CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne
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Iran, radiografia di un paese

di Elena Cardinali (L'Arena, 11 aprile 2005)

Dalle radici a Khomeyni ed ai cambiamenti di oggi. Religione, rivoluzione e democrazia in un libro di Salzani

Un Paese dalla storia millenaria, che negli ultimi vent’anni è stato teatro di grandi trasformazioni politiche, tra cui una rivoluzione, che ha toccato da vicino la storia occidentale. È l’Iran, che dal 1979, anno del rovesciamento del regime dello scià da parte dei fondamentalisti islamici, alle elezioni del 2004, nell’era del post khomeynismo, ha scritto fondamentali pagine di storia contemporanea. A questa storia, alle sue radici culturali e religiose, è dedicato il libro del veronese Stefano Salzani, “Iran, religione, rivoluzione e democrazia”, edito da Elledici nella collana Religioni e Movimenti, diretta da Massimo Introvigne.

Un libro puntuale, senza sbavature, a partire dalla terminologia. Salzani ripercorre le origini delle due grandi anime dell’Islam, quella sciita e quella sunnita, spiegando le radici di una divisione arcaica, chiarendo termine per termine parole consuete nel lessico quotidiano come imam, ulama, mullah, mujahidin, ayatollah. L’autore, dopo questa necessaria didascalica premessa, entra nella storia recente dell’Iran, analizzando le premesse islamiche della rivoluzione, in cui viene tracciato un profilo dell’ayatollah ruhollah Musawi Khomeyni, dignitario dell’alto clero iraniano, al cui nome è legata la rivoluzione del 1979. Si comprende così come il grande cambiamento politico in Iran, con il conseguente esilio dello scià e della sua famiglia, sia stato il risultato di differenti aspirazioni politiche, sociali e culturali che Khomeyni ha riunito e guidato fino alla sua totale affermazione.

Questo mutamento è proseguito nella democrazia religiosa, oggi interpretata dall’attuale presidente, il moderato Mohammad Kathami. L’Iran da un lato resta fortemente ancorato alla sua identità religiosa tradizionale, ma dall’altro si apre a forme di modernità che hanno acceso tra gli intellettuali e i giovani numerosi spunti di discussione. C’è poi un elemento a cui nemmeno il più integralista degli islamici iraniani può sottrarsi: il confronto con la comunicazione globale. Piaccia o no agli ultraortodossi, anche l’Iran si trova nello scacchiere delle grandi comunicazioni del pensiero circolare, delle parabole e di Internet. Una rivoluzione silenziosa e inarrestabile, che ha proposto ad un vasto pubblico i tanto vituperati modelli di vita occidentale.

Un solo dato per comprendere l’importanza di questa nuova via che si sta aprendo in Iran: nel Paese islamico il 37,4 per cento della popolazione ha meno di 15 anni (contro la media dei Paesi occidentali, come l’Italia, che conta appena il 14,3 per cento di adolescenti). Una generazione corposa nata ben dopo la rivoluzione islamica, che attraverso la televisione satellitare e Internet conosce un mondo fino a dieci anni fa off limit, ma con il quale è iniziato un confronto che nemmeno il più convinto dei fondamentalisti oggi può illudersi di ignorare.

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