radice di violazioni dei diritti umani contro popolazioni musulmane in Europa. La forma più estrema di sentimento anti-musulmano che si è manifestato in Europa è stata la brutale aggressione contro i musulmani della Bosnia, oggi spesso definiti “i bosniaci”, da parte di forze serbe nella ex-Jugoslavia. Recentemente gli abitanti del Kosovo, la grande maggioranza dei quali sono di etnia albanese e sono musulmani, hanno sofferto uccisioni di massa, incarcerazioni arbitrarie, violenze carnali, distruzioni della proprietà ed emigrazione forzata a causa del regime di Belgrado. Queste atrocità mettono ancora una volta alla prova la buona volontà della comunità internazionale di prendere una posizione veramente ferma di fronte a questa aggressione.
I musulmani che sono membri di minoranze etniche, come i nordafricani in Francia e i turchi in Germania, sono esposti a crimini violenti perpetrati spesso da razzisti ma qualche volta dalla stessa polizia. Musulmani indiani e pakistani sono stati occasionalmente vittima di aggressioni razziste nel Regno Unito. Sforzi inadeguati per pervenire alla condanna di chi si rende responsabile di questi atti di violenza contribuiscono a un clima dove si pensa che tali crimini possano rimanere impuniti.
L’educazione religiosa è spesso ridotta a forme sommarie o negata ai musulmani nella regione dell’OSCE in diretta violazione degli impegni OSCE espressi nel Paragrafo 16 dell’Atto finale di Vienna del 1989. In Turchia il Parlamento ha votato misure intese a eliminare il sistema di educazione islamica finanziata dallo Stato attraverso l’estensione dell’educazione obbligatoria, che è anzitutto secolare. In Uzbekistan i professori di religione islamica Obidhkon Naazarov, Rahim Otagulov e Olinjon Glofurov sono stati molestati, cacciati e arrestati da autorità governative diverse volte nel corso degli ultimi due anni. Inoltre istituti non ufficiali di insegnamento islamico sono stati chiusi.
La discriminazione economica e politica contro i musulmani è comune nella regione dell’OSCE. In Grecia, particolarmente in Tracia, i musulmani sperimentano la discriminazione attraverso la perdita di occasioni di promozione, l’essere confinati in lavori a bassa paga, una rappresentazione politica non adeguata e un sistema che impedisce loro di fare carriera nell’esercito. Così, nelle forze armate bulgare, i musulmani sono regolarmente confinati al genio, con esclusione delle altre unità e reggimenti. La minoranza musulmana in Russia, che pure rappresenta il dieci per cento della popolazione, si trova di fronte a discriminazioni sociali sul luogo di lavoro e nella politica delle abitazioni. Alcune minoranze musulmane, così come altre minoranze, trovano difficoltà ad ottenere la cittadinanza in paesi come la Germania, la Croazia, la Serbia e la Grecia. Ci sono numerose informazioni secondo cui i musulmani in Serbia, particolarmente nella regione del Sandzak, e nel Montenegro sono licenziati arbitrariamente dai loro posti di lavoro e spesso cacciati dalle loro case.
In Turchia alcuni musulmani sono etichettati dalle forze armate e dal governo come “estremisti”, e di conseguenza si trovano di fronte a una generalizzata discriminazione. La partecipazione politica è loro negata in modo significativo, soprattutto attraverso la messa al bando del Partito del Benessere (Refah) all’inizio di quest’anno, e la recente condanna e messa al bando del sindaco Erdogan a Istanbul. I musulmani osservanti sono esclusi da certi lavori, degradati o espulsi dalle forze armate ed emarginati politicamente.
In gran parte dell’area OSCE portare l’hijab in un certo modo è interpretato come un segno di estremismo, benché portare l’hijab rappresenti normalmente per la donna musulmana un segno di modestia nel vestire e un’espressione di fede. In Uzbekistan donne musulmane che portano l’hijab sono state espulse dalle università. In Francia il Ministero dell’Educazione ha stabilito con decreto che lo chador è una “messa in mostra ostentata di un simbolo religioso” che deve essere fortemente scoraggiata nelle scuole pubbliche. Nel Baden-Württenberg c’è stata una controversia in merito alla proposta di vietare lo chador alle insegnanti, che riflette una tendenza sociale all’intolleranza nei confronti dei musulmani. In Turchia, le donne che portano lo chador possono diventare oggetto di discriminazione ed essere messe al bando da lavori del settore pubblico come infermiera, insegnante e giudice, né possono iscriversi a università statali.
Gli sforzi per rispondere alla minaccia globale del terrorismo possono portare a ulteriori restrizioni e all’ulteriore emarginazione di popolazioni musulmane nella regione dell’OSCE. La delegazione degli Stati Uniti nota la preoccupante tendenza di alcuni stati membri dell’OSCE, i quali ritengono arbitrariamente che i musulmani siano di per sé responsabili della violenza e dei pericoli per la sicurezza nazionale. Negli Stati Uniti i musulmani sono troppo spesso vittima di stereotipi negativi nei media, come si vede anche dai recenti film GI Jane o True Lies, che contribuiscono al pregiudizio sociale che considera l’Islam sinonimo di violenza e di terrorismo. La detenzione arbitraria di più di cento musulmani nordafricani in Francia in occasione dell’inaugurazione della Coppa del Mondo di calcio è un’altra manifestazione di un disprezzo dei diritti in nome della sicurezza.
Gli Stati Uniti sostengono la libertà religiosa, non il comportamento criminale. La condanna generalizzata dei musulmani, o di qualunque altro gruppo emarginato, non è solo una violazione dei principi di Helsinki, ma costituisce una politica controproducente e pericolosa. Queste politiche possono solo contribuire alla disperazione in certi ambienti e condurre a una radicalizzazione che, diversamente, non si sarebbe prodotta. Se ci si vuole occupare seriamente di questo problema, la cui importanza cresce, gli Stati membri dell’OSCE devono rispettare pienamente i loro obblighi OSCE, l’essenza dei quali è che il governo non deve e non può controllare tutti gli aspetti della società, certamente non le questioni di fede, e deve accettare i gruppi religiosi come una parte positiva e integrante della società.

In conclusione
la delegazione degli Stati Uniti
CHIEDE ai governi di Austria, Belgio, Francia e Germania di promuovere un clima di tolleranza e di rispetto nei confronti delle religioni o delle credenze di minoranza, e di assicurare attraverso la legge e la pratica di governo che la libertà religiosa delle minoranze sia protetta;
CHIEDE a tutti gli Stati membri dell’OSCE di riesaminare le loro leggi, pratiche di governo, e tendenze sociali che discriminano nei confronti dei musulmani e di altre minoranze religiose.

Ufficio dell’Avvocatura per la Libertà di Religione
234 Ford House Annex
Washington D.C. 20515
Tel.: 202 / 225 -- 1901
Fax : 202 / 225 -- 4394

[Home Page] [Cos'è il CESNUR] [Biblioteca del CESNUR] [Testi e documenti] [Libri] [Convegni]

[Home Page] [About CESNUR] [CESNUR Library] [Texts & Documents] [Books] [Press Releases] [Conferences]