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Stephen King. L'Uomo Vestito di Incubi
Una pregevole opera di Luca Crovi e Stefano Priarone

Recensione di Andrea Menegotto

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Ci sono certamente molte buone ragioni per riflettere sull’opera di Stephen King e sul suo amplissimo successo, tanto più ora che l’autore festeggia i suoi trent’anni di attività, gli oltre 300 milioni di copie vendute e annuncia - difficile prevedere se questa intenzione sarà mantenuta - il termine della sua carriera d’autore dopo la pubblicazione degli ultimi episodi della saga de La Torre Nera, editi in Italia da Sperling, e di cui negli States a fine settembre 2004 è stato pubblicato il settimo e ultimo volume, ora disponibile anche in traduzione italiana.

I romanzi di genere horror prodotti da King sono vere e proprie «macchine letterarie», progettate con il solo fine di conquistare il maggior numero di lettori. Tuttavia, nonostante si tratti del più letto romanziere di tutti i tempi, la critica pare piuttosto ignorarlo, almeno se confrontato con altri scrittori che non raggiungono un infinitesimo dei lettori di King, sui quali invece le opere critico-interpretative abbondano. Colma una lacuna in questo senso il volume Stephen King. L’Uomo Vestito di Incubi (Aliberti editore, Reggio Emilia 2004 – tel.: 0522.434523 – info@alibertieditore.it, pp.203, € 14,90), opera di due appassionati dello «Zio Steve» e studiosi di popular culture e comics, Luca Crovi e Stefano Priarone, già fra gli autori del «Dossier King» contenuto nell’Almanacco della Paura 1997, edito dalla Segio Bonelli Editore, con cui entrambi gli autori stabilmente collaborano.

Il testo rappresenta un denso ritratto biografico del prolifico autore statunitense che ripercorre la sua vita a partire dall’infanzia, caratterizzata da incubi e paure che permettono - almeno parzialmente - di addentrasi nella zona d’ombra della sua scrittura per comprenderne alcuni spunti di ispirazione, poi sviluppati nell’opera artistica da una tanto fervida quanto macabra fantasia.

In maniera inedita vengono poi esaminate le passioni di King per i comics (in particolare quelli prodotti da Ec. Comics, le storie dello Zio Tibia e del Custode della Cripta), il cinema, la letteratura e il rock, universi artistici paralleli che, di fatto, in lui confluiscono. Il lettore, quindi, potrà scoprire in ambito musicale la sua militanza nei Rock Bottom Remainders, una band composta quasi esclusivamente da scrittori, l’attività di direttore di una radio specializzata nel genere rock e la grande passione per il cantante Bruce Springsten e gruppi quali i Ramones e gli AC/DC.

Numerose poi le curiosità raccolte e legate ai molti film che riproducono in versione cinematografica, a firma anche di alcuni  maestri del grande schermo (uno fra tutti: Stanley Kubrick), i bestseller di King. Film che alcune volte hanno esaltato l’avvincente trama narrativa ideata dallo scrittore e altre volte l’hanno bistrattata o banalizzata; ma è questo il rischio che corrono tutti i capolavori letterari quando vengono portati sul grande schermo.

A proposito di capolavori letterari, pregevolissima appare l’opera di ricostruzione di Crovi e Priarone in merito ai gusti letterari e quindi - in qualche modo - alle fonti di ispirazione ideale e affinità di King, fra i cui narratori preferiti compaiono Richard Matheson, autore del celebre I Am Legend, dove vengono narrate le gesta di Robert Neville, l’ultimo uomo rimasto in un mondo dove tutti sono divenuti vampiri, e niente meno che John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973), della cui opera più nota, Il Signore degli Anelli, King offre - secondo l’argomentato parere di Crovi e Priarone, supportato da molti dettagli biografici - «la sua personalissima versione» (p. 187) nella saga de La Torre Nera.

D’altra parte, nonostante fama e successo, King si è sempre considerato in primo luogo un lettore e il suo amore per la letteratura, in particolare di genere horror e fantasy, lo porta ad apprezzare vari autori del passato e del presente, a scoprire nuovi talenti e ad appassionarsi anche al celebre maghetto di Hogwards, creato dalla scrittrice Joanne Kathleen Rowling, tanto da dichiarare: «I bambini (e gli adulti) leggeranno Harry Potter fra 100 0 200 anni? Io penso che finirà nello scaffale dei migliori, accanto ad Alice, Huck Finn, Frodo del Signore degli Anelli e Dorothy del mago di Oz. E questo non è un affare di decenni, ma di epoche...» (p. 198).

Sarebbe fare un torto agli autori dello studio dire di più su un libro che merita davvero di essere letto sia da coloro che, da appassionati lettori di King, vogliono conoscere segreti, notizie ed avere importanti chiavi di lettura sull’autore e sulla sua opera, sia da chi, conoscendo poco King, vuole accostarsi al personaggio per addentrarsi poi nell’appassionata lettura delle sue opere. A Luca Crovi e Stefano Priarone va oltretutto il merito di sviluppare continui agganci e riferimenti al mondo della popular culture attraverso paralleli e citazioni di altre opere o autori, il che indubbiamente aiuta a comprendere il fenomeno Stephen King nel quadro globale del genere artistico e letterario in cui l’autore si colloca oggi, al culmine della sua carriera, come indubbio maestro.

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