THE DRACULA LIBRARY 

tsd logo
Dracula's Legacy
Vampiri a New Orleans

di Andrea Menegotto

Prodotto da Wes Craven, con la regia del suo allievo Patrick Lussier, e distribuito in Italia da Buenavista International Italia e Miramax International, è uscito nelle sale cinematografiche Dracula’s Legacy. Il fascino del male (titolo originale: Wes Craven’s Dracula 2000), ennesima rilettura del mito di Dracula e film accolto con un coro di critiche negative - che vanno da "cocktail micidiale" (Caltanet Cinema) "a peggior film di Dracula di tutti i tempi" Rosencrantz: recensioni e notizie sullo schermo fantastico - dai recensori cinematografici italiani.

Londra, anno 2000: il ricco e anziano antiquario Abraham Van Helsing - che nelle prime scene della pellicola dichiara di essere il nipote del famoso cacciatore di vampiri di cui parla Bram Stoker (1847-1912) nel suo celebre romanzo - subisce un furto: i malviventi, alla ricerca di grandi tesori, riescono a scassinare una cripta protetta con sofisticati sistemi di sicurezza. Tutto quello che trovano è una gran serie di teschi, vecchie reliquie e croci; l’unico oggetto apparentemente prezioso è un’antica bara d’argento sigillata. Caricato su un aereo questo lugubre bottino, ben presto si scopre che nella bara è custodito nientemeno che Dracula, che riesce a risvegliarsi e liberarsi prendendo forza dal sangue penetrato dalle fessure della stessa. Vampirizzati (tramite il classico morso sul collo) i suoi ignari rapitori - che quindi, assieme ad alcune altre vittime del redivivo vampiro, si associano a lui formando un piccolo esercito che tenterà di aiutarlo nella sua impresa ambientata da Lussier in epoca post-moderna - Dracula riesce a giungere fino a New Orleans, alla ricerca della figlia di Van Helsing, che ha dei continui incubi relativi ad un uomo che la cerca e la desidera anche sessualmente, dal quale lei si sente al contempo attratta e terrorizzata.

L’anziano antiquario, seguito dal suo fedele e giovane assistente Simon, si mette subito sulle tracce del vampiro. Simon solo in questo momento scoprirà la vera identità di Van Helsing, infatti l’antiquario gli rivelerà che quella di Dracula non è semplicemente una leggenda e che di fatto lui stesso è l’originale Abraham Van Helsing di cui parla Stoker, rimasto in vita per più di un secolo grazie al sangue del vampiro ricavato dalle sanguisughe che popolano con abbondanza la bara di Dracula. Da qui si spiega l’affannosa ricerca di Dracula della figlia di Van Helsing: ella infatti è l’unica donna nelle cui vene scorre il sangue del vampiro. La figlia, nel tentativo di rendere ragione delle strane visioni riguardanti l’uomo che la cerca, si pone più volte dubbi circa l’identità del padre, che non conosce ma il cui cadavere scoprirà sotto il suo letto poco dopo un intenso rapporto sessuale fra Dracula e l’amica che condivide con lei l’appartamento e che verrà regolarmente vampirizzata, andando a formare un trio di vampire che si associano all’impresa di Dracula. L’identità reale dell’antiquario sarà scoperta dalla figlia solo grazie alle spiegazioni di Simon, trovando così la spiegazione agli strani fenomeni che l’accompagnano.

Il film, come hanno fatto notare i suoi critici, riprende certamente in abbondanza le ambientazioni, le idee e le scene dalla produzione cinematografica precedente, dai celebri Dracula ispirati al romanzo di Bram Stoker fino ai serial televisivi Buffy ed Angel. Le vampire che si associano a Dracula, nei modi e negli atteggiamenti, richiamano da vicino le avvenenti vampire che insidiano il giovane avvocato Jonathan Harker in una stanza del castello del conte Dracula nel romanzo di Bram Stoker e nei film da esso tratti. Varie altre scene, di fatto, sono innegabilmente ricollegabili alla letteratura precedente e, forse, il personaggio di Simon - che si deve improvvisare, suo malgrado, ammazzavampiri - non è altro che una scimmiottatura della ben più abile e simpatica Buffy.

Tuttavia, se i critici cinematografici non salvano nulla del film, qualche elemento interessante emerge invece per chi ad esso si accosta con l’occhio dello studioso indagante nell’ambito dei legami fra religiosità e popular culture. La vera originalità sta nella rivelazione dell’identità di Dracula, che lo spettatore riesce a conoscere tramite la scelta della figlia di Van Helsing, la quale - nel momento in cui tutto sembra perduto ed ogni tentativo di sottrarsi a Dracula è stato vanificato - accetta la sfida che ha davanti, affermando che l’unica maniera di conoscere la morte è forse quella di abbracciarla. Nell’apparente abbandono della ragazza alla volontà del vampiro e in ciò che le immagini esprimono e che potrebbe essere inteso come un viaggio a ritroso nel tempo - con richiami di sapore leggermente gnostico - alla scoperta della verità sull’identità del principe delle tenebre, si giunge a comprendere che Dracula è in origine l’apostolo Giuda Iscariota, traditore di Gesù Cristo. Giuda diviene un vampiro, ovvero un non-morto, in quanto la corda con cui si impicca si spezza.

Questa scoperta rende ragione di una serie di innovazioni che la pellicola apporta relativamente agli strumenti comunemente utilizzati dagli ammazzavampiri, che la tradizione letteraria e cinematografica identifica come naturalmente letali per i non-morti: al celebre paletto di legno appuntito che deve essere conficcato nel petto del non-morto e al taglio della testa si affiancano i proiettili d’argento, letali in quanto richiamano le trenta monete d’argento per cui Giuda Iscariota tradì Cristo. Nella rilettura che il film dà dell’epilogo della vicenda di Dracula come narrata da Stoker, tali proiettili sono anche gli strumenti mediante i quali Van Helsing riesce a sconfiggere Dracula e quindi ad imprigionarlo nella bara in cui resterà fino al furto con cui la pellicola si apre. Di fatto, però, tutti gli strumenti classici utilizzati dagli ammazzavampiri si rivelano innocui se l’uso che se ne fa è rivolto contro Dracula. Ma, proprio grazie alla scoperta della vera identità del vampiro, la giovane figlia di Van Helsing comprenderà l’unica maniera per uccidere realmente Dracula, dando fine ai suoi tormenti e a quelli della città assediata dal piccolo esercito di vampiri a seguito del principe delle tenebre: egli potrà morire come avrebbe voluto uccidersi l’apostolo traditore, solamente attraverso l’impiccagione con una corda che, questa volta, non dovrà spezzarsi.

Se il collegamento fra il personaggio di Dracula e quello di Giuda Iscariota pare un fatto nuovo nella produzione cinematografica in tema di vampiri, non lo è del tutto nella produzione letteraria, dove si potrà trovare almeno un antecedente seppure meno diretto rispetto a quello introdotto in Dracula’s Legacy. Infatti, come ci informa Massimo Introvigne, lo scrittore americano Julian Osgood Field (1852-1925), sotto lo pseudonimo di "X.L.", nel 1894 pubblicava una collezione di racconti dal titolo Aut Diabolus Aut Nihil, contenente una novella ("The Kiss of Judas") già apparsa con la stessa firma sul "Pall Mall Magazines". In essa i Figli di Giuda costituiscono una sorta di società segreta, composta dai discendenti diretti del traditore di Cristo, che sono tutti condannati dal diavolo a suicidarsi. Dopo il suicidio ritornano - in forma di uomo o donna - sotto forma di vampiri e sono in grado di uccidere qualunque essere umano con un semplice morso o bacio, che lascia un segno avente la forma di tre X, che stanno a simboleggiare i trenta (XXX) denari pagati al loro antenato come prezzo del suo tradimento (sul punto cfr. Massimo Introvigne, La stirpe di Dracula. Indagine sul vampirismo dall’antichità ai nostri giorni, Arnoldo Mondadori, Milano 1997, p. 205).

Tornando alla pellicola, il legame originario esistente fra Dracula e Giuda Iscariota contribuisce - a parere di chi scrive in maniera del tutto apprezzabile - allo spostamento della vicenda dal piano dell’horror tradizionale a quello prettamente umano e drammatico, con spunti di carattere teologico di certo discutibili ma altrettanto certamente non disprezzabili. Non si può infatti non cogliere tutta la carica della tragedia umana del vampiro-discepolo traditore nei ripetuti sguardi che lo stesso rivolge al crocifisso che domina le scene finali del film. E non si può non notare - sicuramente accanto alla sua eterodossia a fronte della dottrina cattolica del libero arbitrio - tutta la drammaticità insita nella frase che Dracula urla rivolgendosi all’immagine di Cristo sulla croce, in cui esprime la necessità del suo tradimento nel piano salvifico cristiano. Infine, nel crescendo di drammaticità con cui si chiude la pellicola - che culmina con uno sguardo disperato e sofferente ma forse pur carico di speranza, che Dracula ormai morente rivolge allo stesso crocifisso e con la liberazione della figlia di Van Helsing dalla vampirizzazione -, l’oscuro principe delle tenebre finisce per incutere pietà anziché paura. Di certo gli appassionati dell’horror tradizionale e truculento rimarranno delusi dal finale in cui Dracula appare in tutta la sua debolezza anziché nella sua potenza che incute terrore, sorte peraltro non originale in quanto già caratterizzante in maniera notevole l’epilogo del film Bram Stoker’s Dracula (Dracula di Bram Stoker) di Francis Ford Coppola (1992).

Tuttavia, proprio partendo dalla carica drammatica e umana del finale di Dracula’s legacy, è possibile muoversi verso una serie di considerazioni di carattere più generale circa il ruolo latu sensu pedagogico (su cui chi scrive dedica qualche cenno anche a proposito del film Blair Witch 2: cfr. l’articolo Ancora pazzi per la strega? Una lettura di "Blair Witch 2 (BW2) - Il libro segreto delle streghe") che certa produzione letteraria e cinematografica appartenente al cosiddetto genere horror può avere quando alla pura rappresentazione più o meno artistica del male in se stesso, tesa a suscitare unicamente l’"effetto brivido" nel pubblico, si uniscono contenuti capaci di provocare qualche riflessione. Dal film in questione, la figura del vampiro emerge esplicitamente come simbolo del male che se da un lato provoca paura, dall’altro rappresenta una seduzione carica di una forte dose di attrazione e fascino, rappresentato materialmente dall’avvenenza di Dracula, al quale le donne non riescono a resistere. Ma, alla fine, il terrore cede il passo alla drammaticità della vicenda umana, il fascino alla sofferenza, il buono vince sul cattivo: in altri termini il bene prevale sul male e, in tale ottica, anche l’ennesimo tentativo cinematografico di rivisitazione della figura di Dracula non si rivela così inutile se, dietro allo scorrere delle scene e dei significati particolari, si cerca di cogliere aspetti più profondi.

In questo senso, la vera eredità di Dracula (Dracula’s Legacy) non sarà solo tenebra e brivido, ma anche metafora di valori e realtà ben più grandi.

 CESNUR Home Page - DRACULA Library