CESNUR - center for studies on new religions

Rodney Stark e Massimo Introvigne, Dio è tornato. Indagine sulla rivincita delle religioni in Occidente, Edizioni Piemme, Casale Monferrato (AL) 2003

Recensione di Verónica Roldán (La Critica Sociologica, 148, ottobre-dicembre 2003, pp. 110-112)

“Non c'è più religione, nel senso che il mondo è sempre più secolarizzato e sempre meno interessato alle credenze e alle pratiche religiose? O al contrario ce n'è anche troppa, dal momento che è la religione a causare i peggiori mali del mondo, dagli attentati dell'11 settembre 2001 alle malefatte delle "sètte"?” Con questi due quesiti inizia l'opera dal titolo provocatorio, Dio è tornato. Indagine sulla rivincita delle religioni in Occidente di Rodney Stark, americano, attuale presidente delle Società per lo Studio Scientifico della religione (SSSR) nonché padre del paradigma della teoria sociologica dell'economia relìgìosa (già rational choice), e Massimo Introvigne, direttore del CESNUR, Centro Studi sulle Nuove Religioni, di Torino e uno dei maggiori esperti internazionali in materia di nuovi movimenti religiosi. L'obiettivo dei due sociologi è quello di dimostrare che la teoria economica della religione è uno strumento valido, anzi quello più indicato per tracciare le linee generali delle trasformazioni nell'attuale campo religioso occidentale.
La tesi centrale è che in una società caratterizzata da un'economia religiosa competitiva e pluralista vi è un aumento della presenza e dell'azione di imprese religiose efficaci e in concorrenza tra loro: il che li conduce ad alti livelli di pratica religiosa.
Allo scopo di analizzare gli odierni mutamenti religiosi in modo rigoroso e di individuare le implicazioni per la vita sociale, gli studiosi spostano nel primo capitolo l'analisi sul piano storico. Prendendo fermamente posizione riguardo alla controversia sulle origini storiche, materiali oppure economiche dei fenomeni religiosi, gli autori sostengono che quest'ultimi, che comportano delle conseguenze sociali, hanno - tra l'altro - un'origine di natura (soprattutto) religiosa. In questo senso considerano necessario rintracciare i veri e concreti “effetti sociali degli dèi”. Gli studiosi rilevano i pregiudizi materialisti che hanno condotto ad interpretazioni falsate delle Crociate, delle eresie cristiane, del messianismo ebraico medievale, dei “Grandi risvegli” dell'America del Nord, del movimento per l'abolizione della schiavitù, dei “mistici anni 1960”, e dell'esplosione delle nuove religioni giapponesi dopo la Seconda Guerra Mondiale. Interpretazioni che - segnalano gli autori - in sociologia e soprattutto a partire dal funzionalismo di origine francese hanno considerato (e considerano tuttora) gli interessi e fattori materiali come la causa “vera” di quanto appare, invece, determinato dalla religione. Stark e Introvigne, contrari all'idea sostenuta dai fautori della creazione sociale (quindi umana) degli dèi a partire da necessità di tipo economico, conseguenza delle relazioni economiche e sociali esistenti, vedono come primordiale il tipo di divinità che i gruppi e le società venerano. In questo modo, essi asseriscono che una “sociologia di Dio” dovrebbe fungere da premessa a tutte le possibili sociologie delle religioni poiché le dottrine religiose - e le loro differenze - sono imprescindibili nello studio della religione che voglia essere veramente “scientifico”.
D'accordo con chi solleva la necessità di una teoria del cambiamento religioso, che possa rendere ragione sia dei casi d'incremento, sia quelli di declino del livello della religiosità nelle diverse società, oltre che dei lunghi periodi di stabilità, gli autori propongono, nel secondo capitolo, la teoria della “mobilitazione religiosa”, capace appunto di prevedere diversi livelli di mobilitazione in società e condizioni diverse. Essa si basa su precedenti tentativi di applicare modelli economici di mercato al funzionamento delle economie religiose, concentrandosi sul comportamento delle “imprese” religiose, piuttosto che su quello dei consumatori religiosi e ponendosi quindi principalmente “dal lato dell'offerta”. Stark e Introvigne specificano le caratteristiche della religione, ossia una spiegazione dell'esistenza fondata su una descrizione del soprannaturale; delle imprese religiose, il cui scopo è creare, mantenere e fornire religione, e infine dell'economia religiosa, composta da tutte le attività religiose che si svolgono nelle società. La loro teoria ha inoltre come base sette tesi in cui un gruppo di proposizioni e ulteriori definizioni prendono in considerazione diversi aspetti. Le tre prime tesi vertono sul monopolio di una singola impresa religiosa; su una economia religiosa altamente pluralista nella misura in cui essa non è regolata dallo Stato e sulla specializzazione delle singole imprese che competono tra loro, sia in ambito sociale generale sia all'interno delle grandi religioni. Le altre quattro riguardano i livelli globali della pratica che in una economia religiosa competitiva e pluralistica tendono a essere alti; l'influenza di un'impresa religiosa monopolista su altre istituzioni e sulla società, provocando la sacralizzazione di quest'ultima; la deregulation di un'economia religiosa in passato altamente regolata dallo Stato e la sua conseguente “desacralizzazione”, e infine il grado di regolazione dell'economia religiosa e i costi di avvio di nuovi organizzazioni religiose in relazione all'intervento coercitivo dello Stato a favore di una impresa monopolista.
Sempre nel secondo capitolo Stark e Introvigne, seguendo le riflessioni della sociologia classica e contemporanea, si soffermano sui due maggiori approcci in relazione alla secolarizzazione. In effetti, propongono una distinzione tra quella che definiscono secolarizzazione qualitativa - cioè una minore influenza della religione sulle scelte politiche, culturali, ecc. che la società compie - e quella quantitativa - riduzione dell'interesse per la religione e della credenza religiosa. E, argomentando che il termine stesso sia diventato ambiguo e generatore di confusione, propongono di diffidare dell'uso della espressione “secolarizzazione” senza aggettivi, giacché raramente lo si impiega in un senso rigoroso e coerente.
Nel tentativo di verificare l'ipotesi dell'impatto del pluralismo e della deregolazione statale sul vigore delle imprese religiose, che implica livelli diversi di pratica religiosa nelle società odierne, gli studiosi presentano successivamente dati sulla frequenza settimanale alle funzioni religiose come misura della pratica religiosa relativi a diverse nazioni, europee e non. I risultati: maggiore la regolazione statale, minore la pratica. Altri indici di misurazione sono stati quelli dell'affiliazione a congregazioni religiose e i servizi domenicali offerti dalle diverse chiese. I risultati di queste ricerche portano alla stessa conclusione: “dove la gente non ha di fronte a sé una gamma di efficiente fornitori di religione in concorrenza fra loro, là esistono bassi livelli di consumo religioso”.
Stark e Introvigne distinguono anche una società o civiltà qualitativamente ispirata dalla religione da un'altra con un forte tasso quantitativo di pratica religiosa e chiariscono ancora che le due società possono anche non coincidere. Inoltre, a livello di analisi quantitativa è opportuno distinguere tra believing e belonging, vale a dire fra credenze religiose e comportamenti che manifestano “appartenenza” sotto forma di affiliazione alle congregazione o di pratica religiosa.
Nella conclusione della seconda parte gli autori propongono qualche previsione per quel che riguarda il futuro della religione in Europa, una regione del mondo caratterizzata da una pratica religiosa bassa, in cui i dirigenti delle maggiori chiese si sono dati ben poco da fare per attirare i potenziali “consumatori” religiosi. Messi di fronte a una economia religiosa di stile nordamericano - concorrenziale, “deregolata” e caratterizzata da un’ampia gamma di fornitori motivati - Stark e Introvigne sono convinti che gli europei risponderebbero allo stesso modo degli statunitensi. In altre parole, nella misura in cui si svilupperanno delle autentiche economie religiose pluraliste, imprese nuove ed energiche crescerebbero rapidamente e genererebbero di conseguenza alti livelli di pratica.
Infine, l'ultimo capitolo dedicato alla situazione italiana svela un mercato religioso caratterizzato dall'avvento di livelli piuttosto modesti di concorrenza ma che tuttavia permette di parlare di pluralismo religioso motivato dalla deregulation giuridica - anche se quest'ultima è molto limitata se paragonata a quella americana - e soprattutto dall'incipiente immigrazione. Altri fattori utili per caratterizzare l'ambito religioso italiano sono il crescente numero di organizzazioni protestanti, in particolare quelle evangelical o pentecostali; la presenza dei “nuovi movimenti religiosi” e l'impatto pubblico dell'otto per mille. Questi fattori portano a una concorrenza percepita che tuttavia ha effetti per certi versi simili a quelli della concorrenza reale.
Si può parlare di risveglio religioso in Italia soprattutto se si prendono in considerazione i dati riguardanti la credenza in Dio e in una vita dopo la morte. Queste considerazioni sono ancora più salde se si considera - sempre sulla base dei dati dell'Inchiesta Europea sui Valori - che nel 1999 l'89 % della popolazione italiana si dichiarava “religioso” e il 38% partecipava alle attività di una confessione religiosa con qualche regolarità. Questi dati sono stati considerati troppo generosi da indagini successive, che tuttavia non hanno smentito le linee di tendenza generali.
Coerentemente con la teoria dell'economia religiosa questo revival si presenta per gli autori come il prodotto fondamentale della deregulation; quindi l'Italia è diventata più cattolica - cioè più religiosa - di quanto lo fosse prima in presenza di una maggiore regolazione da parte dello Stato. La Chiesa cattolica sarebbe stata rafforzata dalla pubblica percezione di una concorrenza e di un pluralismo religioso esterno a essa. Ma, allo stesso modo, la differenziazione in seno al cattolicesimo con la proposta di esperienze di tipo piuttosto intenso ha intensificato la concorrenza interna e, di con-seguenza, la tenuta della pratica religiosa.
C'è ancora un dato significativo da aggiungere: il risveglio religioso italiano è in qualche modo presente anche nelle fasce giovanili, che oggi presentano un interesse per la religione maggiore di quello delle generazioni precedenti, il che dimostra che questo fenomeno è tutto meno che effimero.
In sostanza, Stark e Introvigne approvano la tesi del processo di secolarizzazione in senso qualitativo ma propongono una teoria che misura quantitativamente la tesi della non-secolarizzazione per quel che riguarda l'interesse per la religione e in particolare la religiosità, cioè la pratica, la credenza e l'appartenenza religiosa. Infatti, gli studiosi presentano, con la teoria economica della religione e la sua applicazione nei contesti europeo e italiano, un'alternativa d'analisi che vorrebbe essere capace di comprendere e spiegare sociologicamente la realtà sociale, e in particolare quella religiosa, nei suoi termini quantitativi (lasciando peraltro ampiamente da parte le dimensioni qualitative).
Vari sono stati gli approcci teorici e metodologici dei diversi autori classici e contemporanei, lungo lo sviluppo del pensiero sociologico, che hanno trattato il tema della secolarizzazione; ma questo libro, le cui tesi e conclusioni possono anche non essere condivise da tutti, ha un grande merito: quello di “scuotere”, di mettere in discussione, quasi di spingere ad approfondire maggiormente questi argomenti e, quindi, le nostre convinzioni sulla secolarizzazione e il modo di analizzarla.

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Rodney Stark - Massimo Introvigne
Dio è tornato

Piemme, Casale Monferrato (AL) 2003

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