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Esoterismo a Princeton: delitti, amori e l’Hypnerotomachia Poliphili. Una recensione del romanzo The Rule of Four

Massimo Introvigne
[pubblicato come "'The Rule of Four: l'anti-'Codice Da Vinci'", ne il Domenicale. Settimanale di cultura, anno 3, n. 26, 26 giugno 2004, p. 3]

imgNel primo week-end di giugno una sessantina di specialisti accademici di esoterismo si sono ritrovati alla Michigan State University, a Lansing – un’università nota in Italia anche perché ospita nella sua biblioteca la maggiore collezione di fumetti del mondo, compresi fumetti in lingua italiana che nessuna biblioteca italiana possiede – per il primo congresso dell’ASE, l’Associazione per lo Studio dell’Esoterismo. Comprensibilmente, i giornalisti presenti hanno sollecitato l’opinione degli studiosi sulle relazioni fra lo studio accademico dell’esoterismo e Il Codice Da Vinci, ricevendo invariabilmente dai relatori (compreso il sottoscritto) la stessa risposta. Il romanzo di Dan Brown avrà pure avuto un enorme successo, ma l’autore lo ha costruito raschiando il fondo del barile della paccottiglia esoterica, utilizzando documenti non solo falsi ma noti come “bufale” da diversi decenni e spacciandoli per veri e “nuovi”. Qualcuno ha però aggiunto che la letteratura non rende necessariamente cattivi servigi all’esoterismo. Nella classifica dei best seller americani si fa largo, ed è arrivato al quinto posto, un romanzo uscito da pochi giorni e che va raccomandato come salutare antidoto a Il Codice Da Vinci. Si può dubitare che possa raggiungere nelle vendite le vette dell’insaccato misto esoterico di Dan Brown, perché The Rule of Four di Ian Caldwell e Dustin Thomason (The Dial Press – Random House, New York 2004) è scritto troppo bene per risultare una lettura facile. Mentre Il Codice Da Vinci usa la tecnica da romanzo popolare dei capitoli brevi, che si chiudono su un colpo di scena e spingono il lettore a voltare pagina per vedere “come va a finire”, e i personaggi sono appena abbozzati, The Rule of Four non è solo un giallo a sfondo esoterico, ma è uno di quei tipici romanzi americani che mettono a tema il coming of age, la maturazione sentimentale, intellettuale e morale di quattro studenti che si stanno per laureare a Princeton.
Uno di questi, il narratore Tom, deve superare un difficile rapporto con il defunto padre, che ha trascurato la famiglia dedicando tutta la sua vita di studioso a un singolo libro, la Hypnerotomachia Poliphili (“Battaglia d’amore in sogno di Polifilo”), il classico del Rinascimento pubblicato nel 1499 a Venezia e attribuito a un Francesco Colonna, salvo discutere – perché due personaggi dell’epoca portano lo stesso nome – se si trattasse di un domenicano di Venezia o di un membro della potente famiglia Colonna di Roma. Il legame con Paul – che al libro sta dedicando la sua tesi – nasce dalla venerazione che quest’ultimo riserva al padre di Tom. Il medico Charlie e l’aristocratico Gil, presidente del più esclusivo club di Princeton, l’Ivy, non capiscono fino in fondo l’ossessione dei loro compagni per il testo rinascimentale, ma cercano di aiutare come possono. Il tentativo di decifrare gli enigmi e i codici della Hypnerotomachia porta Paul e Tom a scoprire una rete di rivalità, odi e scorrettezze accademiche che risalgono all’epoca del padre di Tom, e che portano a una serie di omicidi. Mentre per Paul la Hypnerotomachia diventa l’unica ragione di vivere – e, alla fine, un testo per cui è disposto a morire, ma le ultime pagine riservano un colpo di scena – , Tom è combattuto fra l’ossessione per un testo cui suo padre aveva sacrificato ogni cosa e l’amore per la giovane Katie, che non accetta di essere trascurata per ricerche esoteriche sempre più lunghe e incomprensibili. Alla fine l’assassino è scoperto, ma non tutti i segreti della Hypnerotomachia sono svelati.
Mentre Dan Brown per il suo Il Codice Da Vinci ha ramazzato la peggiore letteratura di un “esoterismo” da edicola delle stazioni, gli autori di The Rule of Four sono laureati rispettivamente a Princeton e a Harvard e citano solo pubblicazioni accademiche della migliore qualità. Un poscritto chiarisce anche onestamente che cosa nel testo è di pura fantasia: un legame fra il Francesco Colonna ritenuto autore della Hypnerotomachia e Girolamo Savonarola (1452-1498), dalla cui furia anti-umanista Colonna avrebbe cercato di salvare quadri e manoscritti, nascondendoli in una cripta di cui il testo cela – nascosta da codici ed enigmi – l’ubicazione. Ma – ancora a differenza de Il Codice Da VinciThe Rule of Four non ha una tesi preconcetta da difendere: Savonarola ha certo tratti fanatici, ma alcune delle sue critiche agli umanisti sono riconosciute come giuste, e quanto a Francesco Colonna è presentato come un patrono delle belle lettere ma anche come un assassino.
Francesco De Sanctis (1817-1883) riteneva che la Hypnerotomachia fosse a torto ritenuta un libro profondo e traesse la sua fama proprio dall’essere incomprensibile: certi lettori apprezzano quello che non riescono a capire. Che De Sanctis avesse ragione o torto, coloro che preferiscono la letteratura ai romanzi “usa e getta” quest’estate potranno mettere da parte Il Codice Da Vinci e, con un vero salto di qualità, passare a The Rule of Four.

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