Il prof. Massimo Introvigne, fondatore e direttore del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni) di Torino, da anni coordina una capillare indagine sulle religioni presenti nel nostro Paese, collocandole sullo sfondo di un contesto socioculturale, quale quello post-moderno, in continua mutazione e perciò suscettibile di difficile definizione anche da parte degli esperti. Il lavoro dei ricercatori torinesi è culminato agli inizi del 2001 nella pubblicazione di un poderoso volume edito da Elledici intitolato Enciclopedia delle religioni in Italia (pp. 1048). Introvigne assieme a Pierluigi Zoccatelli, vicedirettore del CESNUR, Nelly Ippolito Macrina, Direttore della Divisione affari dei culti diversi dal cattolico presso la Direzione Generale degli affari dei culti del Ministero dellInterno, Verónica Roldán, dellUniversità di Roma 3, avvalendosi di una folta schiera di collaboratori, hanno fornito il quadro aggiornato delle religioni diffuse attualmente in Italia, offrendo uno strumento davvero enciclopedico per la sistematicità e lesaustività dei temi trattati. Giovanni Paolo II nellenciclica Fides et ratio (n. 91) ha rilevato come nellepoca post-moderna si sia verificata una radicale messa in discussione della pretesa razionalista di comprensione della realtà. Diversamente da coloro che negli anni Settanta ventilavano una crisi inarrestabile della religione provocata dal processo di secolarizzazione, il "ritorno del sacro" agli inizi del terzo millennio è evidente e - come osservano gli autori del volume nellIntroduzione - esso non si verifica solo al di fuori delle religioni maggioritarie e delle Chiese storiche.
Minoranze in crescita
Lindagine del CESNUR fornisce una serie di dati numerici estremamente interessanti per comprendere "lentità delladesione al sacro" nel nostro Paese e corregge un dato rimasto immutato almeno dagli anni 80, e cioè che le minoranze religiose in Italia rappresenterebbero globalmente l1% dellintera popolazione. In realtà, seppure tali statistiche siano di difficile calcolo, è possibile stabilire che l1.92% dellintera popolazione italiana - 57.600.000 ab. (stima del 1999) - professa una religione diversa da quella cattolica. Se però si tiene conto dei residenti sul territorio - in particolare degli immigrati - la percentuale si innalza sensibilmente fino al 3.50% circa (cfr Tab. 1).
Tabella 1
Appartenenza religiosa degli immigrati (stima Caritas 2000)
Musulmani
|
543.849
|
36.5%
|
Cattolici
|
407.596
|
27.4%
|
Altri cristiani
|
328.859
|
22.1%
|
Religioni orientali
|
96.314
|
6.5%
|
Altri e non classificati
|
86.256
|
5.8%
|
Religioni tradizionali
|
22.000
|
1.4%
|
Ebrei
|
5.000
|
0.3%
|
Totale
|
1.489.874
|
100%
|
Esiste una definizione di "religione"?
Il fenomeno religioso, qualora non ci si riferisca alle religioni tradizionali dellOccidente, è di difficile definizione. Molti degli aderenti a realtà religiose minoritarie affermano di non ritenersi una religione. La questione ha naturalmente delle ricadute non solamente nel dibattito socio-antropologico, ma anche sul piano del diritto ecclesiastico, e di quello civile.
Un recente studio, promosso dalla Facoltà di Teologia dellUniversità di Leida (Paesi Bassi), e che ha coinvolto numerosi organismi europei, è giunto alla conclusione che nelle scienze sociali e religiose non esiste una definizione condivisa di "religione". Non è sufficiente il riferimento a un Dio personale o la distinzione fra sacro e profano. Né basta lauto-definizione degli aderenti. Anziché ricorrere a una definizione "essenzialista", le scienze sociali preferiscono descrivere le religioni come "sistemi (che generano organizzazioni e strutture) di risposte non puramente fattuali né suscettibili di verifica empirica alle domande ultime sullorigine e sul destino della persona umana che ogni uomo e ogni donna si pongono" (p. 16).
Anche per questo i ricercatori del CESNUR, in conformità ai più autorevoli modelli statunitensi, nel volume preferiscono non distinguere tra "sette" e "religioni". Infatti il primo termine, nella sua accezione più radicata, assume abitualmente un significato criminologico che ne presume la pericolosità. Per evitare una rischiosa ambiguità è più opportuno parlare di "nuovi movimenti religiosi" o "nuove religioni" (p. 14).
Il mosaico religioso italiano
I cattolici battezzati, in Italia, sono 56.258.000 su 57.600.000 cittadini (pari al 97.67%). Una percentuale di essi, oscillante fra il 33% e il 38%, è praticante, e il 10% di questi fedeli appartiene a movimenti laicali. Nel territorio nazionale sono presenti 227 diocesi, 25.000 parrocchie, 500 vescovi, 38.000 sacerdoti secolari e 1.896 diaconi diocesani. I religiosi sono 22.300, le religiose 89.747; gli appartenenti a istituti secolari maschili sono 228, a quelli femminili 12.547. I catechisti sono 102.739.
Questi dati numerici non devono indurre a ritenere il panorama religioso del nostro Paese sostanzialmente omogeneo e compatto. In realtà, negli ultimi decenni, si è assistito alla diffusione sempre più consistente di religioni non cristiane (tra le quali non va inteso lebraismo che - come vedremo - è la confessione religiosa presente da più secoli in Italia) e di "nuovi movimenti religiosi". Nel primo caso un ruolo determinante lha avuto il flusso degli immigrati, che hanno portato con sé il loro bagaglio di valori e credenze religiose: la fede islamica per chi è arrivato dallAfrica settentrionale e dal Medio Oriente, linduismo e il buddhismo professato da coloro che sono giunti dallEstremo Oriente. Va inoltre osservato che non pochi italiani hanno abbandonato la fede cattolica originaria (vissuta magari con scarsa convinzione) per aderire a queste religioni tradizionali. Non vanno trascurate alcune religioni di origine orientale la cui presenza è davvero irrisoria su scala nazionale, ma che è comunque espressione significativa di uno scenario multiculturale in costruzione.
Tabella 2
Minoranze religiose fra i cittadini italiani
Testimoni di Geova
|
400.000
|
Protestanti
|
363.000
|
Mov. del potenziale umano
|
100.000
|
Buddhisti
|
74.000
|
Ebrei
|
35.000
|
Altri di origine cristiana
|
24.000
|
Catt. "di frangia" e dissidenti
|
20.000
|
Ortodossi
|
20.000
|
New Age e Next Age
|
20.000
|
Induisti e neo-induisti
|
15.000
|
Area esoterica e della "antica sapienza"
|
13.500
|
Musulmani
|
10.000
|
Gruppi di Osho e derivati
|
4.000
|
Bahai e altri gruppi di matrice islamica
|
3.000
|
Nuove religioni giapponesi
|
2.500
|
Sikh, Radhasoami e derivazioni
|
1.500
|
Altri gruppi di origine orientale
|
800
|
Totale
|
1.110.300
|
Tabella 3
Distribuzione dei protestanti cittadini italiani
Pentecostali
|
250.000
|
Protestanti "storici"
|
60.000
|
Avventisti
|
25.000
|
Fratelli e derivati
|
15.000
|
Chiese indipendenti e Movimento "holiness"
|
8.000
|
Movimento di Restaurazione
|
3.000
|
Altri
|
2.000
|
Totale
|
363.000
|
Nel caso dei "nuovi movimenti religiosi" non solo è assai complesso stabilire lentità numerica delle realtà confessionali, ma, qualora si rifacciano alla tradizione esoterica, occultistica, spiritistica, al New Age, al Next Age o alle comunità acquariane post-New Age, è anche arduo distinguere tra i membri a pieno titolo del gruppo e coloro che saltuariamente partecipano alle "attività", oppure sono semplici "clienti" e "fruitori". In questo caso, se si tiene conto anche di chi partecipa assiduamente a corsi, seminari e convegni organizzati da queste aree, per soddisfare le più disparate esigenze spirituali, il numero dei partecipanti è dellordine delle centinaia di migliaia.
Tabella 4
Area esoterica e della "antica sapienza"
Neo-pagani, Neo-sciamanici, Wicca
|
3.000
|
Gruppi teosofici e derivati
|
3.000
|
Rosacroce
|
2.000
|
Spiritismo organizzato
|
1.000
|
Movimenti dei dischi volanti
|
1.000
|
Chiese e movimenti gnostici
|
1.000
|
Marinisti, Kremmerziani, magia cerimoniale
|
700
|
Neo-templari
|
500
|
Fraternità universali
|
500
|
Satanismo organizzato
|
200
|
Altri
|
60
|
Totale
|
13.500
|
Ebrei in Italia: duemila anni di storia
La presenza ebraica in Italia risale con ogni probabilità al II secolo avanti Cristo, quando una colonia di ebrei era già presente a Roma. La religione mosaica in Italia è perciò preesistente a quella cristiana, e se costituisce una minoranza sul piano numerico, essa ha rivestito e riveste un ruolo di spicco nella vita sociale e culturale del Paese.
Attualmente lebraismo italiano sotto il profilo religioso, accanto a unantichissima tradizione autoctona, si distingue in due grandi componenti, corrispondenti a due delle maggiori famiglie della Diaspora: la sefardita (di provenienza spagnola e portoghese, e comprendente gli ebrei espulsi nel 1967 dai Paesi arabi) e lashkenazita (proveniente dallEuropa centro-orientale).
Le comunità ebraiche italiane si definiscono ortodosse sulla base dei parametri fissati dallebraismo americano, dove le comunità si dividono in ortodosse, conservatrici e riformate. I rapporti con lo Stato italiano sono disciplinati dallintesa stipulata con lUnione delle Comunità Ebraiche in Italia (UCEI) il 27 febbraio 1987.
Tabella 5
Comunità ebraiche in Italia (dati approssimativi in base agli iscritti)
Roma
|
15.000
|
Milano
|
6.400
|
Torino
|
1.100
|
Firenze
|
1.000
|
Livorno
|
1.000
|
Trieste
|
600
|
Venezia
|
450
|
Genova
|
400
|
Napoli
|
400
|
Ancona
|
200
|
Bologna
|
200
|
Mantova
|
130
|
Modena
|
120
|
Padova
|
100
|
Ferrara
|
100
|
Verona
|
90
|
Merano
|
40
|
Pisa
|
30
|
Casale Monferrato
|
25
|
Parma
|
25
|
Vercelli
|
20
|
Totale
|
28.450
|
Un volume pubblicato questanno dalle Edizioni Dehoniane di Bologna, Un Dio al plurale. Presenze religiose in Italia, scritto da Stefano Allievi, Gustavo Guizzardi e Carlo Prandi (pp. 108), oltre a offrire un documentato colpo docchio sul mosaico multireligioso del Paese, nel capitolo dedicato allebraismo (di cui è autore il prof. Prandi) fornisce un elenco aggiornato della presenza ebraica nelle comunità israelitiche della penisola, sulla base delliscrizione facoltativa allanagrafe delle singole comunità.
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