Tru Calling è un telefilm che ha come protagonista Eliza Dushku (l’attrice che interpreta la cacciatrice di vampiri Faith nella ben più fortunata serie Buffy). Tru Davies, una studentessa di medicina, lavora in un obitorio. Scopre che da alcuni cadaveri non da tutti esce una voce che solo lei può sentire e che chiede: “Aiutami”. A questo punto le ultime ventiquattro ore “si riavvolgono”: Tru le rivive una seconda volta, ricordando tutto quello che è già avvenuto (così che, per esempio, può impedire piccoli guai familiari e, se ha bisogno di denaro, scommettere sul risultato di eventi sportivi di cui conosce già il risultato) e cercando di salvare la vita alla persona che le ha chiesto aiuto. Se la prima stagione era apparsa ripetitiva ai critici, la seconda ha ricevuto numerosi consensi. La storia si è andata sempre più concentrando sulla lotta fra Tru e Jack (interpretato da Jason Priestley, che era il fratello gemello di Brenda nella serie Beverly Hills 90210). Per entrambi le stesse giornate “si riavvolgono”, ma i due lavorano per Poteri diversi: Tru cerca di salvare chi è stato vittima di un incidente o di un omicidio, Jack di impedire che Tru svolga la sua opera di salvezza perché il Potere che lo ispira pensa che il destino non debba cambiare. Scopriamo anche che il mentore di Jack e il suo predecessore in una lunga catena di “agenti” del destino immutabile è il padre di Tru, e che l’ultima in una serie di persone cui è invece concesso cambiare il fato e salvare persone destinate a morire è stata, prima di Tru, la sua defunta madre. Gli spettatori e Jack sanno ma non lo sa Tru che alla fine, disperando di poterla battere, il padre della protagonista ha ucciso la moglie.
Nonostante i consensi della critica, la casa produttrice Fox ha tagliato brutalmente la serie dopo la sesta puntata della seconda stagione. In America capita spesso: se gli ascolti non sono quelli sperati i telefilm finiscono anche se non è finita la storia. E alla Fox alla ricerca di un sostituto “soprannaturale” per gli orfani di Buffy, finito dopo sette gloriose stagioni, e della sua derivazione Angel, ora anch’essa terminata si erano innamorati del promettente Point Pleasant, lanciato in prima serata al posto di Tru Calling (anch’esso, come il telefilm con la Dushku, con uno staff ampiamente importato da Buffy) ma chiuso anche lui dai volubili dirigenti televisivi dopo appena una stagione. Anzi, l’ultimo episodio “natalizio” di Tru Calling è stato distribuito solo in Nuova Zelanda e in Italia: il pubblico americano non l’ha mai visto. La serie finisce con molte questioni irrisolte: nell’ultimo episodio americano (penultimo in Italia) Tru per la prima volta ha salvato una persona che è morta ma non le ha chiesto aiuto, il biondo studente Jensen di cui si è innamorata, cercando fra i morti di giornata fino a che ha trovato qualcuno che le ha detto “Aiutami”, provocando il “riavvolgimento” del tempo e consentendole di salvare anche Jensen. Nell’episodio “natalizio” Jack e il padre di Tru promettono di “occuparsi” di Jensen a tempo debito: ma la serie finisce.
Sembra che Mediaset abbia ricevuto migliaia di richieste su “come va a finire”, ma afferma di non saperne nulla e anche la Fox tace. Tuttavia una delle autrici degli scenari Doris Egan ha parlato e, grazie sia alle sue prese di posizione semi-pubbliche sia a qualche corrispondenza privata, siamo in grado di rivelare ai lettori come sarebbe proseguito Tru Calling. Come per Buffy e per tutti gli show della “famiglia” di Buffy dove c’è una religiosità di fondo, ma a metà fra lo gnosticismo e il paganesimo cruciale è quella che gli autori chiamano “mitologia”. Come in Angel in Tru Calling ci sono due Poteri che in una grande mitologia gnostica si contrappongono senza che l’uno riesca a prevalere sull’altro. Un Potere ha programmato il Fato come tutti lo conosciamo: come si dice, chi muore giace e chi vive si dà pace. La mitologia non spiega per quali fini questo Potere, che è il più antico, agisca: Jack e i suoi predecessori ci direbbero che, nonostante tutte le apparenze, ci assicura l’ordine, una chiara frontiera fra la vita e la morte, e il migliore dei mondi possibili. A un punto imprecisato nel tempo, forse perché il primo Potere si è diviso in se stesso come in altre cosmologie gnostiche, un secondo Potere è sorto, si è ribellato e ha deciso di offrire ad alcune delle persone che muoiono scelte in modo più o meno arbitrario una seconda possibilità. Dopo la morte passano in uno stato intermedio in cui possono scegliere se rimanere morte o chiedere aiuto agli agenti del secondo Potere, che in questo caso riporteranno indietro il tempo di ventiquattr’ore e cercheranno di salvarle. Come le cacciatrici di vampiri di Buffy le agenti del secondo Potere esistono da secoli e si tramandano la capacità di rivivere le giornate una seconda volta secondo linee generazionali (Tru lo ha ricevuto dalla madre). Ma il primo Potere non è rimasto inattivo e ha creato a sua volta una linea di agenti per cui il tempo si riavvolge quando si riavvolge per le Tru di tutte le generazioni. Questi agenti del Potere più antico, l’ultimo dei quali è Jack, lavorano perché il Fato si compia senza interferenze e chi era destinato a morire, in effetti, muoia.
Doris Egan afferma di essersi ispirata allo scrittore contemporaneo (che in effetti si potrebbe chiamare neo-gnostico) Philip Pullman, ma c’è una lunga linea di ribelli al Fato a partire dal Satana di Milton nel XVII secolo. Dal momento che lo spettatore è indotto a fare il tifo per chi salva le vite e non per chi lavora per la morte, un critico cristiano potrebbe obiettare che la mitologia di Tru Calling è vagamente luciferina e si schiera dalla parte di chi si ribella a Dio e ai suoi imperscrutabili disegni. Ma questo critico sbaglierebbe obiettivo, perché l’universo mitologico di Tru Calling non è cristiano, è pagano. Non ci sono i buoni e i cattivi, Dio e il Diavolo, ma come in una tragedia greca c’è il Fato, che è capriccioso e crudele e non corrisponde affatto alla nozione cristiana di una Provvidenza amorosa e volta al bene, e c’è chi, nobile e generoso, si ribella al Fato ma così interferisce con il destino e deve sempre pagare un prezzo. In un'altra serie di telefilm a chiave mitologica molto popolare anche in Italia, Streghe (Charmed), le sorelle protagoniste che sono “streghe buone” possono viaggiare nel passato ma cercano raramente di cambiarlo perché sanno che il prezzo da pagare può essere altissimo.
Questo, appunto, sarebbe stato chiarito nella parte di Tru Calling che non è mai stata realizzata e che avrebbe riservato grosse sorprese a chi interpretando quasi istintivamente alla luce di duemila anni di religiosità cristiana un universo mitologico pensato invece dai suoi creatori come pagano si era abituato a considerare semplicemente Tru e i suoi amici che ne condividono il segreto “i buoni” e Jack e i suoi complici “i cattivi”. Niente affatto, avrebbero spiegato le puntate successive, che vanno ben oltre le precedenti in cui Jack diventa più umano e ammette di sentire il suo lavoro come un peso di cui preferirebbe liberarsi. Torniamo alla penultima puntata: Tru salva Jensen, che non le ha chiesto aiuto, perché è innamorata di lui. Così facendo, viola le regole non solo del Potere per cui opera Jack ma anche del Potere ribelle che si serve di lei e che la ha incaricata di sottrarre alla morte solo quei pochi a cui, in modo arbitrario, è stata offerta una scelta (Jensen non è fra questi). Quando glielo si fa notare, risponde che non sa bene per chi lavora e che nessuno le ha mai fatto vedere un regolamento (in realtà qualche cosa di simile a un testo a somiglianza del Libro delle Ombre in Streghe esiste: è il diario della madre di Tru, custodito in una banca e che il padre fa di tutto per tenere nascosto alla figlia; ma anche questo è materia di una puntata che non è mai stata girata).
Nella puntata “natalizia” interlocutoria sembra che la “colpa” commessa da Tru quando ha salvato Jensen non abbia conseguenze. Ma nelle puntate successive, mai girate né andate in onda (e in parte scritte da una delle autrici di Buffy, Jane Espenson), Tru scopre che dal momento che Jensen non poteva “tornare” quello che è tornato sembra Jensen, ma è un corpo con un’altra anima, profondamente disturbata dall’anomalia creata dalla violazione delle regole di tutti i giochi. Esteriormente, Jensen è ancora lo studente di cui Tru si è innamorata. Segretamente, è diventato uno psicopatico che a poco a poco si rivela un serial killer. Tru si rende conto a poco a poco dell’orribile verità: il “nuovo” Jensen è un mostro, ed è stata lei a crearlo. Decide così di allearsi con l’esperto di morte, Jack, per cercare di tornare indietro ed eliminare Jensen prima che inizi a uccidere. Alla fine, i due Poteri collaborano contro un’anomalia che rischia di metterli in discussione entrambi.
Ma chi ha ragione? Tru o Jack? In un dialogo che non sentiremo mai, rivelato dalla Egan, Tru torna indietro nel tempo per salvare una donna. Jack la supplica di non farlo, e Tru gli chiede cosa c’è di male a salvare una vita. “Jack: È sbagliato perché c’è un Piano più grande di quanto chiunque possa capire. Se questa donna vive il Piano esce dai binari. Questa donna sarà a casa quando il suo vicino avrà un attacco di cuore. Lo salverà, il vicino sopravviverà e abuserà dei suoi due figli. Uno dei due bambini diventerà il prossimo Unabomber. L’altro sposerà una donna che era destinata a un altro, a un medico che lei avrebbe aiutato a scoprire la cura per il cancro. Tru: Non puoi saperlo! Jack: Ma so che c’è un Piano e che tu lo stai distruggendo”.
Ha ragione Tru? La serie ci ha abituato a rispondere di sì, ma se la Fox non ce l’avesse fermata a metà l’avremmo vista, almeno nel caso di Jensen, finire per dare ragione a Jack. La lezione che nasce gnostica e pagana, ma che in qualche modo ogni visione religiosa mette in conto è che la vita e la morte sono entrambe necessarie, che senza l’“ombra” junghiana la luce non è luce. O che, per dirla con Doris Egan, “il fatto che Quelli per cui lavora Tru sembrino privilegiare la libertà di scelta umana potrebbe farvi pensare che il loro piano è quello che tutti preferiamo. Ma, se fossi in voi, non scommetterei il futuro dell’intera razza umana basandomi solo sul fatto che Essi sembrano più gentili ed educati”. Amen: ma si potrebbe rispondere, con Pierre Corneille, il poeta cattolico contemporaneo e critico di Milton, che si deve essere grati al cristianesimo perché ci ha liberati dalla dittatura del Fato, spostando il problema della libertà e del destino dell’uomo su un piano completamente diverso.