Se è bastata una telefonata che preannunciava l'esplosione di una bomba collocata dai separatisti baschi dell'Eta allo Stadio Bernabeu di Madrid per far sospendere una partita di campionato, non è solo perché l'Eta si è rifatta viva nelle ultime settimane con una serie di esplosioni dimostrative. È perché i servizi spagnoli stanno accumulando prove sulla collaborazione fra Eta e Al Qaida. Aznar ha perso le elezioni per avere cercato di coinvolgere l'Eta - secondo Zapatero, mentendo - nell'attentato dell'11 marzo 2004 a Madrid: ora si scopre, troppo tardi, che aveva ragione.
La ricostruzione dei servizi spagnoli va indietro nel tempo, e si concentra sul vertice dell'Unione Europea tenuto a Barcellona nel marzo 2002. In quell'occasione sembra fosse stato programmato un clamoroso attentato, con cinque autobomba fornite dall'Eta e guidate da terroristi suicidi di Al Qaida. Sarebbero noti anche i luoghi degli incontri al vertice tra Eta e Al Qaida per preparare l'attacco: Bruxelles nel dicembre 2000, Malaga nel febbraio 2001, e Barcellona nel luglio 2001. All'ultimo incontro avrebbe partecipato l'egiziano Mohammed Atta, il capo del commando dell'11 settembre 2001, di cui è certa la presenza in Spagna in quel mese. Il giro di vite sulle cellule spagnole di Al Qaida dopo lo stesso 11 settembre avrebbe portato all'arresto dei candidati terroristi suicidi e alla cancellazione del progetto. Come si sa i giudici spagnoli - non meno garantisti di quelli italiani quando si tratta di terrorismo ultra-fondamentalista islamico - avrebbero poi rilasciato buona parte degli arrestati, e alcuni di questi sarebbero stati coinvolti nell'attentato dell'11 marzo 2004 a Madrid.
La seconda pista battuta dall'intelligence spagnola esplora eventi ancora più remoti: un progetto di attentato contro una portaerei americana nella base di Rota, vicina al porto di Cadice, del dicembre 2000. L'attacco - che avrebbe dovuto replicare quello di Al Qaida alla nave Cole nello Yemen del 12 ottobre 2000 (19 morti) - avrebbe dovuto utilizzare esplosivo fornito dall'Eta caricato su una barca-bomba che avrebbe dovuto salpare dal vicino Marocco con un attentatore suicida dell'organizzazione di Osama bin Laden.
In questo caso i servizi della Marina americana riuscirono a sventare l'attacco senza dargli troppa pubblicità: ma quello che resta oggetto di indagini è il coinvolgimento dell'Eta.
Come Aznar ha ricordato alla commissione d'inchiesta che pensava di processarlo e che è stata presa in contropiede, tutto non è ancora chiaro neppure sull'attentato dell'11 marzo 2004. Rimane vero che l'esplosivo utilizzato assomiglia molto a quello usato dall'Eta in altre circostanze, e sequestrato pochi giorni prima dell'11 marzo dopo il blocco di un'automobile guidata da militanti baschi.
Quanto alle smentite sulla presenza in Irak, a fianco dei terroristi della sedicente resistenza, di una sessantina di uomini dell'Eta, esse provengono da specialisti accademici del separatismo basco che si sono così innamorati del loro oggetto di studio da esserne diventati pressoché fiancheggiatori.
Sorprese? Fino a un certo punto. Gli stessi servizi francesi - tutto meno che filo-americani - invitano a prendere sempre più sul serio la dottrina Carlos, elaborata dal vecchio terrorista dal suo ergastolo in Francia, secondo cui il futuro del terrorismo sta nella collaborazione fra le sue componenti islamiche, separatiste e di estrema sinistra.
Oggi in Spagna, domani altrove.
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