Collana Religioni e Movimenti


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Massimo Introvigne, La massoneria

Elle Di Ci, Leumann (TO) 1997 (2a ed. 1999), pp. 62, L. 6.000

Recensione di Pier Marco Ferraresi

Il settimo titolo della collana “Religioni e Movimenti” (La massoneria, pp. 64, L. 6.000), è di Massimo Introvigne. Dopo un’introduzione (pp. 5-8), che colloca questa realtà nell’ambito della risposta relativista al pluralismo dottrinale del mondo moderno, il primo capitolo (pp. 9-28) esamina la questione delle origini della massoneria moderna, considerata dalla storica inglese Frances Yates come "uno dei problemi più discussi e discutibili in tutto il campo della ricerca storica". Le origini storiche sono ovviamente da tenere distinte rispetto alle leggende nate all’interno della massoneria stessa. Convenzionalmente la data di nascita della massoneria moderna - "figlia primogenita dell’intellettualismo settecentesco", secondo le parole dello studioso italiano Carlo Francovich - è fissata nel 1717, quando quattro logge londinesi si riuniscono nella Grande Loggia di Londra. Le radici si ritrovano nelle antiche corporazioni dei freemasons, ossia dei liberi muratori e architetti (da cui i gradi massonici di apprendista, compagno e maestro), che a partire dal 1600 vengono progressivamente infiltrate da personaggi che hanno poco a che vedere con la professione, ma coltivano interessi esoterici e ricercano al suo interno i mitici Rosacroce (che oggi si sa con certezza non essere mai esistiti), detentori di un ipotetico sapere segreto che avrebbe consentito di accedere all’unità profonda di tutte le religioni. Al giorno d’oggi la massoneria si presenta come un complesso puzzle di "Sistemi, obbedienze e riti" (cap. 2, pp. 29-44). Le obbedienze sono "federazioni amministrative di logge o di gruppi nazionali di logge, che accettano la priorità di una loggia originaria o almeno accettano di sottoporsi a un certo coordinamento" (p. 33). I riti, invece, "sono sistemi di gradi massonici, di cui prescrivono non solo le cerimonie, ma anche le caratteristiche" (ibidem); quindi all’interno di un’obbedienza possono convivere più riti, e uno stesso rito può essere presente in più obbedienze. Il volume distingue varie obbedienze ed elenca i riti più diffusi, fra cui il Rito Scozzese Antico e Accettato - in 33 gradi -, da cui deriva l’abitudine di considerare i massoni più elevati in grado come dotati della qualifica di 33°. Le organizzazioni parallele vengono distinte in "para-massoniche", "simil-massoniche" e "pseudo-massoniche". Le prime non fanno parte della massoneria, ma ammettono al loro interno esclusivamente massoni; le seconde sono sorte a imitazione e in concorrenza con la massoneria, spesso rivolgendosi a classi sociali più basse; le organizzazioni pseudo-massoniche utilizzano nel loro nome la parola massoneria, ma sono considerate al di fuori del mondo massonico dalla maggioranza degli organismi regolari o ufficiali. La questione della dottrina massonica è trattata nell’ultimo capitolo (pp. 45-57): il punto centrale è che la massoneria non è una dottrina, ma un metodo, e per la precisione un metodo di tipo relativista, che consiste nell’affrontare i problemi con la discussione comune e nel risolverli secondo quanto sembra giusto alla maggioranza dei fratelli. "Tutto può essere messo in questione, tranne il metodo stesso. Chi per esempio proponesse l’unicità di una verità, di una religione, di una via si porrebbe automaticamente al di fuori del metodo massonico" (p. 46). È per questo valore relativizzante che il metodo massonico è incompatibile con la fede cattolica e che il magistero costante esclude la doppia appartenenza dei fedeli alla Chiesa e alla massoneria. Si tratta dunque di un’opposizione di tipo dottrinale, non solo di tipo "politico"; essa è fondata sul metodo, e non sui risultati del metodo - che di volta in volta possono variare - e per questo è più ferma e profonda.


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