Harry Potter

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"Silente" o "Borbottone"? In una nuova biografia, J.K. Rowling critica i traduttori italiani di "Harry Potter"

di Massimo Introvigne

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Il preside della scuola di Hogwarts è noto a milioni di lettori italiani come "Albus Silente". Secondo l’autrice dei romanzi della fortunata serie Harry Potter, J. K. Rowling, la traduzione italiana del nome del suo personaggio è "una completa contraddizione". Il traduttore è stato tratto in inganno dalla componente dumb ("muto") del nome inglese, Dumbledore, senza capire che la parola dumbledore esiste in lingua inglese (britannica: pochi americani capirebbero la parola) ed è versione arcaica di bumblebee, riferita a persone - di solito anziane - che parlano o borbottano continuamente tra sé e sé. "Borbottone" sarebbe meglio di "Silente", ma non renderebbe esattamente il senso dell’espressione inglese: in effetti, è "borbottone" chi si lamenta di qualcuno, non chi parla da solo, e inoltre "borbottone" avrebbe tolto qualcosa alla dignità del personaggio. Probabilmente sarebbe stato preferibile lasciare l’espressione in inglese.

E’ uno degli spunti originali del nuovo libro di Lindsey Fraser Conversations with J. K. Rowling (Scholastic, New York 2001), edizione americana rivista dell’inglese Telling Tales, apparso nel 2000, presentata come "la sola biografia autorizzata di J. K. Rowling". Tra le altre informazioni interessanti, la Rowling assicura che il settimo Harry Potter sarà ancora più voluminoso del Calice di Fuoco, e che dopo quest’ultimo volume "lascerà in pace" i suoi personaggi e creerà nuovi cicli narrativi, resistendo a qualunque pressione per dare un "seguito" alle avventure di Harry e dei suoi amici. Naturalmente, molti scrittori hanno promesso qualche cosa di simile ma non sono poi riusciti a mantenerlo (Sir Arthur Conan Doyle giunse perfino a "uccidere" Sherlock Holmes, salvo poi doverlo "resuscitare" in seguito alle pressioni dei lettori).

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