CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne

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Presentazione della “Lettera ai cattolici dell’Irlanda” a “Uno mattina” del 23 marzo 2010. Interviste a padre Federico Lombardi S.J. e a Massimo Introvigne - Trascrizione



Michele Cucuzza

Saluto Padre Federico Lombardi, che è il portavoce della sala stampa della Santa Sede. Abbiamo sentito il Papa: ha utilizzato parole forti, parole molto addolorate. “Vergogna e rimorso” – ha detto tra l’altro -  “disonore”, per la violenza da parte di membri della Chiesa d’Irlanda, “atti peccaminosi di criminali” e così via. Come mai si è resa impellente la lettera e perché Sua Santità ha scelto proprio la Chiesa d’Irlanda come destinataria?

Padre Federico Lombardi

In Irlanda si sono verificati effettivamente dei fatti molto gravi e ci sono stati recentemente anche dei rapporti dalle autorità pubbliche che hanno approfondito la situazione e hanno suscitato grandissima emozione, grande reazione nella società irlandese, non solo nella Chiesa, per cui c’è una situazione particolare in questo Paese. Per questo il Papa ha convocato a Roma i vescovi, li ha incontrati, li ha ascoltati e ha pensato necessario rivolgere alla Chiesa in Irlanda una lettera specifica, proprio per  la situazione che si è manifestata nel tempo, grave e in cui ci sono state anche delle responsabilità serie e gravi nel governo della Chiesa in Irlanda; cioè da parte dell’episcopato che non ha gestito queste situazioni  con sufficiente decisione e chiarezza. Questo è stato messo in rilievo anche nei rapporti pubblici – il Papa lo riconosce – e pensa quindi di dover fare un intervento specifico per aiutare anche la Chiesa e la società irlandese ha far fronte a questa situazione e a riprendere il cammino.

Eleonora Daniele

La lettera apre comunque ad una voce di speranza, speranza che le vittime non perdano fiducia nei confronti della Chiesa e poi speranza, speranza per i peccatori nella misericordia di Dio. All’Angelus poi ricordiamo – l’Angelus di domenica – il Papa ha sottolineato il tema dell’indulgenza verso i peccatori. Padre Lombardi, perché il Papa ha scelto di veicolare e trasmettere questi due messaggi contemporaneamente? Non sarebbe stato più facile, più popolare, forse stare solamente dalla parte delle vittime?

Padre Federico Lombardi

Guardi, l’accostamento tra la lettera che è stata pubblicata sabato e mandata ieri e l’Angelus di domenica, che era un normale Angelus con un commento del Vangelo di domenica, è un po’ artificioso, quindi veramente non ha il rilievo che è stato dato sulla stampa italiana. Rimane il fatto che nella lettera stessa c’è questa dimensione, che lei già prima evocava, anche della misericordia di Dio, però vista non tanto come indulgenza verso chi ha mancato, per cui il Papa ha delle parole veramente durissime che sono state prima giustamente evocate, ma come il contesto diciamo spirituale in cui dare speranza a tutti quelli che stanno vivendo una sofferenza durissima – le vittime anzitutto – i colpevoli che rischiano di disperarsi per la gravità di ciò che hanno commesso, e anche la società e la Chiesa irlandese che vedono una situazione di grandissima crisi morale. Ecco, allora: ridare fiducia anche per poter fare un cammino che il Papa riconosce che è molto lungo, cioè non dice che con questa lettera lui ha risolto tutto – per carità – dice che ha dato un piccolo contributo per fare un passo avanti in un lungo cammino di risanamento delle ferite interiori di chi ha sofferto e anche di rinnovamento e purificazione.

Michele Cucuzza

Su questo cosa dobbiamo aspettarci? I vescovi collaboreranno anche con le autorità civili?

Padre Federico Lombardi

Ah certamente, questo è detto molto chiaramente nella lettera, ed è la linea che si assume. I vescovi come i cristiani, i cattolici, sono cittadini di una società, devono rispettarne le leggi. Se ci sono delle leggi come quella della gioventù vanno certamente rispettate.

Michele Cucuzza

In collegamento da Torino saluto il professor Massimo Introvigne, sociologo, direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni. Ecco, il Papa ha indubbiamente scritto una lettera coraggiosa. I commenti sono unanimi. Eppure lei il 18 marzo aveva scritto su Avvenire che “dal punto di vista sociologico questo qui è un tipico esempio di” - ha detto – “panico morale” e ha sostenuto questa sua analisi con dei numeri, proprio dal punto di vista statistico. Le chiedo allora: ma esiste o non esiste il problema della pedofilia all’interno della Chiesa cattolica, a suo avviso?

Massimo Introvigne

Il problema esiste certamente. Se anche ci fossero soltanto due casi, bisogna dirlo con chiarezza, sarebbero due casi di troppo e quindi la santa severità del Papa contro abusi che definisce criminali e vergognosi mi trova completamente consenziente. Detto questo, e per quanto le vittime non siano certo mai consolate dalle statistiche di noi sociologi, non è indifferente per chi deve agire e prevenire sapere se i casi sono venti o ventimila. Il panico morale deriva quando sono fatte circolare da alcuni media delle statistiche folkloriche, esagerando. Se prendo i rapporti irlandesi citati da Padre Lombardi, e anche lo studio statistico più accurato, quello del John Jay College, un’istituzione non cattolica negli Stati Uniti pubblicato nel 2004, io ci trovo che in un arco di 52 anni, il 4% del clero degli Stati Uniti è stato accusato di abusi su minori. Questo vuol dire che il 4% dei preti americani sono pedofili? No, perché accusato non vuol dire condannato. Ci sono stati casi anche clamorosi di innocenti calunniati, e poi perché nella maggior parte dei casi non si tratta tecnicamente di pedofilia, ma di accuse di relazioni  sessuali con minorenni. Se un parroco ha una relazione con una diciassettenne, questa non è una bella cosa, ma non si tratta di pedofilia. I casi di pedofilia negli Stati Uniti che hanno portato a condanne, sono stati negli ultimi 52 anni da uno a due all’anno. Sono troppi, sono vergognosi, sono criminali, ma non dobbiamo esagerare sul dato statistico.

Eleonora Daniele

Vorrei un commento anche su questi dati, un commento da Padre Lombardi. Tra l’altro il Santo Padre si è reso disponibile anche ad incontrare le vittime.

Padre Federico Lombardi

Sì, quello che ha detto il professor Introvigne è verissimo. Per avere una visione obiettiva dal punto di vista sociologico del problema, bisogna guardarlo nella sua ampiezza, nella sua completezza, non solo concentrarsi sulla Chiesa. Naturalmente, noi come persone di Chiesa siamo feriti profondissimamente, anche perché presentandoci in un certo senso come autorità morali dobbiamo avere un comportamento coerente e il Papa per questo parla con molta onestà del problema. Certo, il Papa, come dice lei, ha manifestato la sua partecipazione profonda anche incontrando delle vittime. Io ero presente, sia nella cappella della Nunziatura di Washington, sia nella cappella della Residenza a Sidney e poi anche qui a Roma li ha incontrati e dice nella lettera che è disposto a incontrarne ancora.

Michele Cucuzza

Padre Lombardi, come mai in passato ci sono stati tanti errori da parte della Chiesa nell’affrontare questo problema?

Padre Federico Lombardi

Certamente c’è stata una certa cultura del silenzio che non è solo della Chiesa ma anche molto diffusa nella società, su fatti di cui evidentemente ci si vergogna che sono piuttosto così gravi, così drammatici. Uno cerca di nasconderli molto spesso, questa è una tendenza abbastanza naturale e una istituzione come la Chiesa anche per salvare la sua onorabilità, in passato ha spesso cercato di non parlare, non affrontare specificamente questi casi. Magari un sacerdote che si sapeva che aveva mancato, che era a rischio, lo si spostava da un’altra parte, in modo tale da evitare che il problema dilagasse. E questo è un fatto che è stato abbastanza diffuso, ed è proprio su questo che si appunta la critica di governo da parte del Santo Padre. Per fortuna queste sono cose già di diversi decenni fa, mentre adesso la consapevolezza di dover affrontare  le cose con tempestività, chiarezza e rigore è molto diffusa.

Eleonora Daniele

Professor Introvigne, facciamo un passo indietro, facciamo anche un po’ di chiarezza. Già nel 2006 il documentario della BBC ‘Sex Crimes and the Vatican’ aveva suscitato scalpore. Perché? Perché si faceva riferimento ad un presunto documento che vietava ai vescovi di denunciare i preti pedofili e ad un meccanismo anche perverso, di spostamento di diocesi in diocesi dei colpevoli. Era questo davvero lo stato delle cose? Se sì, quanto è durato questo periodo di insabbiamento, di omertà, chiamiamola così?

Massimo Introvigne

Il documentario del parlamentare irlandese Colm O’Gorman era così sensazionalistico da essere fondamentalmente falso, falso non perché – lo abbiamo visto - gli abusi non ci siano stati, ma perché pretendeva che questi abusi fossero garantiti e favoriti dal diritto canonico. Citava in particolare l’istruzione del 1962, ma in realtà riedizione di una del 1922, Crimen sollicitationis, e la lettera della Congregazione della Dottirna della Fede De delictis gravioribus del 2001. Ora, c’erano anche nel documentario dei marchiani errori di traduzione dal latino. Questi documenti chiedevano in realtà maggiore severità nel perseguire gli abusi. La scomunica nella Crimen sollicitationis era per chi non denunciava gli abusi, non per chi li denunciava. La De delictis gravioribus semmai creava un termine di prescrizione lunghissimo, dieci anni dal compimento del diciottesimo anno della vittima; vuol dire che se un bambino di quattro anni è abusato nel 2010, il colpevole può essere perseguito fino al 2034. Quindi la severità nel diritto canonico c’era, c’era assolutamente. Ha ragione il Papa: preti e anche vescovi hanno commesso abusi anche gravi, ma li hanno commessi perché non hanno applicato il diritto canonico, certo non perché lo hanno applicato.

Michele Cucuzza

Eppure - mi rivolgo a Padre Lombardi - lo dicevamo prima: omissioni, connivenze ci sono state, anche per decenni. Che cosa risponde oggi il Vaticano a chi – abbiamo sentito nella rassegna stampa – ha contestato a questa lettera di Benedetto XVI, che pure per alcuni è coraggiosa, una sorta di auto-assoluzione. Hanno usato la parola “insufficiente”, “non basta”…

Padre Federico Lombardi

La lettera va letta, e chi la legge onestamente capisce benissimo che non c’è nulla dell’auto-assoluzione, anzi c’è un riconoscimento fortissimo di responsabilità e una volontà fortissima di purificazione; e tra l’altro devo dire proprio come evocava il professor Introvigne, Benedetto XVI come Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, come Cardinale Ratzinger, è stato veramente un protagonista della linea di chiarezza e di rigore anche negli anni precedenti. Ecco, quindi non bisogna equivocare i documenti della Chiesa che anche obbligano i vescovi a riferire su questi casi gravi e sono proprio per portare fino in fondo i processi canonici nei confronti dei colpevoli, e non per metterli da parte.

Eleonora Daniele

Per molti, lo scandalo della pedofilia nella Chiesa Cattolica nasconde un attacco diretto al Santo Padre e alla stessa Chiesa Cattolica. Sentiamo cosa ne pensa Lucetta Scaraffia, che tra l’altro ha scritto un importante articolo qualche giorno fa proprio sull’Osservatore Romano.

Lucetta Scaraffia

Uscirà una Chiesa che starà molto più attenta - per fortuna - come è successo anche negli Stati Uniti d’America dopo, nella selezione del clero, nell’accettazione del clero, nell’accettare persone che sono molto stabili psicologicamente per evitare queste forme gravi, queste forme di malattia insomma molto gravi, malattia o anche permissivismo esagerato. Però io non penso assolutamente che questo cambierà la Chiesa. Già il cambiamento, diciamo così la linea di severità, era stata già decisa e iniziata dal cardinale Ratzinger quando era Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, e lì aveva già iniziato con enorme severità a colpire, a denunciare e a portare a termine tutti i processi di abuso sessuale, quindi continuerà su questa linea, penso.

Eleonora Daniele

Andiamo dal professore. Anche lei crede all’ipotesi dell’attacco – diciamo così – l’attacco politico?

Massimo Introvigne

Qualche volta c’è qualcosa di simile. Faccio un esempio, se si vuole da manuale. Il caso del sacerdote della diocesi di Essen in Germania, che nel 1980 fu accolto, accusato di pedofilia nella diocesi di Monaco, nella diocesi del Papa, per essere curato, e che poi un incauto vicario di quella diocesi immesse nel ministero pastorale. Bene, questo caso si verifica nel 1980. Scoppia sui giornali tedeschi nell’85, c’è un processo nel 1986, che tra l’altro esclude qualsiasi responsabilità personale del cardinale Joseph Ratzinger, dell’attuale Pontefice. Quindi, caso già scoppiato sui giornali e già oggetto di una sentenza di un tribunale tedesco 24 anni fa. Ecco, quando 24 anni dopo questo caso viene riscoperto come se fosse una cosa nuova da un quotidiano tedesco e sbattuto in prima pagina, ripeto a distanza di un quarto di secolo, io mi chiedo se qualche manovra per mettere a tacere la voce della Chiesa, che è una voce scomoda, quando si leva a difesa della vita, della famiglia, dei diritti delle persone, in effetti, non ci sia.

Michele Cucuzza

Padre Lombardi, qual è la sua opinione in proposito? Perché eventualmente questo attacco? Perché ora? Che cosa si vorrebbe attaccare veramente?

Padre Federico Lombardi

Guardi, io non sono mai stato un complottista, uno scopritore di complotti, quindi non sono tanto dell’idea che ci sia una strategia orchestrata, però è vero - è quanto diceva anche il professor Introvigne - che la Chiesa è generalmente in tanti aspetti della società secolarizzata odierna, controcorrente. E quindi è una voce contro cui si polemizza volentieri da parte di molte persone, di molte testate, di molte direzioni di carattere culturale. E quindi non c’è da stupirsi che si concentrino, in un momento di difficoltà, gli attacchi.